David Lynch
Foto di Aurora Leone © Cinefilos.it

Con il suo inconfondibile ciuffo, David Lynch, uno dei registi più visionari della storia del cinema, è stato protagonista di un incontro ravvicinato con il pubblico alla Festa del cinema di Roma 2017. In questa occasione ha ricevuto anche il Premio alla Carriera consegnatogli, a fine incontro, da Paolo Sorrentino.

 

Raffiguro lo spazio unificato dove spazio e tempo non esistono. Ci sono una serie di forze, energia, amore e questo flusso è presente in ognuno di noi. Non va compresso ma lasciato fluire. Questo si raggiunge con la meditazione ma anche la musica è molto evocativa.

Formula consueta per gli Incontri Ravvicinati alla Festa di Roma, il pubblico ha avuto modo di guardare clip dai film dell’ospite, seguiti poi da commenti e domande in merito.

Eraserhead- La mente che cancella (1982)

Lei ha studiato arte. Prima di intraprendere gli studi per diventare pittore, cosa che peraltro è, era interessato al cinema?

Non ero per niente interessato al cinema. Non andavo a vedere film. Frequentavo Philadelphia e ne conoscevo le caratteristiche più negative: era sporca, degradata e sempre in preda al terrore. E amavo anche la sua architettura ,questi interni dai colori improbabili, i mattoni coperti da fuliggine. Il mio amore per le fabbriche è nato da Philadelphia ed è il mondo che raffiguro in Eraserhead.

Velluto blu (1986)      

Il film è una collaborazione con Dino de Laurentis che gli ha prodotto anche Dune (1984) anche se non aveva l’ultima parola. Con Velluto Blu ha avuto l’ultima parola?

Per Dune, pur non avendo l’ultima parola, ho firmato lo stesso. Era la cosa giusta da fare. Velluto blu  l’avrei fatto solo se avessi avuto l’ultima parola.

Come si svolge il processo di sceneggiatura? Si può parlare di improvvisazione?

Non parlerei di improvvisazione. Parlerei di idee che nascono. Le vediamo sul nostro schermo mentale, le sentiamo. Quando riemerge vengono restituite come frammenti. Le immagino come un rompicapo. Dai frammenti si costruisce la sceneggiatura e bisogna assicurarsi che sia rispettosa dell’idea originale.

Strade perdute (1997)

Personalmente vede un collegamento tra i vari film?

Strade perdute, Mulholland Drive, Inland Empire parlano di Los Angeles.

Mulholland Drive (2001)

Cosa  la affascina di Los Angeles?

Io sono andato a vivere a Los Angeles nel 1970.  Arrivai in città durante la notte e alla mattina vidi il sole e la sua luce meravigliosa. Inoltre la città non sembra avere limiti e questo significa libertà.  Ho come l’impressione che quest’atmosfera ritorni quando fioriscono i gelsomini.

Mulholland Drive nasce come progetto televisivo. C’è differenza tra cinema e televisione?

Creare per il cinema e per la televisione è esattamente la stessa cosa. Inoltre  la qualità delle immagini e suono in televisione  è molto migliorata.

Inland Empire (2006)

 Differenza tra celluloide e digitale

La celluloide è una tecnica bellissima ma si sporca, si rompe e pesa. Il digitale ha una qualità migliore e si possono fare milioni di cose dopo aver girato. Si schiude un mondo meraviglioso.

In un incontro con Bernardo Bertolucci ha parlato dell’alta definizione e ha affermato che mostra troppo. Non si può avere mistero. La pensa ancora così?

Amo molto Bertolucci. Molti la pensano che il digitale sia troppo plastico. Oggi ci sono tecniche che permettono di ottenere effetti più reali e di avvicinarsi alla realtà organica.

In seguito si parla degli artisti che hanno ispirato David Lynch. Uno di questi è  Francis Bacon.

Amo moltissimo Francis Bacon. Uno dei più grandi. Il modo in cui esplora l’organico, distruzione dei corpi organici e mostra la fenomenologia organica. Le idee possono nascere dal cinema ma anche da altre moltissime cose. A volte riesci a coglierle.

David Lynch
foto di Aurora Leone
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