
NOTA PRELIMINARE: l’articolo sarà disseminato da estemporanee ed euforiche brandizzazioni cazzare dei film presenti qui alla Mostra, a opera di Nicola Calocero che ci supporta da lontano. Non hanno alcun senso logico, quindi si adattano benissimo al nostro stato mentale al giro di boa della prima settimana di Festival.
Ieri, dopo una cena a base
di vino e amari con un pezzetto di tonno come accompagnamento –
devo dire in un posto di una decenza che qui al Lido appare come la
Gioconda di Leonardo in mezzo a una personale dedicata a Teomondo
Scrofalo – ieri, a mezzanotte e mezza circa, quelle maliarde delle
mie colleghe/amiche hanno cercato di trascinarmi a un’altra di
queste feste buco nero dove entri pensando ‘mezz’ora e vado via’ e
quando esci ti ritrovi nel mondo post-apocalittico come Bruce
Campbell nel finale de L’Armata delle
Tenebre.
Così, hanno detto. ‘Dai, mezz’ora e andiamo’. ‘Dai, stiamo poco’. ‘Dai, non beviamo’. ‘Dai, non dovrai ballare’. Sì, sì. Come se non ve conoscessi, mascherine. Ero preparato e sono riuscito a resistere a quegli occhioni da cerbiatte solo grazie alle lezioni di gestione del rapporto con il femminile che mi aveva dato ieri mattina Rocco Siffredi, per cui sono tornato a casa promettendo ‘dai, ci penso e magari mi viene voglia’. Naturalmente per evitare qualsiasi possibile ritorno di dubbio mi sono messo subito in pigiama e crollato nel letto nel giro di dieci minuti. Voglio dì, nel frattempo erano quasi le due. Non date retta quando vi diranno che sono l’ultimo dei pensionati.
Era comunque l’ora in cui
quando eravamo ragazzini finiva ‘Colpo Grosso’ e iniziava il
‘Playboy Show’, mica quella di Carosello. Nonostante avessi in
corpo già una dose massiccia di alcool mi addormento senza
problemi, beato e fiero di me stesso sapendo che forse il giorno
dopo avrò la forza di far finta di lavorare e un aspetto più simile
a quello di una persona che a quella del Signore dei Troll appena
uscito dalle miniere di Moria.
Mi dico pure che forse ho esagerato, e che dopotutto forse, veramente, sarebbero state solo mezz’ora, e che in definitiva forse potevo andare ed essere più gentile.
Nero.
Mi sveglio di notte, per fare la piscia.
(so che vi fa ridere quando uso l’espressione “fare la piscia”. Fa ridere anche me)
Controllo il cellulare per capire che ore sono.
La prima cosa che appare è questa foto. Con questa didascalia.
Capito, sì. Mezz’ora e
andiamo via.
Ora, le ragazze sono un po’ allegrotte e si vede, ma tutto sommato stanno ancora fresche e mantengono il loro fascino che, si sa, le donne per ste cose hanno una marcia in più.
Quello che mi sconvolge è il volto di Madeo, che resterà impresso nella mia mente come un monito perentorio.
Quell’uomo. Quell’uomo lì, ragazzi ha ceduto. Ed è così che avreste visto anche me se avessi fatto lo stesso.
Rido soddisfatto e torno a
letto fiero di me, ringraziando Santo Rocco per i suoi preziosi
consigli e proseguendo nel mio giusto riposo fino alle 8,00 del
mattino, quando mi sveglio fresco come una rosa.
A quel punto mi si pone una questione: vado a vedere il film di cannibali, Tommaso di Kim Rossi Stuart o vado a fare la spesa, che sono rimasto praticamente a nutrirmi del muschio che si è formato sotto al balcone per via dell’umidità del canale?
Ci rifletto un attimo e spesa batte Rossi Stuart e cannibali cinque a zero, anche perché la mattina sono tutti in proiezione e perfino i gestori dell’unico alimentari del Lido – che concorrono per la consegna del Tardo d’oro, speciale riconoscimento assegnato a personaggi festivalieri non particolarmente svegli – ce la possono fà a gestire la clientela.
A proposito di premi
collaterali, si comincia a ragionare sui candidati anche per la
corsa all’ICEFAC, al GCCMNF e al
Collammare. Le spiegazioni per le sigle le trovate
in questa capovolte qui a fondo pagina. In ordine sparso, per
ICEFAC si vocifera di Lav Diaz, in corsa anche per il GGCMNF,
insieme a Malick. Muccino favorito per il Collammare.
NOTA FINALE:
ICEFAC = In culo e Fòco ai Capelli, assegnato a individui dalle capigliature particolarmente bizzarre. Concepito assieme a Cristiana Paternò.
GCCMNF = Gran Cazzo Che me Ne Frega, assegnato a film di portata impegnativa e dai temi profondi e particolarmente lontani dalla praticità del quotidiano vivere.
Collammare = Assegnato ai numerosi personaggi privi di collo che si vedono girovagare sia tra gli artisti che tra gli astanti.
(Ang)