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Il segreto sta tutto nelle attese: vanno costruite pian piano, un granello di sabbia dopo l’altro, concentrando ogni energia nella Grande Impresa che pubblico e personaggi vogliono vedere finalmente realizzata, l’apice di una sete di sapere che non sembra conoscere limiti e alla quale va sacrificata ogni ambizione e esitazione del singolo; il sesto episodio della terza stagione di Vikings continua a danzare sempre più insistente intorno all’attacco a Parigi ma trova anche il tempo per stravolgere nuovamente l’equilibrio dei protagonisti, lasciandoli soli con le loro paure proprio ora che gli si richiede di affrontare la più ardua delle sfide.

 
 

Come da titolo, Born Again è un episodio che impone una rinascita volente o nolente, fisica ed emotiva: l’azione si sposta di alcuni mesi per consentirci di vedere la nascita della figlia di Bjorn, ma tale evento perde quasi di importanza dinanzi alla pubblica umiliazione a cui viene sottoposta la Principessa Judith, rea di aver partorito il figlio di un altro uomo: perchè Ecbert ama profondamente dare spettacolo dell’onnipotenza del suo potere e i cristiani dell’Epoca non erano meno spietati ed efferati dei popoli Norreni, ma soprattutto perchè ritoccando e comprimendo i tempi della Storia in modo confacente alle esigenze della narrazione e dell’intrattenimento Athelstan si è ritrovato nientemeno che ad essere il padre naturale di Alfredo il Grande, un nome che avrà già mandato in estasi ogni spettatore appassionato di storia.Vikings-Saison-3-Épisode-06-2

Athelstan è però lontano dall’Inghilterra e impegnato in questioni di ben altra natura: diviso fra la fascinazione per la cultura Norrena e la lealtà al suo credo, l’ex monaco è passato dall’essere un vero e proprio tramite per il pubblico al divenire la punta di un triangolo dell’amicizia che ha visto Re Ragnar Lothbrok votare la sua totale fiducia allo straniero, a discapito del guerriero bizzarro che aveva costruito le sue navi e per primo creduto nei suoi folli azzardi: quando Athelstan ritrova finalmente la sua fede esprimendo con gioia l’intenzione di abbracciarla ciecamente, Floki si affida del tutto agli Dei e lascia che il suo odio per il cristiano, accresciuto dall’accecante gelosia per Ragnar, esploda con conseguenze devastanti.

Quanto si consuma davanti ai nostri occhi lascia Ragnar distrutto e scoperto come non accadeva da tempo: Travis Fimmel ha questa capacità di riuscire a comunicare con gli occhi uno spettro di emozioni vastissime che vedono il suo personaggio barcamenarsi fra ironia e disperazione, forte determinazione e bisogno irrinunciabile di lasciarsi andare al dolore in solitudine che non tutti gli attori sarebbero in grado di riprodurre con la stessa genuina facilità.

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Un episodio non scevro da apparenti incongruenze (possibile che Lagertha abbia rinunciato così facilmente alla riconquista della sua contea in prospettiva dell’attacco?) ma più che mai potente nella realizzazione, nelle interpretazioni e nella sua capacità di portarci con la mente già nel bel mezzo della Battaglia, alla sola invocazione del nome “Parigi”.

 

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