Bobby Fischer Against the World: recensione del film

Bobby Fischer Against the World

Bobby Fischer Against the World è il documentario prodotto da HBO che ripercorre il cammino di uno dei più grandi campioni della storia degli scacchi, nonché riconosciuto da tutti gli americani come il più grande giocatore degli Stati Uniti. Il regista statunitense Liz Garbus ripercorre in maniere impeccabile e a tratti maniacale la vita del enfant prodige Bobby Fischer, dalla sua prima infanzia sino agli ultimi giorni della sua esistenza. Le vicende di Fischer sono ben note al pubblico più avvezzo ma sorprende come la pellicola sia capace di lasciarsi alle spalle i luoghi comuni di una storia così legata al periodo della Guerra Fredda, lasciando al centro della narrazione la vera essenza del personaggio spesso esagerata e completamente folle.

 

La cosa che emerge predominante e che riesce a dare quella componente di autenticità all’affresco del personaggio è il fatto che Fischer non combatta la Guerra Fredda come un comune soldato statunitense, Bobby combatte la propria di guerra: una guerra contro il suo passato, contro la famiglia, contro le sue nevrosi e contro il successo che tanta insofferenza gli provoca, fino a farlo cadere in un baratro di delirio e onnipotenza. Bobby Fischer Against the World procede chirurgicamente nel descrivere l’ascesa e la caduta del personaggio, in maniera affascinante e commovente. Sotto i suoi colpi da maestro prima cadono le certezze di uno stato come l’URSS, poi il suo antagonista per eccellenza  Boris Spassky e in fine se stesso, riuscendo al contempo a diventare una vera e propria leggenda.

Grazie alla sua follia riesce ad essere al di sopra di ogni condizionamento politico, addirittura anche al disopra di ogni individuo che si presenti sulla propria strada. Le testimonianze di amici, colleghi e compagni di vita ne sono la prova. Un bambino che ha fatto della dedizione e della totale abnegazione per la disciplina una ragione di vita ma che nel momento in cui arriva all’apice del successo in così poco tempo, ad una giovanissima età per l’ambiente, perde ogni ragione di vita ed ogni obiettivo. Fino a morire all’età di 64 anni nevrotico e completamente fuori controllo. Particolare inquietante, 64, come il numero di caselle presenti in una scacchiera.

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