Monica Bellucci, meravigliosa stella alla Festa di Roma

Star incontrastata della quinta giornata della Festa di Roma 2015 è Monica Bellucci. Già negli anni passati, in più di un’occasione, la star italiana adottata dalla Francia e dal mondo è stata protagonista dello splendido palcoscenico della cavea dell’Auditorium di Renzo Piano, e quest’anno lo fa con un film canadese, Ville-Marie di Guy Èdoin.

“Guy mi ha mandato il copione e la sola lettura mi ha molto emozionata. Ho scelto questo film per una questione emotiva, poi il ruolo era così ben scritto, così eclettico che avevo quasi un po’ paura a interpretarlo. Lo ringrazio molto perché un’attrice ha sempre bisogno di eccitarsi e lui ci è riuscito con il mio personaggio. Èdoin aveva fatto un altro film prima, Marécages. L’ho visto dopo aver detto sì alla sceneggiatura di Ville-Marie, è la cosa che mi ha sorpreso di più è stata la direzione degli attori”.

Come ha lavorato sul personaggio che, come lei, è una madre e un’attrice?

“Sono madre di due femmine, nel film si parla di un rapporto tra madre e figlio. Ho provato a farmi aiutare da amiche che hanno figli maschi che mi hanno detto ‘nessun uomo mi ha fatto soffrire come mio figlio’. Non conosco quel dolore, ma conosco l’amore di madre. Credo che per questo ruolo ci volesse un atto di abbandono, il mio personaggio deve togliere la maschera di attrice e far trasparire il suo dolore. Non è importante che nel film mi tolga il trucco davanti allo specchio, tutte noi lo facciamo ogni sera. La cosa importante è che ho dovuto far trasparire il dolore dagli occhi. In fondo il mio personaggio cade e si rialza, e in questo è molto molto simile a tutti noi”.

Che differenza c’è nell’aver lavorato da poco in Spectre e in questo film, che è più piccolo?

“Non c’è differenza tra grandi e piccoli film. Perché il mio lavoro davanti alla macchina da presa non cambia, anche perché ho lavorato con registi diversi ma tutti di talento. Inoltre partecipare a tanti progetti così vari mi interessa anche perché ho la possibilità di entrare in contatto con culture diverse”.

Come è stato cantare nel film?

Monica Bellucci 1“Io non sono una cantante e si vede, ma quello che mi interessava era che questa donna non sa come comunicare con suo figlio e cantare diventa un modo per spiegare le emozioni che sente ma che non sa comunicare. Un altro modo per mettersi in contatto con il figlio”.

Somiglia di più alla madre glamour o a quella che dedica tutto il suo tempo al figlio?


“Io sono una donna, un’attrice. Ci sono sicuramente delle similitudini con il mio personaggio, ma non sono io. I miei amici, figli di attori e attrici, sono persone che hanno sofferto molto, io provo a evitare degli errori che so di poter commettere e per le mie figlie vorrei essere una madre, non un’attrice. Spero che da grandi non guarderanno i miei film ma che avranno di meglio da fare, qualcosa che riguarderà solo la loro vita”.

Il tempo per una bella attrice può essere il riscatto professionale?

“La bellezza è un dono, non puoi esserne fiero. Si ringrazia per averla ricevuta ma non ne abbiamo merito. La ricerca personale, che riguarda ognuno in modo privato, è quella che cerco nel mio lavoro e adesso, perdendo la bellezza della giovinezza, posso lavorare su un altro tipo di bellezza che spero di acquisire nel mio lavoro e anche nella mia vita”.