Cobain: Montage of Heck, recensione su Kurt Cobain

Dopo The Rolling Stones – Crossfire Hurricane, il regista Brett Morgen ci presenta Cobain: Montage of Heck, il documentario sul frontman dei Nirvana, colui che ha cambiato la storia della musica col grunge, interpretando lo spirito degli anni ’90 ed è stato, forse suo malgrado, l’icona di un’intera generazione.

 

Il documentario lascia da parte il tragico suicidio del cantante, per mostrarci un Cobain in piena attività attraverso materiale in gran parte inedito, tratto dall’archivio personale del cantante. Il lavoro è un mix di filmati amatoriali, disegni, animazioni, fotografie, diari, registrazioni su nastro di canzoni e audio di varia natura ad opera della stesso Cobain – il “Montage of Heck” del titolo. A parlare di lui anche i genitori, la sorella, la moglie Courtney Love, il bassista dei Nirvana, Krist Novoselic.

Cobain: Montage of Heck, il film

Un lavoro ricco, che riesce a far parlare di sé lo stesso Cobain – quasi un controsenso, visto il suo carattere schivo e lo scarso amore per le interviste. L’infanzia ad Aberdeen, l’iperattività, il trauma del rifiuto da parte di entrambi i genitori, l’adolescenza difficile, l’isolamento, poi l’incontro con la musica, dalla nascita dei Nirvana al successo planetario, la tossicodipendenza, la storia d’amore e il matrimonio con Courtney Love, la nascita di Frances Bean. La novità è la prospettiva scelta, il tentativo di capire come Cobain stesso abbia vissuto i momenti più importanti della sua vita, alla ricerca di un’autenticità che vada oltre l’immagine mediatica del cantante.

Non sempre facile da seguire, visti la vastità e l’eterogeneità del materiale, il lavoro ha passaggi molto intensi: l’artista che parla di sé adolescente, del proprio senso d’alienazione e diversità; il suo talento di disegnatore da cui però emergono presto rabbia e aggressività che, insieme ad un’acuta sensibilità, saranno l’essenza della musica dei Nirvana. La musica come mezzo per uscire dall’isolamento, farsi conoscere, essere apprezzato, amato. Il rapporto sofferto col successo, cercato poi odiato, e coi media – si sente manipolato, ferito dalle critiche, anche feroci, e dal vedere il proprio privato sempre sotto i riflettori senza nessun riguardo, specie dopo il matrimonio con la Love.

Musicalmente, si ripercorre la carriera dei Nirvana dall’underground di Seattle al boom di Nevermind, a In utero in continua ascesa fino al 1994. Concerti dal vivo, i più grandi successi della band, in versioni meno note, come la demo di Smells like teen spirit, ma ci sono anche Drain you, Something in the way, All apologies, mentre lo spettatore vede dai taccuini di Cobain come hanno preso forma alcuni di quei brani. Utile a svelare la ricchezza umana di un genio dai grandi slanci e dalle profonde ferite, in sala il 28 e il 29 aprile.

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