Athena, recensione del film di Romain Gavras

Il film sarà disponibile su Netflix dal 23 settembre.

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Nel concorso di Venezia 79 fa capolino Athena, senza grandi cori di star, un film Netflix del francese Romain Gavras, firmato alla sceneggiatura anche da Ladj Ly di Les Miserables, che nella maniera più inaspettata rielabora la tragedia greca, contaminandola con il cinema politico e un respiro epico. 

 

Athena, la trama

Difficile dire chi sia il protagonista della storia, anche perché la stessa ci viene svelata pian piano, mentre le immagini si susseguono e la meraviglia si srotola sotto gli occhi dello spettatore. Ci troviamo nel bel mezzo di uno scontro tra rivoltosi e polizia, il casus belli, lo si rivela più avanti, è l’omicidio di un ragazzino di 13 anni da parte di alcuni agenti. La rivolta è guidata da Karim, fratello della vittima, ma non è il solo invischiato personalmente nella vicenda. Abdel e Moktar, altri fratelli più grandi, si posizionano in zone opposte dello spettro della vicenda, in cui il primo, poliziotto, cerca di arginare i danni e tutelare i deboli, e il secondo tenta invece di salvaguardare il suo traffico di stupefacenti che conduce in accordo con degli agenti corrotti. Le tre linee di pensiero, i tre sentieri, la vendetta, la giustizia e l’opportunismo, si troveranno a incrociarsi per le strade del quartiere che dà il titolo al film: Athena. Il riferimento è alla città? Alla dea? Forse solo un lontano eco di una tragedia attesa.

Lo scontro fratricida e la tragedia greca

Romain Gavras usa il piano sequenza con grande precisione e destrezza per raccontare il qui e ora della vicenda: l’immediatezza, la velocità, il rapido precipitare degli eventi. L’impressione di assistere ad un happening, che diventa carica da stadio, e si trasforma in assedio medievale, con una solennità e un tono deflagrante e coinvolgente. È forte l’apporto di Ly e l’eco di Les Miserables, ma il film assume una sua indipendenza e un aspetto di novità nel momento in cui fa della tragedia greca il suo riferimento più forte.

Per quanto le persone possano fare scelte di vita radicalmente diverse tra loro, il legame di sangue le riconduce a una inevitabile resa dei conti, un confronto che non può che essere tragico, dentro al contesto violento e dannato in cui è calato. Così le sorti dei tre fratelli, uniti e divisi dalla morte del più piccolo di loro, diventano un dramma umano inestricabile e irresistibile, proprio grazie all’occhio di Gavras che non si stacca mai dai protagonisti.

Trasfigurazione dell’odio

La forma di Athena è tanto splendida quanto duro e difficile è il suo contenuto. Il film non vuole essere però un inno alla violenza e all’odio che racconta, piuttosto lo trasfigura dandogli eticità con i sontuosi movimenti della camera e la colonna sonora poderosa e invadente.

La visione del film, che arriverà su Netflix, meriterebbe uno schermo grande, buio intorno e grande attenzione, ma è la sorte di sempre più prodotti che, sebbene vengano realizzati proprio grazie al contributo delle piattaforme, rischiano di essere goduti a metà perché non usufruiti nel loro luogo di appartenenza: la sala.

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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
athena-romain-gavrasLa forma di Athena è tanto splendida quanto duro e difficile è il suo contenuto. Il film non vuole essere però un inno alla violenza e all’odio che racconta, piuttosto lo trasfigura dandogli eticità con i sontuosi movimenti della camera e la colonna sonora poderosa e invadente.