In tremila tra attori, registi,
tecnici e addetti ai lavori di cinema, tv e spettacolo hanno
occupatola cavea dell’auditorium impedendo l’uso del redcarpet.
A presiedere il tappeto rosso molti volti noti, come Carlo Verdone,
Cristina Comencini, Paolo Virzì e Micaela Ramazzotti, i produttori
Riccardo Tozzi, Angelo Barbagallo e Andrea Occhipinti, Rocco
Papaleo, Kim Rossi Stuart, Elio Germano, Neri Marcorè, Mimmo
Calopresti, gli sceneggiatori Stefano Rulli e Sandro Petraglia,
Beppe Fiorello, Monica Guerritore, uniti dalla parola d’ordine
della manifestazione: “Tutti a casa”.
Numerosi gli interventi, il più rilevante quello del presidente
della giuria del Festival, Sergio Castellitto, il quale ha espresso
“piena solidarietà da parte della giuria internazionale”, e ha
letto il documento preparato dai manifestanti, che qui vi
riportiamo:
“Sergio Amidei, uno dei più grandi sceneggiatori italiani del
dopoguerra, immaginò per tutti noi un piccolo grande sogno: una
Casa per il Cinema dove autori, registi e attori potessero
incontrarsi e confrontarsi. Quella casa ora esiste poco lontano da
qui e a quella casa una settimana fa siamo tornati tutti insieme
per dire che è nostra e per discutere tra noi cosa fare di fronte a
un governo che ci aveva messo con le spalle al muro, tagliando i
soldi del Fondo Unico dello Spettacolo ai minimi storici e quelli
per le fiction televisive di un terzo, provocando in due anni il
dimezzamento delle ore lavorative delle troupe, e cancellando dopo
dodici mesi quelle agevolazioni fiscali che avevano dato un po’ di
linfa vitale al nostro settore. E alla Casa del Cinema ci siamo
ritrovati. Trentadue Associazioni, tutti insieme. Dopo tanto tempo
abbiamo sottoscritto un documento comune. E adesso siamo qui, a
occupare simbolicamente il tappeto rosso del Festival del Cinema,
per comunicare a voi che siete il nostro pubblico le nostre
richieste, perché il nostro cinema riguarda anche voi”. “Noi non
pretendiamo elemosine, ma investimenti pubblici e prelievi di scopo
certi soprattutto da parte di chi utilizza il nostro lavoro, e
chiediamo agevolazioni fiscali perché non rappresentano denaro a
fondo perduto, ma risorse che tornano triplicate, sotto forma di
tasse, allo Stato, Non siamo una categoria di parassiti o
assistiti, come vorrebbe far credere il governo, ma parte decisiva
di un’industria, quella dell’audiovisivo, che è strategica per ogni
paese moderno e che coinvolge più di 250 mila persone.
La cultura non si mangia’, sostiene il Ministro del Tesoro
Tremonti. Ma, forse lui non lo sa, nutre lo stesso permettendo a
centinaia di migliaia di persone che la producono di mangiare, e
inoltre fornisce a quei cittadini che si fanno pubblico un alimento
immateriale e decisivo, fatto di emozioni e sogni, consapevolezza e
senso dell’identità nazionale, per guardare la realtà con occhi
nuovi e immaginare un paese migliore. Il governo ci ha messo con le
spalle al muro”.
La protesta pacifica ha ottenuto il pieno appoggio da parte del
cast di Last Night, film che inaugura la quinta edizione del
festival. Eva Mendes e KeiraKnightley hanno sostenuto la protesta e
la regista ha affermato: “Il mio nome è Massy Tadjedin e non siamo
qui per un’anteprima, ma in quanto colleghi e artisti: per questo,
abbiamo rinunciato volentieri al redcarpet per solidarietà con la
vostra protesta”.
Non manca la risposta del ministro della cultura Bondi, il quale in una dichiarazione definisce “la protesta di oggi ingiustificata nella forma e negli argomenti, soprattutto dopo gli impegni presi dal governo, mostra il grado di faziosità e di intolleranza da parte di persone e gruppi che agiscono in nome della cultura, ma con la quale non hanno nulla a che fare”.