Io ballo da sòla

Ieri mi è capitata una cosa inquietante, traumatica, che mi ha lasciato sconvolto. Mi hanno invitato a una festa. Ora, io agli eventi mondani durante i festival sono refrattario. Iniziano a orari improbabili – tipo a mezzanotte, e tenete presente che la proiezione del primo film è alle 8,30 di mattina – ci sono sempre un sacco di sbattimenti per entrare, che tu abbia l’invito o no. Mi ricordo una volta a Cannes che un buttafuori con le capacità intellettive di un pacchetto aperto di Smarties cacciò via in malo modo il premio Oscar Michel Hazanavicius e la sua bellissima moglie Berènice Bejo perché non c’era il loro nome sulla lista.

 

In realtà c’era, ma quello sapeva scrivere solo ‘io’, ‘tu’, ‘lui’ e ‘quella zoccola’ e Hazanavicius aveva troppe lettere per le sue capacità. Comunque, mal glie ne incolse. Venne prepotentemente cazziato da Marilena Vinci e dopo quell’episodio si è ritirato a vita ascetica per espiare. Oggi lo chiamano ‘lo stilita di Antibes’, non si lava da tre anni e si nutre di sole uova di quaglia. Poi tanto alla fine, dopo un ora che stai lì ad attendere c’è la classica apertura del ‘fate entrare tutti, anche quell’Orango con il frac’, e giù di alcool a buon mercato per tutti, ma intanto si sono fatte le due di notte, la musica è assordante, la gente puzza e non c’è un centimetro di spazio per sedersi o parlare. Sei costretto a ballare e a me essere costretto a ballare sta sul cazzo. Quindi di solito – dato che comunque ste cose di tanto in tanto vanno fatte per questioni di PR – mi comporto come un Jep Gambardella al contrario.

Entro, prendo qualche orrendo intruglio a base di vodka e cherosene che fingo di bere, mi faccio il selfie con la più figa del Bigonzo, stringo la mano al più figo del Bigonzo accompagnandola con frasi inventate sul momento riguardanti i luoghi dove ci saremmo conosciuti – ‘Ti ricordi quella volta? A Medjugorie! Ero il tipo che ascoltava gli Obituary con il walkman mentre il prete diceva messa!’. L’importante è farlo con tale nonchalance da costringere il tizio a dire che si ricorda anche le cose più improbabili, pur di non fare una gaffe – poi fingo di andare al cesso e scappo dalla finestra come il professor Jones ne L’ultima crociata quando fugge dagli studenti che gli vogliono scassare il cazzo. Ma ieri – e qui il trauma – no. La festa era carina, davvero. La musica era ascoltabile, la birra buona, non c’era troppo casino e potevo comunicare con gli altri senza dover urlare come un’aquila che sta subendo un clistere, e mi sono trovato in una fortunata circostanza per cui ero circondato da amici simpatici invece che dalle solite distillerie in Tuxedo che di solito si incontrano in queste occasioni (perché è risaputo che con la gente simpatica, al Lido, non ti incontri mai.

Si dice ‘dai vediamoci’ e poi su Whatsapp? ‘dove sei?’ ‘In sala stampa’ ‘Cazzo! Io all’incontro organizzato da Prada per l’inaugurazione del multisala sulla piattoforma petrolifera dietro Malamocco” “ah, vabbè, dai, allora aggiorniamoci per starera” “Pollcione”). Insomma in finale mi è presa bene e sono rimasto fino alle 3.00 di notte, nel sommo stupore degli astanti che ancora si chiedevano se Ang ancora in piedi e in mezzo alla gente a quell’ora fosse una sorta di allucinazione collettiva dovuta all’abuso di spumante, per altro di qualità accettabilissima. Le femmine, poi, sono rimaste talmente impressionate dal vedermi ballare – oddio. Ballare. Ho leggermente ancheggiato perché con tutto quello che mi stavo bevendo mi scappava la piscia, ma questo resti tra noi che è poco sexy – che a fine serate se ne sono uscite con ‘Daiii… adesso ti vogliamo in pista tutte le sere’. Ecco, non esageriamo che già me piglia l’ansia. Come dice il papa di Sorrentino, una vera star non deve mai sembrare raggiungibile, per cui stasera cena alla trattoria meno infame del Lido, proiezione di Un Lupo Mannaro Americano a Londra, sigaro e nanna prima di mezzanotte.

Un Lupo Mannaro Americano a Londra

Anche perché mi preoccupo del futuro. Quando sarò un vecchio decrepito – perché no, alle feste non è che non ce vado perché so’ vecchio. Non ce vado perché di solito me rompo er cazzo – e mi chiederanno cosa ho fatto in tutti questi anni, beh, voi lo sapete, cosa sarà figo rispondere. E non sarà ‘mi sono ubriacato come no stronzo’. (Ang)

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