Nella seconda giornata della Festa del Cinema di Roma sono arrivati per presentare la serie tv Fauda, il regista Assaf Bernstein, la produttrice Liat Benasuly e gli attori Lior Raz e Laetitia Eido.

 

Fauda, dall’arabo “Caos”, racconta da entrambi i punti di vista il conflitto tra Israele e Palestina ed è reduce di un’enorme successo in patria, in particolare per la qualità di non offendere nessuno. “Il nostro intento era proprio quello di abbracciare tutto il mondo medio-orientale” conferma il regista Bernstein.

“Ero nelle forze speciali quando ero giovane e avevo da tempo questo sogno di rappresentare sia la situazione israeliana che palestinese e raccontare il prezzo che ne pagavano le famiglie” racconta Lior Raz, che oltre ad essere protagonista è anche creatore di Fauda, “E’ un soggetto di cui discuto da più di 20 anni e non pensavo proprio avrebbe avuto questo successo. Questa serie mi ha proprio cambiato la vita: ero già un attore ma non così famoso. La gente ci riconosce per strada, ci abbraccia e notiamo l’impatto che ha avuto sulle persone. Guardando Fauda le persone possono decidere da che parte stare e ad esempio ricevo mail da tutto il mondo in cui mi dicono che ora, conoscendo tutta la storia e le motivazioni, provano compassione per l’altra fazione.”

Il soggetto alla base di Fauda è attualissimo in un momento storico come questo che il mondo arabo-israeliano sta vivendo e la produttrice Benasuly racconta, “Abbiamo girato la serie l’anno scorso durante la guerra ed è stato parecchio difficile.Magari c’erano dei bombardamenti e ci dovevamo nascondere tutti nei rifugi. Molti attori poi erano spaventati di partecipare ad un progetto del genere perchè non volevano essere identificati come collaboratori del Governo Israeliano. Altri invece hanno avuto coraggio e volevano fortemente far parte di Fauda.”

“Il successo di Fauda sta nel fatto che non è uscito come un prodotto o strumento politico. Raccontiamo storie, diamo un volto ai terroristi, dei sentimenti e motivazioni, delle famiglie.” continua il regista sull’impatto della serie, “Ad esempio la serie è principalmente in arabo e per gli Israeliani è una lingua normalmente usata per la satira. Noi invece l’abbiamo usata per il drama e ora molta gente la sta studiando.”

“Più di una persona mi ha detto ‘Voglio impare la lingua dei nostri vicini’ dopo aver visto la serie. All’improvviso gli altri sono diventati ‘i vicini’, quindi persone non così lontane, da poter conoscere…e io questo lo vedo come un grande cambiamento, una grande apertura di mentalià” aggiunge Laetita Eido, attrice di origini franco-libanesi e anche il suo caso mostra cambiamento, non essendo permesso ai Libanesi di entrare ad Israele.

Lior Raz conclude raccontando come si è sentito nell’essere sia attore che creatore della serie, “E’ stato molto difficile perchè è stato come un persorso di guarigione. Ho sofferto di Stress Post Traumatico quindi la prima volta che iniziai a raccontare quello che mi era successo è stato aprecchio difficile e molte cose nemmeno le ricordavo. Tantissime cose le ho iniziate a ricordare vent’anni dopo. Il processo di scrittura è stato un po’ traumatico: ad esempio dopo aver visto la storyline della ragazza e dell’espolosione della seconda puntata mi sono ricordato di una ragazza che avevo conosciuto a quei tempi e ammetto di aver pianto come non avevo fatto da tempo in età adulta.”

Anticipazioni sulla seconda stagione? “Stiamo prendendo spunto dai titoli dei giornali. Parleremo ovviamente dell’ISIS ma anche di tante questioni di cui non se ne parla abbastanza.”

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