Dopo You Won’t Be Alone e Of an Age, il giovanissimo Goran Stolevski presenta in concorso nella sezione parallela di Venezia 80, “Orizzonti”, il suo nuovo film Housekeeping for Beginners. Una storia che esplora le verità universali della famiglia, sia quella in cui nasciamo che quella che troviamo da soli. Dita non ha mai voluto essere madre, ma le circostanze la costringono a crescere le due figlie della sua ragazza, la piccola combina guai Mia e l’adolescente ribelle Vanesa. Una battaglia di volontà si scatena quando le tre continuano a scontrarsi e diventano una famiglia improbabile che deve lottare per rimanere unita.
Housekeeping for Begginers: il terzo lungometraggio di Goran Stolevski
In occasione della prima del suo film al Festival, Stolevski si è aperto sulla genesi del progetto: “Posso dirvi l’esatto momento in cui mi è venuta l’ispirazione per questo soggetto. All’epoca facevo l’interprete, stavo accompagnando una mia amica a fare una colonscopia e mi è capitata una foto su Facebook ricondivisa da un mio amico: era una foto degli anni ’70 di due ragazzi gay che vivano insieme ad altri amici. Mi ha colpito molto perchè mi ha trasmesso un senso di casa e spazio sicuro, qualcosa che io non ho mai sentito quando mi sono trasferito in Australia“.
Alina Șerban ha poi raccontato gli inizi della sua carriera da attrice: “Ho avuto questa grandissima opportunità. Vengo da un passato di povertà, sono stata la prima della mia famiglia a finire le superiori, so cosa significa pregare per avere luce e acqua. Se non avevo qualcosa, immaginavo di averlo, ho sempre amato ballare, questo è come si è sviluppata la mia creatività. Ho pensato di dedicarmi alla recitazione. C’era una voce dentro di me, a volte urlava, a volte sussurrava, ma mi stava imponendo di provarci. Nella vita sono stata in orfanatrofio e ho spesso cercato un posto dove stare. Sono poi entrata all’università, dove mi sono scontrata con un ambiente molto elitario e dove mi sono sempre sentita meno degli altri“.
Anamaria Marinca e Alina avevano già lavorato insieme a una scena: il primo ruolo che Alina ha mai ottenuto è stato nella serie tv della BBC The Last Enemy. Nessuno le aveva spiegato bene cosa avrebbe dovuto fare e lei non aveva alcuna esperienza. “Dopo 16 anni sono qui, a recitare insieme ad Anamaria non in una sola scena, ma in un intero film“.
Per quanto riguarda il processo di casting, “più che fare provini, mi piace parlare con i miei attori “ – ha svelato Stolevski. “Come prima cosa, ci conosciamo come persone. Non sono un tipo da ordinare agli altri cosa devono fare. Cerco di costruire un ambiente sano e, soprattutto, di passare tanto tempo insieme, perchè ci si può sentire davvero soli in questo ambiente. Gli incoraggio spesso a improvvisare e per me è anche importantissimo trasferire gli stessi valori alla crew“.
“La famiglia è quella che ci scegliamo, non per forza quella di sangue”
Regista e attrice hanno poi messo in relazione la loro storia famigliare con quella di Housekeeping for Beginners, “Sono cresciuto in una grande famiglia, ho cugini e zie che considero veri fratelli, non considerando l’effettivo grado di parentela, è qualcosa che fa parte di un più ampio senso che io do al concetto di famiglia. In Australia è stato molto diverso, mi sono sentito molto isolato“, ha svelato Goran Stolevski.
“Io sono cresciuta nella solitudine di non avere una famiglia, ma oggi sono quello che sono grazie ai miei amici: sono stati la mia famiglia per tantissimi anni. Ci sono persone queer, di colore, che hanno vite diverse dalla mia, ma siamo una famiglia. Provo rabbia quando vedo i miei amici gay discriminati e loro lo stesso con me. La mia rete di sicurezza sono i miei amici“, ha poi aggiunto Alina Șerban.
Goran Stolevski: tra esperienza intimista e universalità
In merito al parallelismo tra l’esperienza trasformativa di You Won’t Be Alone, dove la strega protagonista è una mutaforma che entra ed esce da corpi diversi elaborando una sua idea di umanità e, al contempo, imparando a conoscere se stessa: “Tutti i miei film partono dal punto di vista di un outisder, che sia un disagio personale o l’ostracismo sociale a causarlo. Non penso che le emozioni dipendano dalla demografia, penso che siano universali. In questo senso, è importante che ci sia anche della rabbia. I personaggi che amo sono quelli che si arrabbiano di più. Sono stato un bambino molto silenzioso e spaventato, i miei film esplorano questa dualità che io percepisco in me, tra il sentirsi un outisder e l’arrabbiarsi, il sentire di volere di più“.