Holy Water: recensione del film di Tom Reeve

Holy water

Metti quattro amici annoiati dalla routine alle prese con una partita di viagra da occultare, e ottieni un pugno nello stomaco, o se si preferisce, un dito nell’occhio, alla cattolicissima Irlanda. Ovvero, ottieni Holy Water.

 

Holy Water (Acqua santa) è un film diretto da Tom Reeve, prodotto nel 2009 dalla Feature Productions e distribuito in Italia da Mediterranea a partire dal prossimo weekend. Veniamo alla trama. Quattro amici di un tranquillo paesino sulla costa Irlandese, Killcoulin’s Leap, sono profondamente annoiati dalla monotonia del loro quotidiano. C’è chi fa il postino che butta le lettere che non gli interessano; un ragazzone meccanico con poco lavoro; l’albergatore che insieme alla sorella gestisce un alberghetto perennemente semivuoto, e un giovane ragazzo che vive con i suoi e con tanta voglia di evadere da quella monotona realtà. Tutti e quattro suonano in un localino, in cui vanno a ballare vecchietti che nemmeno badano alla loro musica.

Holy Water, il film

Quando i loro problemi raggiungono l’apice, al postino viene un’idea per arricchirsi: dirottare un furgoncino che trasporta Viagra diretto all’aeroporto, direzione Stati Uniti. Dopodiché rubare le casse contenenti la magica pillola blu, per poi rivenderla ad Amsterdam. Ma i quattro sono alquanto impacciati e imbranati e il piano si complica; inoltre sulle loro tracce ci si mette pure una squadra SWAT americana dalle tecnologie avanzate e l’aspetto tipicamente severo. Decidono così di buttare i fusti in un pozzo, contenente le falde acquifere che dissetano l’intero paese. Ed ecco che il tranquillo e sonnacchioso paesino irlandese si trasforma in un’inaspettata Sodoma e Gomorra…

Terzo film per Tom Reeve, essendosi occupato, nella sua trentennale carriera, come vedremo dopo,  soprattutto di produzione. In Holy water sfrutta tutte le caratteristiche tipiche irlandesi: paesaggi mozzafiato, ironia verso gli inglesi e gli americani, bigottismo cattolico, té, Guinness, paesini tranquilli immersi nel verde; contrapponendo il tutto con un inaspettato evento esterno che travolge siffatti equilibri e stereotipi. Ci aggiunge anche un classico stereotipo americano, quello degli attrezzatissimi e severissimi SWAT che si mettono sulle tracce dei ladruncoli improvvisati. Il risultato finale è un film piacevole, divertente, ma che non fa scompisciare dalle risate come forse ci si aspetta conosciuta la trama.

Tornando al regista, che dicevamo essere Tom Reeve, ha diretto solo tre film (compreso questo). I precedenti sono una commedia “Diggity – A Home at Last” (2001) e un fantasy “George and the Dragon” (2004). La sua carriera è per ora caratterizzata soprattutto per altri ruoli, principalmente come aiuto regista, ma anche come produttore di diversi film tra la fine degli anni ’80 ed inizio 2000, nonché di film per la tv e telefilm. Holy water potrebbe essere l’inizio di una brillante carriera da regista.

- Pubblicità -