Quell’idiota di nostro fratello: recensione

Quell'idiota di nostro fratello

E’ Paul Rudd il capelluto trasandato Ned, protagonista della spassosa commedia di Jesse Peretz. A prima vista Quell’idiota di nostro fratello sembra avere tutte le carte in regola per essere bollato come l’ennesima storia dallo humour insulso e sgraziato, destinata a infoltire la colonia delle commedie di serie b di cui il grande schermo ogni anno fa indigestione. Certo, l’originalità non è il suo punto di forza, ma l’intreccio narrativo sta in piedi, grazie anche alla freschezza dei dialoghi e alla sensata costruzione dei personaggi.

 

In Quell’idiota di nostro fratello Ned Rochlin è un inguaribile ottimista, un eccentrico coltivatore biodinamico che riesce a vedere solo il meglio nelle persone che incontra e non riesce a non fidarsi del genere umano. Sarà proprio la sua smisurata bontà a farlo ritrovare nei guai, impantanato in assurde e improbabili situazioni. Un tipo decisamente “sui generis”, che richiama alla mente indimenticabili modelli di scansafatiche cinematografici.

L’unica cosa che riesce a ferirlo è la separazione dal suo inseparabile Obi Wan Kenobi, il cane che l’ex fidanzata Janet gli aveva portato via, dopo averlo piantato in asso all’uscita di prigione. Senza più una casa e un soldo, Ned chiede asilo alle tre nevrotiche sorelle, l’esagitata e frustrata Liz (Emily Mortimer), spenta dall’infedeltà e dalla presunzione di un marito troppo schizzinoso, l’ ambiziosa e cinica giornalista Miranda (Elizabeth Banks), che lavora per Vanity Fair e la più piccola di famiglia, Nathalie, sempre in balia di subbugli ormonali e caos sentimentali, interpretata dalla frizzante ed eterea Zooey Deschanel.

Quell'idiota di nostro fratello film recensione

Ned, che ha scelto di condurre una vita meno cinica delle sorelle e di avere fiducia nella gente, è considerato dalla sua famiglia un perfetto idiota, solo perché ha una visione alternativa del mondo, nonché responsabile – malgrado le sue lodevoli intenzioni – di tutti i malintesi che si vengono a creare. «Se dai fiducia al prossimo, loro vorranno esserne all’altezza», è questo il personale vademecum di un ragazzo che dietro l’aria da babbeo sprovveduto, nasconde non solo un grande animo, ma una profonda urgenza comunicativa.

Una sorta di genio incompreso e inconsapevole, con i suoi tempi e i suoi discutibili ma ugualmente degni schemi mentali, bistrattato da una famiglia che preferisce – almeno inizialmente – tagliarlo fuori, sbarazzarsi della sua imbarazzante goffaggine, anziché sforzarsi di superare gli stigmi e guardare oltre l’apparenza.

Quell’idiota di nostro fratello è una commedia gradevole che, nel rielaborare il classico modello dell’outsider, impreziosito da una dose di sentimentalismo ben assortita ad esilaranti e gustose battute, snocciola l’enigmatico tessuto familiare,  overdose di vizi, incomunicabilità e reciproci contrasti.

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