Reality: recensione del film di Matteo Garrone

Reality

Presentato in concorso al Festival di Cannes 2012 e vincitore del Gran Premio della giuria arriva nelle sale il nuovo film di Matteo Garrone (Gomorra), fra i pochi in Italia ad essere autore di un cinema capace di raccontare storie personali ma allo stesso tempo raggiungere ampio respiro e grandi platee. Non è da meno quest’ultimo lavoro, Reality, un racconto fortemente radicato nel territorio e sul filo del rasoio fra realtà e sogno, fra aspirazioni e illusioni, fra contorni fiabeschi e grande virtuosismo registico.

 

Reality racconta una storia semplice: Luciano è un pescivendolo napoletano che per integrare i suoi scarsi guadagni si arrangia facendo piccole truffe insieme alla moglie Maria. Grazie a una naturale simpatia, Luciano non perde occasione per esibirsi davanti ai clienti della pescheria e ai numerosi parenti. Un giorno, spinto dai familiari, partecipa a un provino per entrare nel Grande Fratello. Da quel momento la sua percezione della realtà non sarà più la stessa.

Reality, il film

Reality film

Nella sua semplicità, quello che colpisce di Garrone è senza dubbio la capacità di mettere in scena una storia dalle innumerevoli sfumature e dai connotati di grande cinema, e nello stesso tempo capace di affrontare una riflessione sincera, umile ed innocente su un paesaggio contemporaneo e su un contesto sociale forse troppo legato alle apparenze e alle illusioni, allontanatosi troppo in fretta dai valori veri e dalle emozioni reali. Un paesaggio che assuefatto dalla società di consumi perde la testa e smarrisce la strada, perdendosi negli inganni e nei trabocchetti di una macchina divoratrice di sogni e di speranza. Ma la favola descritta dall’autore è anche qualcosa di estremamente leggero, tanto da diventare un viaggio attraverso i meandri di un giovane Pinocchio che ben presto dovrà fare i conti con il grillo parlante e con la realtà della sua esistenza, fatta di una famiglia  e di amici che lo amano e che lo sostengono anche e soprattutto nei momenti difficili, peccando forse d’ignoranza, ma diventando un parafulmini infallibile dalle saette della “macchina del consumo” grazie alla loro innocenza.

Reality ancora una volta è girato magnificamente, con sorprendenti piani sequenza, che confermano la grande padronanza del linguaggio del regista, sottolineati e raffigurati in uno splendido gioco di luci e ombre che è l’ultima fotografia del grande Marco Onorato. Da menzione speciale in fine è la “favolosa” partitura di Alexander Desplat che sostiene la messa in scena del regista e portano il film in una dimensione fiabesca di grande fattura, com’è del resto anche l’interpretazione di tutto il cast principale. Se bisogna trovare un neo a questa pellicola è forse nel ritmo che presenta i punti di debolezza, generati prevalentemente da una sceneggiatura a tratti ridondante che tuttavia, non impedisce alla spettatore di arrivare nella splendida sequenza finale, un vero fiore all’occhiello del cinema contemporaneo.

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