Festival di Roma 2014: A rose reborn, incontro con Park Chan-Wook

Park Chan-wookIl regista e produttore coreano Park Chan-wook, autore di Old Boy del 2003 e Lady Vendetta del 2005, ha incontrato il pubblico per presentare un cortometraggio finanziato da Ermenegildo Zegna. Ad accompagnarlo e a fare gli onori di casa era presente il regista italiano Luca Guadagnino, qui in veste di produttore.

 

A rose reborn racconta la strana avventura di Stephen, un imprenditore che deve presentare una nuova tecnologia a un misterioso potenziale acquirente. Stephen segue una sorta di caccia al tesoro, inseguendo il suo cliente in giro per il mondo, seguendo gli indizi che di volta in volta gli vengono forniti, come in una grande caccia al tesoro. Ma il suo timore è che la persona inseguita non sia quella giusta per acquisire e divulgare la sua scoperta.

Chan-wook racconta che la sua prima idea fosse quella di realizzare un piccolo film rocambolesco, pieno di inseguimenti e azione, ma poi, scoraggiato dagli investitori ha virato verso un approccio più filosofico e meditativo, pur senza rinunciare al mistero e all’intrigo. All’inizio era anche spaventato dal mettere in piedi un progetto che avesse a che fare con il mondo della moda, visto che non ne sapeva assolutamente nulla, ma grazie all’aiuto di Stefano Pilati si è avvicinato ad un ambiente che lo ha letteralmente catturato e inserire il noto marchio di abbigliamento maschile nel film è diventato uno dei tasselli del gioco.

I finanziatori lo hanno lasciato completamente libero di seguire la sua visione e così ha voluto raccontare la storia di un uomo imprigionato dal suo mondo, che incontra improvvisamente una guida che lo trascina allo scoperto e che gli fa incontrare le persone e scoprire un universo diverso, migliore. Chan-Wook sostiene che questo sia un film molto positivo e diverso dai suoi precedenti ed in particolare da quei tre film appartenenti alla Trilogia della Vendetta, che lo hanno reso popolare. Sostiene che la bellezza possa essere la salvezza e che accompagnata dal tentativo sincero di capire gli altri potrebbe migliorare la nostra situazione di esseri umani.

Il regista coreano dice che ha voluto inserire nel cortometraggio la forma tonda e la circolarità, come sorta di geometrico filo conduttore: un edificio, un manichino, una lampada in miniera, i getti d’acqua nel cimitero di Milano. Tutto questo per raccontare una storia fantascientifica di rinascita.

L’incontro è stato breve e incentrato solamente sul cortometraggio, senza toccare minimamente il resto della filmografia di Park Chan-Wook. Peccato.

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