Cannes 2015: Emmanuelle Bercot inaugura il Festival, “Noi donne assolutamente integrate”

Dopo la proiezione mattutina per la stampa, arriva puntuale la conferenza stampa de La Tête Haute (per saperne di più ne parliamo nella nostra recensione). In una sala piena di sguardi curiosi, Emmanuelle Bercot fa il suo ingresso trionfale insieme al suo ragazzo prodigio Rod Paradot, Benoît Magimel, la sempre meravigliosa Catherine Deneuve, Sara Forestier e in fundus i produttori Denis Pineau-Valencienne e François Kraus. Questa sera saranno protagonisti di una serata storica, poiché per la prima volta nella storia una regista donna inaugura il Festival del Cinema più importante e imponente del mondo: “Non ci trovo nulla di strano – ha commentato la Bercot – forse in altri paesi sarebbe una scelta stramba ma in Francia la donna è integrata benissimo nell’ambiente cinematografico. Non solo, ci sono molti posti prestigiosi – solitamente in mano agli uomini – affidati a delle donne nel mondo del lavoro, nella stessa competizione di questo Festival ci sono due donne registe. Certo, siamo in minoranza, ma è una questione di statistica, niente di scandaloso.”

 

Una scelta che ha creato nell’ambiente molta sorpresa, lontani infatti dalla tradizione, che vede grandi produzioni (spesso anche holliwoodiane) dare inizio alla kermesse, questa volta si è optato per un prodotto impegnato, duro emotivamente, che porterà il pubblico all’interno di istituti correttivi e aule di tribunale. Catherine Deneuve veste i difficili panni di un giudice, per lei un ruolo piuttosto insolito: “Ho assistito a molte udienze per prepararmi al meglio, le avevo sempre viste in televisione o raccontate sui giornali ma assistere dal vivo è stato incredibile. Il mestiere del giudice è molto più brutale di quanto immaginassi. Bisogna avere la vocazione per farlo, molti ragazzi sono davvero aggressivi come il ragazzo del film, non è affatto facile.” Durezza che traspare completamente dai tratti severi del suo personaggio, simbolo di saggezza che muove i fili della giustizia. Ago della bilancia di una sceneggiatura a tratti difficile per gli stomaci più sensibili: “Quando ho letto la sceneggiatura ho pianto, regala davvero una speranza a chi guarda. Una speranza oltre la violenza, con l’aiuto dell’amore” ha commentato Sara Forestier.

Del resto stiamo parlando di un film estremamente emotivo, che a molta stampa ha ricordato I 400 Colpi di François Truffaut: “Non ho pensato esplicitamente al film di Truffaut per questo progetto, avevo piuttosto voglia di fare film luminoso, di creare un contrasto fra la luce degli scenari e l’animo, la vita del personaggio.” Ma quanto c’è di vero, nel film, quanto possiamo ritrovarci la società di oggi? “Ovviamente è un film di finzione, la storia non si ispira a un personaggio esistente, però dentro c’è tantissima ricerca documentaria, il racconto si avvicina davvero molto alla realtà.” Ci si avvicina anche grazie alla splendida interpretazione di Rod Paradot: “La cosa più difficile è stata lavorare con attori così talentuosi, ma soprattutto impersonare Malony, sono davvero lontano da lui e c’è voluto davvero tanto lavoro. Sono fiero di me quando riguardo il film, ma sto attento a tenere ‘la testa alta’, potrei sentire freddo.”

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