Believe 1X01 recensione del pilot della serie di Alfonso Cuaron e J. J. Abrams

    Believe 1X01 Fresco del successo ottenuto da Gravity agli Oscar 2014, Alfonso Cuaron è pronto a cimentarsi col piccolo schermo coadiuvato da un’autorità in ambito di serie tv, quel J. J. Abrams padre (fra i tanti) degli indimenticati Alias, Lost e Fringe.

    In Believe, che ha debuttato sulla NBC lunedì 10 marzo, ritroviamo tutti gli elementi cari sia al regista messicano che ad Abrams, qui produttore esecutivo, quali atmosfere sci-fi, azione e grande attenzione verso gli esseri umani ed i rapporti che, volenti o nolenti, si instaurano fra essi.

    Nel pilot ci sono presentati tutti, o quasi, i personaggi che formeranno il nucleo centrale di questa stagione: la piccola Bo (Johnny Sequoyah), una bambina dai misteriosi poteri psichici, Tate (Jake McLaughlin), detenuto che si scoprirà affidatario della giovane protagonista, Winter (Delroy Lindo), la cui vita è dedicata alla protezione di Bo, Channing (Jamie Chung) ed i villain Moore (Sienna Guillory) e Roman Skouras (Kyle McLachlan).

    L’episodio ci catapulta nel mezzo dell’azione, introducendoci Bo, in auto con i genitori affidatari, braccata da Moore, ingaggiata da Skouras per recuperare la bambina. Nell’inseguimento, però, l’auto finirà fuori strada e la donna dovrà interrompere la propria missione in seguito al sopraggiungere dei soccorsi sul luogo. Nel contempo, Tate, un ladro condannato per un omicidio da lui mai commesso, sarà fatto evadere, da Winter ed il suo team, lungo il percorso dell’ultimo miglio. Compito di Tate sarà di estrarre Bo dall’ospedale in cui è ricoverata per poi prendersene cura. L’estrazione non si rivelerà semplice ed il gruppo dovrà vedersela con Moore, determinata a compiere il proprio lavoro. Inoltre, familiarizzeremo con i poteri empatici di Bo che, in secondo piano, spronerà un medico (Arian Moayed) a non licenziarsi in seguito alla perdita di un paziente.

    Believe 1X01 Ciò che ci sorprende di Believe è l’equilibrio in cui situazioni e personaggi ci sono presentati, senza sovraccaricare la narrazione di eccessive informazioni. Possiamo farci un’idea di quanto accade, delle vite e personalità dei protagonisti senza un eccessivo ricorrere di nozioni. Interessante, inoltre, è la caratterizzazione dei personaggi, in particolare di Bo che, nonostante la tenera età, non è spaventata dai propri poteri, ma, con la purezza di un bambino, vi fa ricorso, noncurante delle conseguenze, al fine di far del bene a chi le è accanto (quasi poetico il vorticare dei piccioni che, richiamati da Bo, formano uno scudo attorno a Moore salvando Tate dalla donna, senza, tuttavia, ferirla). Forte, di contrasto, emerge il desiderio della bambina di una vita normale, riassunto in un pupazzo, unico ricordo della madre, a cui Bo non può rinunciare, anche a costo della vita.

    Non ci resta, dunque che darvi appuntamento alla prossima settimana, sperando che la serie prosegua su questi binari, valorizzando quanto di buono fatto vedere in questo primo episodio.