Si è aperto con la mostra ‘1938-2018. Ottant’anni dalle leggi razziali in Italia’ il Cartoons on the Bay, edizione 2018, in corso a Torino, per il secondo anno consecutivo, dal 12 al 14 aprile. La mostra, realizzata in collaborazione con il festival di fumetto ARF! di Roma e curata da Marina Polla de Luca e Mauro Uzzeo, presenta opere originali e inedite di oltre 150 tra i più noti autori dell’animazione e del fumetto italiani.
“La mostra mette insieme i lavori di 155 autori che spesso sono delle vere e proprie opere d’arte – sottolinea Roberto Nepote, presidente di Rai Com – in un luogo come il Carcere Le Nuove che in modo impressionante si contestualizza con il tema della mostra che resterà aperta fino al giugno e dopo un giro per l’Italia – annuncia – andrà in una sede permanente a Roma. Sono temi che guardano al passato e che ci portano a riflettere sul nostro futuro”. Segue Roberto Genovesi, direttore artistico di Cartoons on the Bay: “Tutta la Rai ha lavorato insieme a noi per questa che dimostra come il fumetto non sia un linguaggio residuale ma uno strumento efficace per raccontare tempi difficili e complessi come questo”.

E ci addentriamo nella mostra vera e propria, un’intera ala del Carcere adibita a sala d’esposizione. In ogni cella, ogni antro la gerarchia è abolita e illustratori e artisti di altissimo profilo sono esposti al fianco di giovani promesse del disegno italiano. Un colpo d’occhi potentissimo, nelle claustrofobiche cellette, mirato ad appiattire l’importanza di ogni singolo artista e a farne perdere l’identità, così come avveniva ai deportati a causa di quelle infami leggi, che quest’anno compiono ottant’anni. Un tempo abbastanza lungo da farci sentire “al sicuro” ma pericoloso, perché la memoria potrebbe abbandonarci.
È allora fondamentale la scelta di usare il fumetto, il colore (anche l’assenza dello stesso), qualche volta le vignette sferzanti, tutti linguaggi e forme che si rivolgono a un pubblico giovane, quello che deve imparare a conoscere proprio per non perdere la memoria.
E le soluzioni scelte dai selezionatori sono molteplici, dall’essenziale “gioco” di Davide De Cubellis, che con la sua successione di quattro vignette illumina il visitatore sull’immediatezza del processo di “epurazione della razza”, al suggestivo uso dell’iconografia aritmetica di Giacomo Bevilacqua, passando per la geniale attualizzazione di Massimo Carnevale e la potenza del rosso utilizzato da Carmine Di Giandomenico. Una mostra da vedere, da leggere, da capire, soprattutto da sentire nel luogo scelto per la sua esposizione, un carcere, un luogo di punizione, dolore, pentimento e solitudine.
La mostra, visitabile fino a giugno, sarà poi spostata a Roma, in un luogo da definire e, si spera, possa raggiungere anche diversi altri posti in tutta Italia.

