“Il mio film è come una lasagna, ha diversi strati e diversi livelli di lettura”. Così Gore Verbinski definisce il suo Rango, piccolo gioiello di animazione (senza stereoscopia) in uscita in Italia il prossimo 11 marzo.

 

A chi gli ha chiesto perché il film fosse così pieno di citazioni, il regista di The Ring ha risposto con questa bella metafora culinaria, tutta all’italiana specificando che “Rango parla a pubblici diversi e che il protagonista, essendo un camaleonte attore, è anche un comico e conduce questa storia. La Live Action – prosegue Verbinski – si tratta di orchestrare diversi elementi. Ho lavorato 3 anni e mezzo sulla storia, ma le riprese vere e proprie con il cast sono durate solo 20 giorni.” “E’ un lavoro molto noioso – ha aggiunto Abigail Breslin, venuta anche lei a Roma per presentare il film – ma Gore è stato presente e per me vederlo mentre recitavo è stato molto importante”.

– Prima Tim Burton che trasforma Johnny Depp in un figurino in stop-motion, poi lei che lo usa per la motion capture, cos’ha il bravo Johnny di cartoonesco?

G.V.: “Io e Johnny siamo semplicemente amici (i due hanno lavorato insieme per tutta la saga di Pirati dei Caraibi, n.d.r.), è importante che regista e attore abbiamo un rapporto. E con lui è interessante lavorare perché crea sempre qualcosa di inaspettato. Il personaggio di Rango è stato costruito pensando esattamente a lui!”

– Com’è stato per gli attori, narcisi per definizione, dover interpretare degli animaletti tanto brutti?

A.B.: “E’ stata una bella esperienza, è vero sono brutti, ma hanno anche una grande dolcezza nei loro sguardi!”.

Per quanto riguarda la preziosa collaborazione con Roger Deakins, Verbinski ha elargito complimenti e ringraziamenti, soprattutto relativi alla consulenza che Deakins ha offerto per le riprese, l’utilizzo della luce nelle scene che avrebbero rappresentato le diverse ore diurne.

– L’animazione per lei è un mezzo non un genere, dal momento che lei ne ha adottati tanti diversi, non pensa di usare la stereoscopia un giorno?

G.V.: “Per me è un trucchetto per far lievitare costi e biglietti, per Rango se n’è parlato, ma non era pertinente alla storia, quindi l’idea è stata accantonata”. Inoltre il film, oltre ad essere farcito di citazioni e di battute, costruisce un particolare equilibrio tra le scene grottesche, quelle ironiche e quelle legate alla morte, molto presente nel film che riprende le ambientazioni western in un momento in cui, con Il Grinta dei fratelli Coen, il genere sembra aver trovato nuova linfa. Secondo Verbinski si tratta di ‘fame di spazio’, la tendenza che l’uomo moderno ha attraverso il cinema di “colonizzare e di idealizzare gli spazi ancora vuoti, come il deserto del western o lo spazio interstellare di Star Wars, in contrapposizione all’affollamento che ogni giorno viviamo.”

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