I più grandi di tutti: ecco cosa ne dicono Carlo Virzì e il cast

Terrazza Martini, Milano. Oltre al regista, Carlo Virzì, è presente quasi l’interno cast alla conferenza stampa che segue la proiezione di I più grandi di tutti. Il film, nelle sale dal 4 aprile, porta sullo schermo la storia di quattro rockers degli anni ’90, i Pluto, che, grazie all’entusiasmo di un giornalista musicale, si trovano di nuovo a salire insieme su un palcoscenico.

 

La prima domanda è per il regista, Carlo Virzì: Com’è nata l’idea del film?

Virzì: “Il film è nato come dimostrazione d’affetto verso una categoria, quella dei rockettari per passione che restano esclusi dai grandi circuiti. Mi sembra che in Italia non vengano fatti molti film in stile commedia rock e, in quanto musicista, volevo riempire un vuoto.”

Agli attori, qual è stato il loro rapporto con la musica e gli strumenti musicali. Com’è stato interpretare dei rockers? Sapevate suonare?

Alessandro Roja (Loris, il batterista): “No, non sapevo assolutamente suonare la batteria e sono stato affiancato da un coach per imparare almeno a creare una gestualità credibile da portare sullo schermo.”

Claudia Pandolfi (Sabrina, la bassista): “Sabrina è stato uno dei personaggi più divertenti della mia vita, soprattutto perché un po’ di questo spirito rock lo posso ritrovare anche in me. Suonare il basso mi è piaciuto molto, perché probabilmente è l’unico strumento che non ho mai avvicinato. Nella vita suono la batteria e infatti ho cercato fino all’ultimo di “portare via” la parte di batterista ad Alessandro (Roja – il Loris del film), ma poi, per esigenze di sceneggiatura ho dovuto accettare di suonare il basso.”

Marco Cocci (Mao, il frontman): “Io non ho avuto problemi a fare la parte del cantante, perché canto anche nella vita reale.”

Dario Kappa Cappanera (Rino, il chitarrista): “Io provengo dall’underground come musicista e sono fiero di recitare in un film che mostra la differenza tra rockers e rock star… E in cui noi ovviamente rappresentiamo i primi! Il mio personaggio mi è piaciuto particolarmente perché è quello che da pauroso, stanco della vita, molle, riesce, grazie ai Pluto, a tornare a fare rock.”

Corrado Fortuna (Ludovico, il giornalista musicale): “Il mio personaggio non è un musicista, ma è follemente innamorato di quattro cialtroni. Ludovico è un po’ particolare, perché da un lato, essendo un diversamente abile, può far leva su una sorta di compassione per convincere i Pluto ad appassionarsi al suo progetto e dall’altro, essendo un miliardario, è una persona abituata a comandare, un po’ falsa. Insomma, non abbiamo voluto fare di lui un santino!”

Per Francesco Villa (meglio noto come FRANZ di Ale e Franz). Nel film lei interpreta Armando, il ragazzo serio di Sabrina.  Come si è trovato nel suo personaggio, così diverso dagli altri?

Francesco Villa:  “Come l’unico sano in questa gabbia di matti! Tra l’altro certe cose del mio personaggio le ho scoperte addirittura durante la visione del film, come il fatto che Claudia, la mia ragazza, dopo avermi lasciato, mi dimentica in un’ora… Comunque, questo è un film che fa bene. Un film che dimostra che si può far ridere in modo intelligente.”

Che lavoro avete fatto per le canzoni dei Pluto?

Virzì: “Abbiamo cercato di ricreare un tipo di musica fruibile da tutti, il rock più semplice possibile, quasi da jukebox. Insieme a Dario e Rolando Cappanera abbiamo lavorato sui brani che avrebbero dovuto essere dei fake….Ma che poi, in realtà, stanno riscuotendo anche successo su internet! All’inizio, infatti, volevamo fare in modo che le canzoni sembrassero dilettantistiche, ma poi, in fase di registrazione, le abbiamo rese come canzoni vere. Lo spettatore potrà dire dei Pluto “Sono degli idioti, ma ci sanno fare!

Riguardo al rapporto tra vero/finto che fa del film quasi un mocumentary. L’idea dei titoli di coda con le brevi interviste a cantanti italiani famosi era già in sceneggiatura o è arrivata durante la lavorazione del film?

Virzì: “devo essere sincero, l’idea ci è venuta durante la lavorazione del film. Avevo fatto notare ai produttori che sarebbe stato interessante far sorgere degli altri dubbi al pubblico. Lo scopo è che si chiedano è vero o non lo è?”

Visto che il tema è simile e che c’è una citazione esplicita al grande film di John Landis… Quanto The Blues Brothers ha influenzato I più grandi di tutti?

Virzì: “Beh, in un film che tratta di una reunion di un gruppo musicale è inevitabile passare da lì. Ci abbiamo ovviamente buttato un occhio e abbiamo inserito una citazione in una battuta, il famoso Siamo in missione per conto di Dio, ma abbiamo cercato di non avere modelli. Forse, come genere, siamo più vicini a lavori più moderni, come School of Rock.”

C’è una sorta di nostalgia verso gli anni ’90?

Pandolfi: “Negli anni ’90 ero in una situazione catatonica, la tv aveva fatto presa su di me e sopito ogni mio interesse, ogni mia vitalità. Solo alla fine di quegli anni ho avuto come un senso di rinascita. Quindi, no, non posso dire di avere nostalgia.”

Virzì: “Io negli anni ’90 facevo quello che facevano i Pluto, giravo lo stivale in lungo e in largo per suonare davanti a quelle 4/5 persone con il mio gruppo, gli Snaporaz.”

Cappanera: “Io in quegli anni sono venuto a Milano e in quel periodo c’erano tanti gruppi rock come il mio e sembrava  che stesse nascendo qualcosa di importante, di underground, una sorta di effetto rock…che poi, con il 2000, è sparito!”

Cocci: “Forse la situazione politica ha influito. I locali che ospitavano i piccoli gruppi sono spariti o hanno dovuto chiudere. Noi facevamo 100 date l’anno, mentre oggi sono pochissimi i gruppi italiani che possono fare questi numeri. Oggi sono accettati solo i grandi nomi del rock o quelli dei talent show che garantiscono – e non sempre perché spesso sono dei flop- un’entrata economica rilevante. Per molti ormai la musica rimane un dopolavoro.”

Ma perché si dice che un certo tipo di rock è morto quando invece tutti i ragazzini prima o poi passano nel periodo rock?

Fortuna: “Perché la voce dei ragazzini è scomoda e tende ad essere azzittita. Non avrei pensato davvero che nel 2012 avrei rimpianto gli anni ’90, ma effettivamente quello di adesso è un momento complicato. Oggi anche il nostro lavoro, nel cinema, nella musica, nell’arte è considerato un lavoro da privilegiati.”

Cocci: “Sì, vorrei chiudere riportando una riflessione di FRANKIE HI NRG (Saverio nel film) anche se lui non è qui adesso. Lui dice che c’è stata una missione che ha fatto sparire i luoghi di aggregazione, chiudere i locali. Così i giovani, oggi, non possono più unirsi, confrontarsi, ma solo chiudersi nei propri pensieri da soli.”

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