Cinema e Digitale: quando l’innovazione fa chiudere

articolo pubblicato su Media 2000

E’ una vera e propria emergenza quella che stanno vivendo le sale cinematografiche italiane in questi giorni. La causa di tale disagio, che colpisce principalmente i cinema mono-sala, è il processo di digitalizzazione necessario per permettere alle sale di poter continuare la propria attività di proiezione. E’ stato infatti stabilito che a partire dal prossimo anno, precisamente da gennaio 2013, le major effettueranno le loro consegne esclusivamente con formati digitali e le aziende di produzione della pellicola interromperanno definitivamente la produzione dello storico supporto. La Fujifilm (terzo produttore al mondo per quota di mercato) ha addirittura annunciato di bloccare la produzione di pellicola a partire dalla prossima primavera.

Il destino delle sale sembra quindi segnato, a meno che non si provveda immediatamente con la digitalizzazione delle stesse, ovvero la conversione dei vecchi apparati per la proiezione in pellicola in proiettori digitali. Di emergenza ha parlato anche Nicola Borrelli, direttore generale per il cinema del Mibac, al convegno tenutosi durante l’ultimo Festival del Cinema di Venezia “Dal 35mm al digitale. L’ora dello switch off”. I dati forniti da Media Salles, resi noti durante il convegno, sono alquanto preoccupanti per la situazione nazionale: risulta infatti che a gennaio 2012, su un totale di 3.814 schermi quelli non digitalizzati sono ancora 2.292, per una percentuale che si aggira intorno al 60%.  Per i multisale e i multiplex (dove per multiplex si intendono i multisala con più di 5 schermi) la situazione è decisamente diversa seppure ugualmente “in ritardo”: 1.000 schermi digitalizzati su un totale di 1.586. Ovviamente sono i cinema mono-sala, i vecchi teatri e i piccoli schermi a soffrire di più questa rivoluzione nel mondo della fruizione cinematografica: solo il 23% degli schermi è digitalizzato, 522 su un totale di 2.228. Ancora più preoccupante la situazione se la si paragona alla situazione europea: Gran Bretagna e Francia sono arrivati, stando alle stime rilevate il 30 giugno 2012, ad una digitalizzazione pari rispettivamente all’86% e all’80%. Quando i due principali mercati cinematografici europei concluderanno lo switch off, la domanda di pellicola subirà un crollo a picco e per le piccole sale non ci sarà più nulla da fare.

Vero è che il Mibac ha messo a disposizione 42 milioni di euro in Tax credit, sbloccati in seguito alle modifiche dello scorso giugno al decreto crescita, un credito di imposta del 30% sui costi affrontati dall’esercente per digitalizzare la sala, ora cedibile a terzi. Potrebbero essere inoltre le grandi case produttrici di proiettori digitali, utilizzando loro stesse il beneficio del credito di imposta, ad offrire al piccolo esercente, che per scarsa dimensione aziendale non potrebbe beneficiare di tale credito, un aiuto. Si è inoltre attivato un circolo virtuoso tra le Regioni (ad oggi solo 8), che hanno emanato bandi finanziati da fondi strutturali europei per sostenere gli esercenti ad affrontare i costi per la modernizzazione delle sale.

<<Purtroppo non è abbastanza>> ha dichiarato Anna De Ruvo, direttore del cinema Maestoso di Roma (in copertina, ndr), una delle strutture storiche del centro della Capitale. Il Maestoso, che fa parte del Circuito Cinema, sta affrontando adesso un rischio chiusura << Legato a problemi di proprietà – ha detto la De Ruvo – ad oggi abbiamo una sola sala digitalizzata su quattro. Una volta risolte le questioni riguardanti l’edificio, sperando di poter continuare l’attività, si dovrebbe procedere a digitalizzare anche le altre tre sale. Ovviamente questo processo richiede una spesa che difficilmente riusciremo a coprire con i fondi pubblici. Inoltre la digitalizzazione comporta anche una spesa in fatto di risorse umane. I tagli del personale saranno necessari e consequenziali, ma questo (la digitalizzazione delle sale, ndr) è un processo naturale, non si può e non si deve fermare. Il Maestoso è stato il primo multisala ad aprire i battenti nella Capitale – conclude il direttore De Ruvo – io sono qui da 16 anni e spero di poter continuare a lavorare in questa struttura. Spero che ancora tante altre generazioni possano venire al Maestoso per guardare i film>>.

La situazione a Roma si è fatto più grave proprio nel momento in cui le sale avrebbero dovuto riprendere la loro attività. Dopo la pausa estiva (prerogativa tutta italiana) sono molti i cinema romani che non hanno ripreso le attività. Seguendo le sorti dello storico Metropolitan chiuso nel 2011, ora anche l’Embassy ai Parioli ha chiuso i battenti, a rischio chiusura sono il Gregory,  il Troisi, l’Admiral e l’Empire.

La digitalizzazione è un processo importante e necessario, il formato digitale ci permette di continuare a sognare con il cinema e di rivedere sullo schermo i capolavori della storia della settima arte, così come è capitato in questi giorni con l’uscita della director’s cut restaurata di C’era Una Volta in America di Sergio Leone. Tuttavia ogni rivoluzione tecnologica deve essere sostenuta e accompagnata da mezzi e strumenti adeguati. E da questa necessità si sviluppa la proposta di Egidio Viggiani, membro della giunta dell’Anica, che ha proposto, sull’esempio dello switch off della Tv digitale, una richiesta d’aiuto al Governo di istituire a breve termine una “cabina di regia” che possa seguire, sotto la guida del Ministero dei Beni Culturali e con la partecipazione del Ministero della Coesione Territoriale che gestisce i fondi europei, la definitiva trasformazione delle nostre sale e il completamento della digitalizzazione sui grandi schermi italiani.

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