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Per celebrare la fine del Dottor House, il cui finale  è andato in onda finalmente anche in Italia, vi proponiamo un’interessante intervista all’ideatore della serie David Shore condotta da TV Guide per una chiacchierata sul finale, la parata di guest star (Amber! Kutner! Stacy!) e l’ultima epifania di House. Ecco la trascrizione dell’intervista fatta da Comingsoon.it, ATTENZIONE l’Intervista contiene SPOILER sulla fine della serie, per cui chi non l’ha ancora vista e non vuole anticipazioni sul finale non continui a leggere quanto segue:

 
 

Avete cominciato a delineare questo finale intorno a gennaio, giusto?
Avevamo ragionato su quest’idea ma non era stato deciso ancora se questa sarebbe stata l’ultima stagione o meno. Ci siamo messi a riflettere su una specie di piano di emergenza, ma non si può lavorare a due stagioni contemporaneamente. Abbiamo dovuto decidere di quale volevamo occuparci: la stagione 8 o la stagione finale. In definitiva, ho deciso che non potevo permettermi di tirarla ancora per le lunghe e abbiamo portato avanti la seconda ipotesi.

Quindi, questo è sempre stato il finale che avevate previsto per la storyline del cancro di Wilson?
Quella conclusione era parte integrante di quello che avevamo tracciato. Wilson ha il cancro. House la prende bene, House la prende male, ed entrambi raggiungono lo stadio dell’accettazione in tempi differenti. Sapevamo fin dall’inizio che per House sarebbe arrivato il momento in cui si sarebbe chiesto, “Come affronterò questa cosa?”, facendo infine ciò che ha fatto.

Sapevate che a quel punto avrebbe avuto delle allucinazioni con alcuni ex membri del cast?
L’idea in generale mi piaceva, ma a renderla possibile e stata in gran parte l’opportunità di fare quello che così tante serie fanno nel finale, far tornare tutti quei personaggi del passato. Ma in questo caso si è trattato di qualcosa di molto diverso. Quando iniziammo a scrivere, cominciammo a discutere di quali personaggi del passato dello show avrebbero dovuto farne parte. C’erano alcuni problemi di disponibilità, in realtà non così tanti. Avevamo a disposizione quattro di loro, due dei quali erano morti, e abbiamo pensato ai modi in cui avrebbero potuto discutere con House del valore della sua vita.

C’è stato mai un momento in cui avete pensato di scartare l’idea visto il numero di serie che hanno fatto sfilare i loro vecchi volti familiari nel finale?
Non ci è mai piaciuto fare le stesse cose degli altri. Ma è il modo in cui si decide di farlo a fare la differenza. Non mi piace lavorare a un’idea perché qualcun altro l’ha già fatto, ma non mi piace neppure scartare un’idea perché qualcun altro l’ha già avuta. Lo faccio soltanto se ci rendiamo conto che stiamo ripetendo ciò che altri hanno fatto, ma se troviamo un modo diverso di avvicinarci a qualcosa, sono più che felice di farlo. Penso sia quello che abbiamo fatto in questo caso.

Temevate che far tornare quasi tutti i personaggi principali avrebbe reso più evidente l’assenza di Cuddy e Lisa Edelstein?
Preferisco non addentrarmi nella faccenda. Avrei voluto che tornasse. Non dirò altro.

Parlami della grande epifania di House prima che dell’uscita di scena. La serie ha sempre sottolineato che le persone non cambiano, ma sembra che House abbia provato a farlo.
E’ esattamente così. Non so se House può cambiare, e non so se ha bisogno di cambiare. Ma il riconoscimento, lo sforzo necessario per il cambiamento e quello per essere sempre migliori a dispetto della propria natura, il fatto che non sia facile, è una delle cose che ci rende umani.

Pensi sia possibile per qualcuno zoppo in modo così grave fuggire rapidamente dalla porta posteriore di un edificio in fiamme? Licenza poetica?
Con il fuoco e l’esplosione e la tempistica e ciò che avete realmente visto e ciò che non avete visto, lo scopo è stato sicuramente far credere al pubblico che sarebbe stato molto, molto difficile per lui uscire da quella situazione. Il crollo doveva avvenire possibilmente su di lui, o al massimo davanti a lui. Certamente è stato difficile per lui uscire, ma non abbiamo una piena comprensione della dinamica interna. Doveva sembrare quasi impossibile, ma possibile.

Come vi è venuto in mente di fingere che House fosse morto?
Ci è sempre piaciuto creare un po’ di tensione, piuttosto che fare le cose in modo lineare. Abbiamo pensato a diverse idee, ma poi abbiamo cominciato a parlare di questa. Ricordo ancora il momento in cui ho pensato, “Oh, questa è buona”. Il pensiero ancora mi solletica.

Un riferimento al fatto che per House tu ti sia ispirato a Sherlock Holmes.
Ci siamo riuniti come gruppo di sceneggiatori e abbiamo pensato: “Cos’ha fatto Conan Doyle con Holmes?”. Abbiamo pensato ad alcune cose e poi abbiamo avuto l’idea di farlo morire, anche se lui non sarebbe morto per il bene di Wilson. Ho capito subito che fingere la sua morte era esattamente ciò che Conan Doyle fece con Holmes, e questo era solo un altro motivo per farlo.

Hai detto che “agrodolce” è l’aggettivo che definisce meglio il finale, anche se è sembrato un po’ più dolce di quanto ci aspettassimo.
Siamo al confine. Non dimentichiamo che a uno di quei due ragazzi sulle moto restano cinque mesi di vita. So che può sembrare un cliché, ma stiamo parlando di House e Wilson in sella verso il tramonto, quasi in senso letterale. Questo è un cliché, ma Wilson sta morendo. Mi piace il fatto che lo facciano mentre lui sta morendo. Ed è proprio ciò su cui House riflette, “Cos’è importante qui? E cosa devo fare per ottenerlo?”.

Avete mai pensato di scrivere la morte di Wilson nel finale?
Sì, lo abbiamo fatto, ma non sul serio, perché in quel caso sarebbe stato un episodio su Wilson. Ora, Wilson motiva ciò che accade nell’episodio e Wilson è una parte importante di ciò che accade nell’episodio. Ma questo è un episodio su House che riflette sulla sua vita e le sue scelte, che penso abbia più senso come episodio finale.

Hai un epilogo in mente? Come pensi reagirà House quando alla fine Wilson morirà?
La storia è la storia e la storia finisce dove finisce la storia. Mi piace aver lasciato il pubblico con qualcosa che potrà completare a suo piacimento. Volevo che i miei pensieri si fermassero ad House e Wilson sulla strada.

E’ stato importante per voi avere Wilson come voce della coscienza di House e il fatto che non spalleggiasse il suo pessimo atteggiamento?
Questa è stata la stagione delle conseguenze. House ha perso Cuddy. E’ finito in prigione. Abbiamo discusso con numerosi avvocati di questo e ha finito col scontare una pena molto più lunga di una persona in quella stessa circostanza. Ha accettato le conseguenze e certamente è un uomo che ha pagato un prezzo personale enorme. Non è fisicamente in buona salute e non è felice. Ha pagato un prezzo alto anche nel perseguire ciò in cui crede, che è risolvere gli enigmi.

Che tipo di enigmi cercherà di risolvere ora che non potrà essere più un dottore?
Chi può dire cosa accadrà, ma ha rinunciato a molto. Anche se alla fine non aveva scelta, se non concedersi del tempo da trascorrere con Wilson.

Ho apprezzato il montaggio finale con i membri del team originale.
Era la fine della serie ed erano una parte importante della serie. Abbiamo voluto lasciare il pubblico con un’idea del luogo in cui si trovano ora e ciò che riserva loro il futuro.

In quell’ultimo momento, Foreman (Omar Epps) si è reso conto che House è ancora vivo?
E’ stato come se House dicesse a Foreman: “Non preoccuparti, sto bene”.

Quale pensi sarà l’eredità di questa serie?
Sono orgoglioso della serie e di tutto quello che abbiamo fatto. Sono orgoglioso del fatto che abbiamo realizzato 177 buoni episodi. Non tutti buoni allo stesso modo, ma abbiamo realizzato 177 episodi di cui sono orgoglioso. Per quanto riguarda l’eredità, era lì fin dal principio. Quel personaggio e ciò che egli rappresenta – la ricerca della verità. Sono così onorato e fortunato di essere riuscito a mettere tutto questo davanti a milioni di persone e farle riflettere un po’.

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