Con in mano un machete, il clown, senza avere neppure il tempo di cambiarsi d’abito dà il via ad una carneficina di soldati nazionalisti. Nel 1973 il figlio di quel pagliaccio entra anch’egli a far parte di un circo e combatterà all’ultimo sangue con il collega per l’amore di un’acrobata. Il potenziale malinconico e orrorifico dei clown è pienamente sfruttato e trasportato dall’atemporale dimensione del mondo circense alla realtà della guerra civile e della Spagna franchista. De la Iglesia si misura con un genere praticato in questi anche da Guillermo del Toro, il fantasioso/storico, dando vita ad una pellicola eccessiva, macabra, decisamente sopra le righe, un delirio visivo in cui il pulp si mescola ad un gusto per il grottesco di stampo prettamente spagnolo. C’è chi ha visto nel film rimandi a Tim Burton, Russ Meyer, Tarantino. Il debito dichiarato è esclusivamente quello nei confronti dell’attore del cinema muto Lon Chaney ma, come afferma lo stesso regista: “dobbiamo essere tutti coscienti che nell’epoca postmoderna non inventiamo più niente. In questo festival non si premia il miglior regista, ma il miglior barman. Il trucco sta nel mescolare bene gli ingredienti.”
Già prima della premiazione c’era chi considerava il film tra i favoriti vista la vicinanza della pellicola con i gusti del presidente di giuria (Quentin Tarantino), gusti che data la ben nota vena cinefila del regista e le frequenti esternazioni sembra a molti di poter intuire. Il film uscirà nelle sale a febbraio 2011.