È stato presentato il programma della Trentunesima Settimana della Critica in programma dal 31 agosto al 10 settembre 2016, organizzata dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani nell’ambito di Venezia 73, la 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Di seguito il programma completo del film selezionati:
In concorso:
Akher Wahed Fina (The Last of Us)
di Ala Eddine
Slim
Tunisia-Qatar-UAE-Libano, 2016 – World Premiere
Drum
di Keywan Karimi
Francia-Iran, 2016 – World Premiere
Jours de France (Four Days in France)
di Jérôme Reybaud
Francia, 2016 – World Premiere
Los nadie (The Nobodies)
di Juan Sebastián Mesa
Colombia, 2016 – International Premiere
Prank
di Vincent Biron
Canada, 2016 – World Premiere
Singing in Graveyards
di Bradley Liew
Malesia-Filippine, 2016 – World Premiere
Le ultime cose
di Irene Dionisio
Italia-Svizzera-Francia, 2016 – World Premiere
Eventi speciali fuori concorso:
Film di apertura
Prevenge
di Alice Lowe
Regno Unito, 2016 – World Premiere
Film di chiusura
Are We Not Cats
di Xander Robin
USA, 2016 – World Premiere
***
Giona A. Nazzaro – “Anno Uno. Il cinema è
sempre un Anno Uno. Solo i numeri e le statistiche credono alla
crisi (che non c’è ma si vede). Il cinema, quello per cui vale la
pena scendere in campo, si continua a fare. Sta là fuori, basta
vederlo. La Settimana della Critica – luogo dove
sono stati scoperti autori quali Olivier Assayas, Mike Leigh,
Harmony Korine, Kevin Reynolds, Pedro Costa, Antonio Capuano e
Michel Bena – è da sempre interlocutrice privilegiata di questo
rinnovamento.
I festival, oggetto di periodiche e non entusiasmanti disquisizioni
che s’interrogano sulla loro (in)utilità, sono o dovrebbero essere
il luogo-narrazione delle cose del cinema. Non un banale emporio
delle merci cinematografiche disponibili ma l’arena del farsi di un
pensiero che riflettendo su ciò che si può ancora realizzare con le
immagini in movimento, offra anche qualche
idea, magari non banale, sullo stato del mondo in cui viviamo.
Non è un’idea nuova, questa. Rossellini faceva così. E se possiamo
osare ispirarci a un solo tratto della poetica rosselliniana,
questo è la sua totale assenza di qualsiasi nostalgia
cinematografica. Il suo essere stato sempre al presente indicativo,
calato nel farsi della Storia. Talmente calato nel presente del suo
tempo da essere forse l’unico cineasta che ha pensato il futuro del
cinema (e non solo). Ecco. Questa determinazione a stare nel
presente, a non cedere né a nostalgie né a mitologie, è la prima
spinta propulsiva di questa 31. SIC. Cinema di oggi, fatto oggi,
per sguardi di oggi. Perché solo l’oggi, nella sua imprendibilità,
permette di immaginare un cinema che torni a esplorare il nostro
rapporto con quanto accade sullo schermo e intorno a esso.
Il novero di titoli di quest’anno, individuati fra più di 500 film
iscritti, è all’insegna del “piacere filmico”, un “piacere” che si
attiva a partire da un rimettersi in gioco rispetto alle
convenzioni della visione. Un “piacere” del quale il rischio e lo
stupore sono gli elementi fondanti. A partire da
Prevenge – geniale slasher-movie
post-femminista diretto da Alice Lowe, già vista
nei film di Edgar Wright e Ben Wheatley – passando per
Le ultime cose di Irene
Dionisio – tesa rivisitazione dell’umanesimo neorealista –
si opera una ri-mappatura non delle cose viste, ma di quelle ancora
tutte da vedere.
Keywan Karimi, cineasta iraniano condannato a un
anno di carcere e 223 frustate per offesa all’Islam, firma con
Drum un noir metafisico ed
espressionista, mentre Ala Eddine Slim,
documentarista e videoartista tunisino, con The Last of
Us rilancia con grande audacia un cinema sperimentale
e astratto, avventuroso e addirittura schiettamente
fantascientifico.
Perché, in fondo, e non potrebbe essere diversamente, il cinema è
un’arte giovane per definizione. E non solo in senso anagrafico.
Basti pensare a Los nadie di Juan
Sebastián Mesa, girato in sette giorni fra le strade più
inaccessibili di Medellin, o a Prank di
Vincent Biron, ex direttore della fotografia di
Denis Côté, apologo di nichilismo hardcore post-salingeriano.
E se il cinema è sempre e anche un riprendere (o un riperdere) il
proprio posto nel mondo, Jours de France
di Jérôme Reybaud ipotizza un sensuale viaggio
sentimentale, utilizzando un navigatore d’eccezione come Grindr,
per ritrovare i nomi dimenticati delle cose. Pepe
Smith, leggenda del rock filippino, è probabilmente la
presenza più sorprendente: protagonista di Singing in
Graveyards, assieme a Lav Diaz, si offre come
immagine e specchio del complesso rapporto con la modernità e la
democrazia del suo paese.
Infine, in chiusura, Are We Not Cats di
Xander Robin, un melodramma horror viscerale, una
favola dark scandita dalla musica dei Funkadelic, Yvonne Fair,
Lightning Bolt e Albert Ayler. Sorpresa proveniente dagli Stati
Uniti, si ricollega alla new wave dei primissimi anni Ottanta
reinventando pulsioni e calligrafie oniriche.
Senza dimenticare lo splendido mucchio selvaggio di cortisti
italiani di Sic@Sic, sinergia attivata in
collaborazione con Istituto Luce Cinecittà; autrici e autori
lanciati alla conquista del futuro armati solo del loro sguardo,
sorprendente, rigoroso, audace, tenero, provocatorio, radicale e
generoso. E patrocinati da Marco Bellocchio, il
più giovane e vitale dei Maestri italiani. Segnateveli oggi i nomi
di Chiara Leonardi e Edoardo
Ferraro, Valentina Pedicini e
Rossella Inglese, Maria Giovanna
Cicciari, Fatima Bianchi e il collettivo
Caruso, Falanga,
Lombardi, Tenace.
La 31esima edizione della Sic non è una proposta chiusa ma un
invito al viaggio. Si pongono oggi le premesse per immaginare il
cinema che è ancora tutto da inventare.”