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Wicked City, la nuova proposta del network americano ABC ha fatto il suo debutto lo scorso 27 Ottobre con il primo dei dieci episodi di cui si compone.

 
 

Tra i protagonisti, la vecchia gloria di Gossip Girl, Ed Westwick, e Jeremy Sisto, reduce dalla sfortunata Suburgatory, cancellata dopo la terza stagione.

Ambientato nel 1982 lo show racconta la storia di due serial killer, Kent Grainger (Ed Westwick) Betty Beaumontaine (Erika Christensen, Parenthood), romanticamente coinvolti, che stanno seminando il panico a Sunset Strip cercando di attirare l’attenzione del detective di turno, Jack Roth (Jeremy Sisto).

Nelle prime scene dell’episodio veniamo introdotti negli anni ’80 da un scritta che compare in sovrimpressione. Solo da quella. Se non ci fosse stata la scritta l’ambientazione poteva essere benissimo quella degli anni ’90 o addirittura i primi del 2000.

Costumi forzatissimi, acconciature discutibili e qualche fax o vecchio computer sono gli unici elementi che collocano temporalmente la serie. Sia le luci che le inquadrature in esterno sono del tutto fuori contesto.

Il nostro serial killer, Kent, è solito scegliere le sue vittime in un famoso club della città dove però una sera incontra Betty, colei che segretamente nutre le sue stesse passioni per la violenza e addirittura la necrofilia.

Jack invece è un integerrimo detective che ha appena perso il suo partner, morto suicida. La sua onestà viene minata però dalla scoperta di un’amante con la quale l’uomo tradisce sua moglie.

Wicked City quindi ha tutta l’aria di essere The Following versione 80’s senza neanche l’ombra dello charm e la complessità di personaggi come Joe Carroll (James Purefoy) e Ryan Hardy (Kevin Bacon). Gli omicidi si susseguono con regolarità ma senza uno scopo preciso. Si intuisce una certa competizione del killer nei confronti del detective ma non c’è nessuna ragione reale, nè tanto meno il classico e rapporto morboso tra il fuggitivo e il giustiziere. Una storia forzata che diventa così lenta e difficile da seguire.

Gli autori hanno descritto Wicked City come “una storia guidata dai personaggi, un vero crime procedural che esplora il sesso, la politica e la cultura popolare attraverso le varie epoche della storia di Los Angeles”. Lo show intendeva infatti cavalcare l’onda della serie antologica rilanciata da True Detective, peccato che manchino tutti gli elementi che caratterizzano questo tipo di serialità già di per sé difficile da sviluppare. C’è qualche scena di sesso ma assolutamente niente di politico né si potrebbe descrivere come un vero crime procedural, dato che l’unico dato crime sono gli assurdi omicidi compiuti in maniera sconnessa e nebulosa dal killer.

Un esperimento che fallisce al primo colpo quindi e che ci dimostra come differiscono a volte gli intenti professati dai network e i risultati che alla fine propongono a noi fruitori.

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