Nel corso dei secoli i Minions hanno servito i padroni più spregevoli, ma dopo aver collezionato una lunga serie di insuccessi – dal T Rex a Napoleone – si ritrovano senza un boss e cadono in una profonda depressione. Ma Kevin ha elaborato un piano e insieme a Stuart e Bob si avventura in giro per il mondo alla ricerca di un nuovo e malvagio padrone da servire. I tre incontrano così Scarlet Sterminator (in originale con la voce di Sandra Bullock), la loro potenziale padrona e la prima donna super-cattiva nella storia dei criminali.
I Minions è il film prequel diretto da Pierre Coffin e Kyle Balda che seguendo le orme de I Pinguini di Madagascar regalano al pubblico un intero lungometraggio ai comprimari che in Cattivissimo Me (2010) e in Cattivissimo Me 2 (2013) sono riusciti a conquistarsi un pubblico che ha riso e si è divertito indipendentemente dalle vicende di Gru. Ed ecco quindi che la sceneggiatura di Brian Lynch si concentra prettamente sul carisma di questi curiosi esserini che, pur parlando una lingua incomprensibile e aspirando agli ordini di un super cattivo, sono riusciti a entrare nel cuore di tutti.
Il film si apre con un esilarante excursus storico, una sorta di “documentario”, a dimostrazione che durante la loro straordinaria evoluzione, parallela a quella dell’uomo, hanno elaborato una propria lingua, frutto della contaminazione delle varie culture e delle diverse epoche storiche che hanno vissuto e in cui assistiamo alle più improbabili contaminazioni in cui emerge lo spirito compatto, energico e contagioso di questa tribù che mette in risalto la sua vena contraddittoria nell’aspirazione alla cattiveria che si contrappone all’anima profondamente ingenua e buona di ognuno di loro.
In seguito i toni si trasformano in un esilarante registro action ambientato negli anni ’60 in cui i tempi di cambiamento e rivoluzione (i risvolti politici e l’emancipazione sociale) ben si sposano con i tempi delle gag dei Minions, queste caratterizzate perlopiù da peripezie, caricature ed esagerazioni che riescono a comunicare sia ai più grandi, grazie ai numerosi riferimenti a personaggi e tendenze dell’epoca vive ancora oggi, sia ai più piccini, che con il meccanismo dei film muti (basati sulla mimica e la comicità fisica) insieme a una lingua che richiama parole onomatopeiche, riesce a diffondere la risata in sala creando quelle situazioni così gustosamente irriverenti che hanno da sempre contraddistinto i piccoli esseri gialli amanti delle banane.
Seppur la natura da comprimari dei protagonisti si avverte in alcune sequenze, Minions è concentrato più nel creare un’atmosfera che una vera e propria sceneggiatura, questa infatti è molto lineare e prevedibile ma passa in secondo piano grazie alla carica sovversiva, espressiva e infantile di questi esserini che riescono a comunicare il loro desiderio di famiglia e unità con un sottile ma intenso humor.