Julianne Moore
reciterà in Another Night di Paul Weitz; ill film già in
preproduzione avanzata annovera nel suo cast anche Robert de Niro e
Paul Dano.
Si tratta dell’adattamento del
libro di memorie di Nick Flynn Another Bullshit Night in Suck
City, storia di come il giovane protagonista, impiegato presso
un centro di accoglienza per senzatetto, si troverà ad avere a che
fare col padre, homeless stravagante che vorrebbe fare lo
scrittore.
La Moore, che sarà al cinema
dall’11 marzo con I ragazzi stanno bene insieme a Annette Bening e
Mark Ruffalo, non è l’unica new entry. Con lei anche Olivia
Thirlby, giovane e promettente attrice attrice che abbiamo
ammirato in Juno accanto a Ellen Page. In Another Night la ragazza
sarà l’interesse amoroso di Paul Dano.
Susanne Bier è
pronta a rimettersi a lavoro con un progetto del tutto diverso dal
suo precedente: si tratta della commedia romantica All You
Need Is Love. A interpretarla sarà Pierce
Brosnan, che ha appena avuto del tempo libero dovuto
all’annullamento del progetto nel quale era coinvolto.
Trent Reznor,
probabilmente ancora emozionato per aver strappato l’Oscar al più
meritevoleHans Zimmer,
potrebbe passare dalla sala di registrazione al set. Pare infatti
che il compositore della colonna sonora di The Social Network e leader dei Nine Inch Nails voglia
diventare un attore.
In The
Fighter Dicky, orgoglio dell’ intera cittadina
per il suo passato da pugile, è ora caduto in disgrazia. Nel
frattempo, suo fratello Micky è diventato a sua volta un pugile, la
sua carriera è appena agli esordi ed è gestita dalla madre Alice.
Nonostante il suo impressionante gancio sinistro, Micky continua a
perdere sul ring.
L’ultimo combattimento affrontato
da Micky finisce quasi per ammazzarlo, e a quel punto viene
persuaso dalla sua ragazza, Charlene, a tentare qualcosa di
estremo: dividersi dalla sua famiglia, perseguire i suoi interessi
e allenarsi senza l’inquieto fratello, prigioniero della dipendenza
da crack.
Questa è la storia vera di
The Fighter, film raccontato con nervosi
e rapidi movimenti da David O. Russell, e
interpretato da un ottimo gruppo di attori, sui quali brilla uno
sfolgorante Christian Bale, emaciato e sdentato tossico
con manie di protagonismo. Lui è Dicky che accompagna il fratello
minore, Micky, sul ring. Ad interpretare la giovane speranza del
pugilato c’è Mark Wahlberg, attore ritrovato dopo la sua
bella interpretazione in The Departed di
Martin Scorsese, che anche qui mette in piedi un
buon personaggio con una fisicità che per natura (e cultura) gli
appartiene ma che con dedizione viene messa a disposizione del
ruolo.
The
Fighter di Russell racconta con
sobrietà una storia importante e potente, interessante soprattutto
nella misura in cui è tratta da una storia vera e mostra la
difficoltà umana laddove l’ambiente fa di tutto per far affogare
l’individuo. Proprio la realtà di Lowell, la cittadina di origine
dei nostri protagonisti, è lo sfondo socio-culturale all’interno
del quale su muovono i giovani, le donne e i bambini che rischiano
di affogare nel grande degrado che li circonda. Micky diventerà ciò
che per un periodo è stato il fratello maggiore, una speranza, un
orgoglio comune, un’immagine che possa in qualche modo risollevare
le aspettative di quelli che nascono e crescono in quel luogo.
David O. Russell come già detto non si dilunga nei
drammi personali, analizza, racconta e si limita a mostrare i
personaggi, le dinamiche familiari claustrofobiche e la realtà in
cui questi sono incastonati.
Quello che David O.
Russell racconta davvero bene invece sono gli incontri,
rapidi, dinamici, ci accompagna a colpire la mascella del pugile
insieme alla telecamera, ci fa combattere e ci fa vincere insieme
ai personaggi. Ma il film si distingue per i fighters, i veri
combattenti, questi due attori così diversi, ma che si amalgamano
così bene: da un lato c’è il solido Christian Bale, mimetico fino
all’inverosimile, sfodera un’interpretazione magistrale e dolente
di un uomo in conflitto con se stesso; dall’altro lato troviamo
Wahlberg, più giovane e meno pretenzioso che con il suo sguardo
dolce e il suo fisico violento mette in piedi una bella figura di
uomo in cerca di riscatto, di ragazzo pulito che non vuole finire
nel dimenticatoio della sua sporca città.
A supportare queste belle
interpretazioni due attrici di generazioni diverse ma che si
dividono due bei ruoli, forti e allo stesso tempo molto femminili;
Amy Adams e
Melissa Leo regalano al pubblico due bei
personaggi che contribuiscono alla buona riuscita del
film. The Fighter è un buon film,
forse meno bello di quanto si è tanto detto, ma sicuramente
interessante e per molti aspetti anche godibile.
Arrivano ulteriori informazioni e
rumors sulla trama del nuovo Batman targato Christopher Nolan: The
Dark Knight Rises. Secondo rumors di Badass Digest nel cast faranno
parte anche Joseph Gordon-Levitt, Marion Cotillard, entrambi
in veste di Villain che vanno ad aggiungersi a Tom Hardy che
interpreterà Bane. Ma non è tutto la trama potrebbe essere…
“Anne Hathaway sarà Catwoman. Non
posso dirvi quale ruolo avrà all’inizio, ma sappiate che alla fine
non sarà una villain, quando un’alleata di Batman. E contro chi si
alleeranno i due? La Setta delle Ombre, guidata da Talia Al’Ghul.
Con Bane, che è il suo braccio destro ma anche il suo possibile
amante. E con Joseph Gordon-Levitt. Interpreterà Maschera Nera? La
mia fonte non lo sapeva, ma sapevo già che Levitt sarebbe stato un
villain e che avrebbe avuto a che fare con la Setta delle
Ombre.”
Arrivano ulteriori informazioni e
rumors sulla trama del nuovo Batman targato Christopher Nolan: The
Dark Knight Rises. Secondo rumors di Badass Digest nel cast faranno
parte anche Joseph Gordon-Levitt, Marion Cotillard, entrambi
in veste di Villain che vanno ad aggiungersi a Tom Hardy che
interpreterà Bane. Ma non è tutto la trama potrebbe essere…
La Warner Bros. Pictures e la
Legendary Pictures hanno annunciato ufficialmente l’ingaggio di
Diane Lane nel nuovo Superman di Zack
Snyder: interpreterà Martha Kent!Il casting di Superman sembra
entrare sempre più nel vivo. Ecco l’annuncio ufficiale che sarà
Diane Lane a ricoprire il ruolo della mamma umana di Clark Kent.
Ecco alcune dichiarazione del regista:
“Era un ruolo molto importante da
scegliere per me, perché Martha Kent è la donna i cui valori hanno
aiutato a formare la personalità dell’uomo che conosciamo come
Superman,”
Ricordiamo che oltre alla Lane La
Lane nel film Henry Cavill sarà Superman. Nel ruolo di Pà Kent, il
marito di Martha, si fanno sempre più insistenti le voci attorno a
Kevin Costner, mentre per quello del villain Il Generale Zod si
rumoreggia Viggo Mortensen.
Il film uscirà per il natale del
2012. A produrre c’è Christopher Nolan, Emma Thomas.
The Fighter: Dicky
Eklund è un ex pugile divenuto famoso per aver battuto Sugar Ray
Leonard, ora però, essendo tossicodipendente, si limita ad allenare
il fratellastro Micky Ward. Micky non ha una vita facile infatti
non solo non ottiene molti successi sul ring ma per di più la sua
carriera da pugile è gestita dalla dispotica madre, Alice.
Soffocato costantemente dalle pressioni familiari, dagli
allenamenti del fratello e da una carriera che non sembra
decollare, Micky coglie al volo l’occasione di scappare quando
conosce Charlene, una barista che lo convince a staccarsi dalla
famiglia per perseguire il suo sogno….
David O. Russell si ispira alla biografia di Bob Halloran e alla
vera storia del pugile Micky Ward per offrirci il ritratto di un
uomo che combatte contro un amore fraterno e materno troppo
opprimente per riuscire ad esprimere se stesso e riuscire a
realizzare il suo sogno. Ottima l’interpretazione di Christian Bale
che ancora una volta riesce a modellare il suo corpo a seconda
delle necessità. Easy Girl: Olive Penderghast è una ragazza
diciassettenne come tante altre, non molto popolare nel suo liceo,
tanto che gli altri non ricordano neanche il suo nome. Un giorno,
per difendere un suo amico, dice una piccola bugia che però le
sconvolgerà la vita….afferma di aver perso la verginità con il suo
amico e, quando questa bugia giunge alle orecchie della bigotta
Marianne, leader di un gruppo religioso, la notizia si diffonde per
tutto il liceo. Così da ragazza invisibile Olive si trasforma nella
ragazza più popolare della scuola. Inizialmente Olive è divertita
dalla sua popolarità, tanto che quando la sua classe inizia a
studiare “La lettera scarlatta” di Nathaniel Hawthorne molti la
mettono a paragone con la protagonista Hester Prynne e lei si cuce
una A rossa sui vestiti. Ben presto però la situazione diventa
sempre più ingestibile e lei non più cosa fare.
Will Gluck gira questa brillante commedia, con protagonista la
talentuosa Emma Stone, che si rifà al romanzo “La lettera
scarlatta” adattandolo ai giorni nostri, con la protagonista che
per ironia si ricama sui vestiti la A rossa e dove i pettegolezzi
si diffondono sul web attraverso i social network. Un adolescente
che sfrutta una bugia per trovare quella popolarità che crede possa
renderla felice ma alla fine capisce che non ne vale la pena e che
tutte le bugie vengono a galla! Piranha 3D: ogni anno migliaia di turisti si
recano al lago Victoria, in Arizona, per trascorrere le vacanze di
primavera, ossia una settimana di sole, divertimenti e baldoria.
Anche un regista, Derek Jones, decide di recarsi sul posto per
girare alcune scene del suo prossimo film ingaggiando il giovane
Jake come guida turistica. Un giorno però un terremoto provoca
l’apertura di una grotta nei fondali del lago liberando una specie
preistorica di piranha affamati che si pensava fossero estinti ma
che invece sono sopravvissuti cibandosi gli uni degli altri. Julie
Forester, sceriffo della cittadina e madre di Jake, insieme al suo
vide Fallon, tenterà in tutti i modi di salvare i turisti e i suoi
figli che finiscono sempre nei guai.
Alexandre Aja dirige questo nuovo film sui piranha questa volta in
3D utilizzando quindi tutti gli effetti speciali a sua
disposizione. Ovviamente come nei film precedenti nella prima parte
del film si ironizza sui giovani sciocchi che pensano solo a
divertirsi senza preoccuparsi dei pericoli che li circondano,
mentre successivamente troviamo corpi dilaniati e molto sangue,
insomma scene splatter che regalano un po’ di tensione….anche se in
questi film sembra tutto già visto e rivisto! Il Gioiellino: nel 1992 Amanzio Rastelli fonda un
azienda agro-alimentare di piccole dimensioni, ai cui vertici pone
i suoi familiari e manager di fiducia. Pian piano l’azienda cresce
e nel 2003 diventa una grande azienda quotata in Borsa che esporta
i suoi prodotti in diversi continenti. Purtroppo però ha un grande
problema: mancanza di soldi e un managment inadeguato. Cosa fare
per risolvere la situazione? Si falsifica il bilancio, si gonfiano
le vendite, si chiede aiuto ai politici….insomma tutte soluzioni
illegali e non adatte che portano tutti, dai risparmiatori alle
banche, a rimetterci. Così alla fine i problemi diventano
talmente grandi e tanti che finiscono per rovinare tutto.
Andrea Moaioli mette in scena i mali economici del nostro paese,
dove i problemi vengono affrontati con bugie ed inganni che
finiscono per peggiorare la situazione e rovinare anche le cose
belle. Ottima l’interpretazione di Toni Servillo nei panni del
ragioniere Ernesto e di Remo Girone nei panni di Amanzio. Il buongiorno del mattino: Becky Fuller è una
produttrice esecutiva di un tg locale del New Jersey che aspira ad
una promozione che però sembra non arrivare mai. Quando viene
licenziata e tutto va male, Becky non si perde d’animo e grazie al
suo curriculum trova lavoro per il programma mattutino “Daybreak”
dell’IBS. Incaricata di rilanciare il programma. Becky pensa di
ingaggiare il famoso conduttore Mike Pomeroy per risolvere il
problema. Ma purtroppo Mike si rifiuta di presentare notizie di
gossip, meteo o mestieri e di lavorare con la sua odiata collega
Colleen Peck, che invece è contenta di poter annunciare notizie del
genere. Becky dovrà quindi risolvere i problemi con Mike e Colleen
che continuano a scontrarsi sia in onda che fuori onda e per di più
dovrà risolvere i suoi problemi con il suo ragazzo Adam Bennett, il
produttore dello show.
Roger Michell dirige questa commedia romantica che mostra i
retroscena del mondo televisivo mattutino con conduttori che
tentano di sfondare e di apparire il più possibile e una giovane
donna che cerca di fare carriera a tutti i costi. Troviamo non solo
la bella Rachel McAdams, ma anche due superstar come Harrison Ford
e Diane Keaton, impegnati in scene divertenti con battute
esilaranti e continui battibecchi. La vita facile: Luca e Mario sono due amici che
hanno frequentato la scuola di medicina e si sono laureati insieme,
loro vite prendo strade totalmente diverse quando Mario sposa
Ginevra, la ragazza che ha fatto battere i cuori dei due amici.
Luca si reca in Africa dove lavora insieme ad un infermiera in un
ospedale in Kenia, Mario si afferma come chirurgo in una clinica
privata a Roma. Dopo nove anni, Mario decide di partire per
l’Africa e cercare così di riallacciare i rapporti col suo vecchio
amico. Completamente spaesato Mario riesce a riavvicinarsi a Luca
ma tutto viene nuovamente messo in crisi dall’arrivo di
Ginevra….quali segreti si nascondono dietro a questo improvviso
viaggio??
Lucio Pellegrini dirige questa commedia italiana tutta al maschile
con Stefano Accorsi e Pierfrancesco Favino nei panni di due medici.
Due personaggi che tra le difficoltà poste dal Continente nero,
attraverso il sarcasmo, la comicità e l’introspezione ritrovano se
stessi. La donna in questo contesto è presentata in negativo con
Ginevra, interpretata dalla bella Vittoria Puccini, che è la moglie
viziata e odiosa del ricco medico.
Una cella in due:
due strani personaggi si trovano rinchiusi in carcere nella stessa
cella: uno è Angelo Zingoni, un precario che ama Monica la quale lo
considera solo un amico, arrestato dopo aver tentato di rapinare
una tabaccheria; l’altro è Romolo Giovagnoli, un ricco avvocato,
sposato con Ilde che quando scopre il tradimento di lui, spiffera
ad un Magistrato le attività illegali del marito che viene così
arrestato. Tra Angelo e Romolo nasce una bella amicizia che li
porta a tentare, tra varie situazioni comiche, la fuga dal carcere.
Una volta fuori i due si rincontrano dopo un paio di anni ma la
situazione è cambiata: ora Mario è pieno di debiti mentre Angelo è
ricco e aspetta un figlio da Monica…ma le cose ben presto
cambieranno nuovamente…
Enzo Salvi e Maurizio Battista diretti da Nicola Barnaba, sono la
strana coppia di questa commedia carceraria piena di gag e
situazioni esilaranti.
Ancora si attende Tree of Life ma
già cominciano a circolare poche immagini del sesto film del
regista texano Terrence Malick, che dovrebbe intitolarsi The
Burial. Per ora si sa molto poco della tra e dei personaggi,
ma da questa foto si possoo vedere Ben Affleck e
Rachel McAdams in atteggiamenti intimi.
Nel cast anche Rachel
Weisz, Olga Kurylenko, Jessica
Chastain, Javier Bardem, Amanda
Peet e Barry Pepper. Al
momento non è stata fissata una data di uscita. Le vendite
internazionali sono curate da FilmNation Entertainment. La
fotografia è dell’ottimo Emmanuel Lubezk.Intanto
si freme per il 27 maggio …
La Warner annuncia
che la premiere di Harry Potter e i Doni della Morte Parte
II si terrà a Trafalgar Square, nel cuore storico della
città di Londra.
“Sarà la prima premiere
cinematografica a Trafalgar Square: una delle piazze più celebri e
riconoscibili di Londra farà da sfondo a una delle più grandi
premiere mai organizzate nella capitale. Gli attori, la troupe e
gli ospiti invitati all’ultima premiere di Harry Potter daranno
avvio alla serata sul red carpet in Trafalgar Square davanti ai
media di tutto il mondo. Nella piazza ci saranno aree riservate ai
fan e ai vincitori di concorsi organizzati in tutto il mondo, che
potranno incontrare gli attori e i creatori di alcuni tra i
personaggi più amati di tutti i tempi. Cast e ospiti si sposteranno
poi a Leicester Square per assistere alla proiezione”
Ecco alcuni commenti alla
decisione, si tratta del sindaco di Londra Boris
Johnson e di Josh Berger, presidente e
amministratore delegato della Warner Bros Pictures UK
*”Da dieci anni seguiamo con
entusiasmo sul grande schermo la battaglia tra Harry Potter e il
suo acerrimo nemico Lord Voldemort, e questo film è uno dei più
attesi nella storia. E’ un grande trionfo per la Gran Bretagna, e
non riesco a immaginare uno sfondo migliore di Trafalgar per dare
l’addio più spettacolare a questa saga.”
*”Siamo
felicissimi che il gran finale di Harry Potter e i Doni della Morte
sia ospitato in una cornice tanto prestigiosa. Siamo orgogliosi
della creatività delle nostre premiere, e lo spazio di Trafalgar
Square renderà possibile un’esperienza magica per gli ospiti e per
i fan.”
Kaspar Toporski è
un film-maker, e nella sua idea, il coccodrillo è l’essere più
perfetto che esiste al mondo. La sua vita si muove a metà tra
realtà e finzione, immerso com’è nei suoi sogni ad occhi aperti,
nella sua realtà immaginaria e nelle sue visioni macabre e
grottesche di esseri strani che popolano le sue giornate, i suoi
schizzi e le sue conversazioni.
Con una premesse di questo tipo ci
accorgiamo che Krokodyle, l’ultimo lavoro di
Stefano Bessoni (Imago Mortis),
non è un film convenzionale, anzi lo si potrebbe definire
appartenente ad un certo cinema sperimentale che sacrifica la
narrazione a beneficio dell’immagine. Sebbene questo può
rappresentare un limite per la godibilità del film, Bessoni riesce
con un’incredibile forza visiva a portarci dentro il mondo di
Kaspar, che probabilmente è in realtà il suo stesso mondo
visionario.
Krokodyle, il film
Il suo personaggio, o alter-ego, si
muove con impalpabile morbidezza tra un piano e l’altro, tra
l’immaginazione e la realtà incontrando di volta in volta i
personaggi che lui considera suoi amici: c’è Bertold, un suo
collega e amico che è stato ostacolato dalla produzione nel suo
ultimo lavoro con il risultato di un trattamento molto duro da
parte della stampa; poi c’è Helix, affascinante fotografa, che
vuole catturare la morte nella fotografia, personaggio decisamente
intrigante che agli occhi di Kaspar incarna l’antico conflitto tra
Eros e Thanathos che da sempre accompagna la letteratura e l’arte,
e forse in maniera meno conscia, la vita di tutti i giorni. Schulz
è lo scienziato pazzo, l’alchimista, confidente e amico di Kaspar,
che realizza progetti e mette a punto le antiche formule alchemiche
per generare la vita, passando al nostro protagonista gli oscuri
segreti della sua arte.
Ognuno di questi elementi
contribuisce a creare un universo affollato e claustrofobico nel
quale Kaspar sembra trovarsi decisamente a suo agio, ma che a
tratti inquieta lo spettatore, anche lui smarrito tra ciò che è
reale e ciò che invece non lo è. La struttura del film, per
dichiarazione dello stesso autore, è quella di un quaderno di
appunti che comprende foto, pupazzi, animazioni, disegni, schizzi e
appunti, un diario filmato della mente stessa di Kaspar,
interpretato da Lorenzo Pedrotti.
E proprio in Pedrotti il film trova
la sua vera e propria anima, poiché è dalla sua voce che
veniamo guidati attraverso i vari capitoli della storia, una voce
calma, dolce, in piacevole contrasto con le atmosfere spesso
inquietanti che Bessoni costruisce, soprattutto attraverso
l’utilizzo di grandangoli e con il fondamentale contributo di
Leonardo Cruciano, realizzatore degli effetti
speciali, e anche produttore del film, e della scenografa
Briseide Siciliano. Tra gli altri interpreti si
distinguono Jun Ichikawa, nel ruolo di Helix, che
con la sua delicata bellezza riesce a dare corpo e vita ad uno dei
personaggi più affascinanti del film; Francesco
Martino è Bertold, in questo caso forse il meno
convincente, al quale è affidato la splendida citazione del film di
Wim Wenders Il Cielo Sopra Berlino, e il bravo
Franco Pistoni, visto già in Imago
Mortis, è Schulz.
Krokodyle si
presenta con un film privo di narrazione, ma sarebbe più corretto
dire che la sua storia non è drammatizzata, poiché è semplicemente
raccontata dalla voce del protagonista che nella sua ironica
deliranza farcisce il racconto di citazioni fiabesche e grottesce,
dall’Alice di Carrol al Pinocchio di Collodi, il tutto accompagnato
da una colonna sonora composta da brani classici tra cui il
bellissimo Carnevale degli Animali già utilizzato da
Terrence Malick nel suo secondo film, I
Giorni del Cielo, brano che ben si associa alla
sospensione temporale e spaziale che il film suggerisce.
Forte anche della splendida
fotografia di Ugo Lo Pinto,
Krokodyle può definirsi un coraggioso esperimento
di cinema indipendente, un prodotto purtroppo poco vendibile, ma
molto affascinante, macabro e ironico allo stesso tempo, animato da
uno spirito di ricerca e di onestà che probabilmente il cinema
italiano ha smarrito.
“Un Breakfast Club per la mia
generazione” così Bryce Dallas Howard definisce il suo prossimo film. La
novità è che la figlia di Ron Howard, proprio come
il padre, si prepara a dirigere questo film per il quale ha anche
scritto la sceneggiatura in collaborazione con Dane Charbeneau.
La Leda è una delle maggiori
aziende agro-alimentari del Paese: ramificata nei cinque
continenti, quotata in Borsa, in continua espansione verso nuovi
mercati e nuovi settori. Quello che si dice un gioiellino.
Finalmente The
Fighter arriva anche in Italia. Questo fine settimana
potremmo finalmente tutti gustare la grande interpretazione di
tutto il cast, parte del quale (mi riferisco a Christian
Bale e Melissa Leo) è stato premiato
anche con l’Oscar per il miglior attore nella categoria non
protagonista.
La storia vera parla di Dicky, un
uomo che è l’orgoglio dell’intera cittadina ora caduto in
disgrazia, e del suo fratellastro Micky, a sua volta un puglie, la
cui carriera è appena agli esordi ed è gestita dalla madre Alice.
Nonostante il suo impressionante gancio sinistro, Micky continua a
perdere sul ring. L’ultimo combattimento affrontato da Micky
finisce quasi per ammazzarlo, e a quel punto viene persuaso dalla
sua ragazza, Charlene, a tentare qualcosa di estremo: dividersi
dalla sua famiglia, perseguire i suoi interessi e allenarsi senza
l’inquieto fratello. Fino a che, a Micky non viene offerta
l’opportunità di una vita: combattere per il titolo. Ma presto
Micky capisce che avrà bisogno del fratello e di tutta la sua
famiglia per poter vincere.
La trama è chiara: si parla di vittoria e
sconfitta, non solo sul ring ma anche nella vita, e di legami,
quelli familiari che a volte vanno al di là dei legami di sangue. A
dirigere David O. Russell, regista e
sceneggiatore, che nel 1994 ha visto premiare al Sundance Film
Festival il suo primo film Spanking the Monkey, e che ha ottenuto
anche due nomination agli Indipendent Spirit come miglior opera
prima e migliore sceneggiatura. Il suo secondo film è stato Amori e
disastri, entrato nel 1996 nella lista dei top ten di oltre trenta
film. Ma si ricordano di lui anche Three
Kings del ’99 e il più recente I Heart
Huckabees – Le strane coincidenze della vita.
Per The
Fighter, Russell ha anche ottenuto una nomination
come miglior regista, statuetta andata poi al collega Tom
Hooper per Il Discorso del Re la
scorsa notte al Kodak Theatre. Il film si distingue per una
straordinaria prova collettiva del cast, Mark
Wahlberg che interpreta Micky, offre una buona prova
affiancato da un Christian Bale che offre una
delle sue interpretazioni migliori nei panni del problematico ed
emaciato Dicky. Anche le donne alzano la voce in questo film e
Melissa Leo e Amy Adams
rappresentano molto bene il ‘sesso debole’ in un mondo governato
dai pugni dentro e fuori dal ring.
Avevamo tempo fa accennato ad una
nuova collaborazione di Spike
Jonze e Charlie Kaufman, e pare che il
progetto abbia finalmente trovato i finanziamenti! Per quello che
riguarda l’aspetto ‘artistico’ adesso si sa anche di cosa si
tratta: il film sarebbe una satira nella quale i principali leader
mondiali si riuniscono per strutturare una comune agenda riguardo
alcuni problemi globali, come il prezzo del petrolio o i tanti
conflitti che insanguinano il pianeta.
Toni Servillo, Remo Girone e Andrea
Molaioli sono stati i protagonisti, questa mattina, della
conferenza stampa de Il
Gioiellino, ultimo film dei regista de La Ragazza del Lago, che
mette in scena un film a metà strada tra l’apologo morale,
l’esigenza artistica con una virata sul film d’inchiesta
liberamente ispirato alla vicenda del crac Parmalat.
Un gioiellino, questa è la Leda (ne
Il Gioiellino), azienda agro-alimentare estesa ai
cinque continenti, quotata in borsa, e alla continua ricerca di
mercati sui quali espandersi. Amanzio Rastelli, padrone
dell’azienda, ha messo a capo della sua ‘creazione’ la famiglia
(figlio e nipote) e alcuni amici, non troppo qualificati ma capaci
e degni di fiducia. Ma il gruppo si indebita e il falso in bilancio
non basta più a coprire il buco che si trasformerà in una vera a
propria voragine che trascinerà sempre più a fondo Rastelli e tutti
suoi collaboratori.
Il
Gioiellino, diretto da Andrea
Molaioli, si ispira al crac Parmalat e indirettamente a
tutti quei fallimenti che hanno colpito aziende grandi e piccole,
italiane e non. Molaioli, dopo La ragazza del
lago, ritrova la super star Toni Servillo, questa volta in un ruolo nel
quale non siamo troppo abituati a vederlo, non è un leader né colui
intorno al quale gravitano tutte le attenzioni, ma si autodefinisce
‘il Capo’ ed è in qualche modo artefice della vicenda narrata.
Sempre molto bravo questa volta però non può fare affidamento sulla
sua incredibile mimica, ma la sua voce e la sua presenza scenica
fanno il resto. Accanto a
Servillo un ottimo Remo Girone nei
panni di Rastelli, convincente e integerrimo, l’attore incarna
secondo gli sceneggiatori la blanda schizofrenia, costitutiva della
società italiana, di coloro che davanti al disastro fingono che
tutto sia in ordine. A completare il terzetto di protagonisti la
bella Sarah Felberbaum, che interpreta Laura, nipote
di Rastelli e capace donna d’affari, scaltra e passionale.
Molaioli conduce senza indugio un
buon film, che per la prima parte risulta sinceramente godibile ma
che al momento del cambio di registro, quando cioè si viene a
contatto con i primi sentori di problemi finanziari, non muta il
ritmo del suo racconto, dilatando i tempi e saltando i passaggi,
peccando principalmente di mancanza di chiarezza nella narrazione.
Il che è un gran peccato, considerando che per il resto il film
aveva tutte le potenzialità per essere un prodotto davvero bello: a
contribuire al suo volare artistico, oltre ai già citati grandi
attori e al racconto ben condotto nella prima parte, concorrono una
considerevole colonna sonora, una splendida fotografia di
Luca Bigazzi e una sceneggiatura buona soprattutto
nei dialoghi ricchi di una sottile ironia attribuibile soprattutto
al personaggio di Servillo.
Il
Gioiellino è comunque un buon film, ben confezionato,
che racconta una pagina non molto felice, e forse neanche conclusa,
della storia di questa grande crisi economica mondiale, e
italiana.
Carlito’s Way è il
film del 1993 diretto da Brian De Palma
con Al Pacino, Sean
Penn, John Leguizamo e Viggo Mortensen.
Carlito’s Way è un
film del 1993 diretto da Brian De Palma, con
Al Pacino e Sean Penn. E’ solo apparentemente uno
dei tanti film sulla malavita del bronx. Trattasi invece di un film
sui sogni che si spezzano tragicamente, sulla voglia di liberarsi
da un passato scomodo, sulle amicizie finte e di convenienza.
L’interpretazione di Al Pacino è superlativa. Il
ruolo di Carlito sembra essere stato inventato apposta per lui.
Ottimo anche Sean
Penn, nella parte del sedicente avvocato. Anche i
personaggi che ruotano intorno ai protagonisti reggono bene il
confronto e sono ottimi comprimari. Stupendo il finale, che lascia
tristemente basiti.
Carlito’s Way, la trama
La trama. Harlem,
1975. Grazie alla bravura del suo avvocato David Kleinfeld
(Sean Penn), Carlito Brigante (Al
Pacino), vera leggenda negli ambienti malfamati, riesce ad
uscire di carcere dopo appena 4 anni, per buona condotta e chiari
intenti di voler cambiare vita. A questo scopo, rileva anche un
locale ben avviato, “El Paraiso”, frequentato anche da boss di
quartiere.
Le sue buone intenzioni si
scontrano presto con il suo scomodo passato che lo verrà a cercare,
e scoprirà che l’avvocato lo ha fatto uscire per un proprio
tornaconto, diventato anche lui ormai un boss a tutti gli effetti.
Nonostante ciò, cerca di coltivare il suo sogno insieme alla bella
Gail, dalla quale il carcere ha allontanato. Ma la strada è in
salita.
Il film è tratto da due romanzi:
Carlito’s Way (1975) e After Hours (1979) di Edwin
Torres. Si decise di usare il titolo del primo romanzo per evitare
che la pellicola potesse essere confusa con l’omonimo film di
Martin Scorsese del 1985. Nel 2005 fu girato un
prequel destinato al circuito home video, intitolato
Carlito’s Way – Scalata al potere. Un
lungometraggio che non ha certo lasciato il segno.
La carriera del regista
italo-americano Brian De Palma è caratterizzata da
numerosi alti e bassi, avendo alternato film di successo a veri
flop. Il primo lungometraggio di De Palma,
Murder à la Mode (1968,) ottenne subito un buon
successo, ma per ripetersi dovrà aspettare quasi 10 anni. Infatti,
torna a far parlare di sé con il film horror Carrie, lo sguardo di Satana (1976), tratto da
un romanzo di Stephen King, con John
Travolta e Sissy Spacek.
Si ricordano anche
Scarface (1983), sceneggiato da Oliver
Stone con uno straordinario Al Pacino;
Gli intoccabili (1987), con un cast all-star:
Kevin Costner, Robert De Niro, Andy Garcia e Sean
Connery, il quale – scelto all’ultimo dal regista, che
aveva optato precedentemente per Kirk Douglas, Gene Hackman
e James Stewart – vincerà un Oscar come miglior attore non
protagonista; Mission Impossible del 1996 con
Tom Cruise; Mission to Mars
(2000), forse l’ultimo film che ha lasciato davvero il segno.
De Palma è stato
anche nominato 5 volte ai Razzie Awards come peggior regista
dell’anno per i film: Vestito per uccidere, Scarface,
Omicidio a luci rosse, Il falò delle vanità e Mission to
Mars. Sean Penn e Brian De Palma avevano già lavorato
insieme in Vittime di guerra del 1989. Giancarlo Giannini è stato
premiato con il Nastro d’argento per il doppiaggio di Al
Pacino.
Vincere è un film
di Marco Bellocchio uscito nel 2009, con Giovanna Mezzogiorno e Filippo Timi nei panni rispettivamente di
Ida Dalser e di Benito Mussolini giovane, nonché
del figlio non riconosciuto da quest’ultimo, Benito Albino. Un film
da consigliare, perché ben fatto, ma soprattutto, perché ci narra
una vicenda che i libri di storia e i documentari non ci hanno mai
raccontato, vuoi per censura, vuoi per mancanza di prove
inconfutabili. Ma a Bellocchio è bastato guardare un documentario
della Rai del 2005 per restarne colpito e decidere di farne un
film, dando a tanti l’opportunità di venire a conoscenza di una
delle tante storie taciute del nostro Paese; storie che riguardano
tanto i potenti, quanto chi li ha amati senza essere
contraccambiati.
Vincere, la trama
In Vincere Benito Mussolini è da
giovane un fervente socialista, pacifista, anticlericale, direttore
del giornale l’Avanti. Ma dentro di sé cresce una spinta
propulsiva, egoista, ambiziosa, quasi sovrumana. Una spinta che lo
porta a lasciare il partito e il giornale e fondare un Movimento (i
fasci di combattimento) e un proprio giornale, Il Popolo d’Italia.
Partecipa pure alla Prima Guerra Mondiale. Ad accompagnarlo in
questa evoluzione o involuzione (dipende dai punti di vista) c’è
Ida Dalser, ragazza passionale quanto lui. Dalla loro unione
clandestina ed extraconiugale nasce Benito Albino, ma entrambi
vengono a poco a poco messi ai margini da quello che diventerà il
Duce d’Italia. Prima li fa rinchiudere in una cascina in campagna e
poi li divide facendoli rinchiudere rispettivamente in un manicomio
e in un orfanotrofio. Ma la giovane Ida non si da per vinta.
Marco Bellocchio
ci racconta una storia cancellata dai libri di scuola o di
saggistica. La storia di una donna che ha difeso fino in fondo un
amore impossibile. Una passione trasmessa allo stesso figlio, che
pure non ha mai cancellato il suo vero nome. L’interpretazione
degli attori principali è molto coinvolgente, tanto che riescono a
trasmettere appieno allo spettatore tutti i sentimenti che i
personaggi interpretati provano dentro o esternano.
La Mezzogiorno interpreta al meglio l’audacia di
una donna che non vuole rinunciare al suo amore e alla sua
passionalità per un uomo diventato inarrivabile; sfidando perfino
le regole assurde ed opprimenti che egli aveva messo in piedi con
tanto di Regime autoritario. Quanto a Timi, si immedesima ottimamente nel ruolo di
un giovane Mussolini in ascesa, ha sempre uno sguardo perso e
soprappensiero, che tradisce il pensiero per chissà quale nuova
meta da superare dall’alto della propria instancabile ambizione.
Con uguale bravura interpreta anche il loro figlio clandestino,
Benito Albino, il quale fu rinchiuso in un orfanotrofio col cognome
della madre. Molto ben riuscita l’imitazione del padre da parte del
figlio, un’imitazione ai limiti della nevrosi. Quella nevrosi che
lo porterà all’auto-distruzione.
È stato l’unico film italiano in
concorso al Festival
di Cannes del 2009 e premiato ai David di Donatello 2010 con
otto premi su quindici candidature, fra cui quello per il miglior
regista. Non ha vinto quello per il miglior film, conquistato da
L’uomo che verrà, ambientato sempre durante la Seconda Guerra
Mondiale.
“Non prendere lezioni di
recitazione, non imparare a memoria le tue battute, non aver paura
d’essere ridicola.” Pochi i consigli che Melanie
Laurent ha ricevuto dal suo mecenate cinematografico
Gerard Depardieu e che con dedizione e volontà le
hanno consentito di costruirsi in breve tempo un’interessante
carriera.
Melanie Laurent, biografia
Parigina DOC, Melanie
Laurent nasce nella capitale francese il 21 febbraio 1983,
figlia di una professoressa di danza e di un doppiatore (è la voce
di Ned Flanders nella versione francese de I
Simpson): nonostante le velleità artistiche della famiglia
il primo approccio col mondo del cinema avviene in modo
assolutamente casuale a soli 13 anni, accompagnando una sua amica
ad un’audizione per un ruolo in Asterix e Obelix contro
Cesare; galeotto allora l’incontro con Depardieu, che dopo
aver notato la giovane dietro le quinte le propose subito un ruolo,
scritturandola nel suo film Un pont entre deux
rives dove interpreta il ruolo di Lisbeth. Segue un
periodo di intensa attività in patria con diverse pellicole, da
Ceci est mon corps (2000) di Rodolphe Marconi con
Louis Garrel e Jane Birkin, a Embrassez qui vous
voudrez (2002), dove interpreta la fidanzata di Gaspar
Ulliel, e la fiction Il partigiano Moulin.
Melanie Laurent, filmografia
Nel 2004 torna a essere diretta da
Rodolphe Marconi in Le Dernier Jour, dove
interpreta nuovamente la ragazza di Ulliel, stavolta messa da parte
da lui per l’amore omosessuale verso un amico d’infanzia e l’anno
dopo è nuovamente sugli schermi in Tutti i battiti del mio
cuore di Jacques Audiard con Roman Duris, nel ruolo
dell’amante di un boss della mala russa. Il 2006 è un anno
importante grazie al film Je vais bien, ne t’en fais
pas di Philippe Lioret dove interpreta il ruolo di Lili,
diciannovenne disperata per la separazione dal fratello gemello col
quale ha un fortissimo legame, prova che le fa vincere il premio
Cesar e il Lumiere come migliore promessa del 2007.
Segue nel 2008
Parigi di Cédric Klapisch, opera corale dove
ritrova Roman Duris, per interpretare una studentessa della Sorbona
oggetto dell’ossessione del suo professore di storia (interpretato
da Fabrice Luchini) che cerca di conquistarla dedicandole versi di
Charles Baudelaire. Nello stesso anno recita nel disperato
L’amore nascosto di Alessandro Capone, dramma dai
toni inquietanti che scava nella mente distorta di Danielle
(interpretata da Isabelle Huppert), ricoverata in
un ospedale psichiatrico dopo l’ennesimo tentativo di suicidio: a
Melanie il ruolo di Sophie, figlia odiata e respinta sin dalla
nascita, algida e misteriosa che come un fantasma appare alla
ricerca di risposte nella stanza di Danielle e cerca disperatamente
di superare l’innaturale odio di una madre verso la sua creatura
con esiti tragici.
Il 2009 sarà l’anno che finalmente
le porterà la fama internazionale: Quentin Tarantino la consacra
regina assoluta del suo Bastardi senza Gloria,
dove interpreta l’ebrea Shoshanna Dreyfuss: ormai entrata nel mito
la perfomance della Laurent, una metamorfosi di odio per una
ragazza indifesa e terrorizzata, sporca del sangue dei familiari e
in fuga dalle grinfie del terribile Hans Landa nelle prime scene,
per diventare la proprietaria di un cinema animata da spietata sete
di vendetta; con sguardo assatanato fra le fiamme, con una risata
fragorosa capace di tormentare i più terribili incubi, si impone
sullo schermo per realizzare la più impossibile e allettante della
fantasie: uccidere Hitler e cambiare il corso della storia. «Il
suo obiettivo? Uccidere Hitler – conferma Melanie Laurent
– È una tipica eroina tarantiniana, una donna e una guerriera.
Comincio il film in salopette e lo finisco in veletta e abito da
sera. Come temperamento, mi sento molto vicina a lei: sono ebrea
anch’io, e fin da ragazzina ho sognato la stessa cosa, eliminare il
Fuhrer».
Dopo i fasti di Tarantino Melanie
decide di concedersi la commedia
Il Concerto Radu Mihaileanu e con Aleksei Guskov: qui
interpreta Anne Marie Jacquet, grande violinista alla ricerca del
proprio passato, che accetta di suonare Tchaikovsky insieme a una
stramba orchestra di musicisti russi, cacciati dal regime sovietico
e in cerca di riscatto, arrivati a Parigi grazie a uno scambio
d’identità. Nel 2010 interpreta Annette Motod in Vento di
primavera di Roselyne Bosch, nei panni di un’infermiera
che si adopera per aiutare le famiglie ebree durante i
rastrellamenti del 1942 nel quartiere della Butte Montmartre. Dopo
aver terminato le riprese del suo primo lungometraggio da regista
Les Adoptés, ha registrato il suo primo album
musicale con il nuovo compagno Damien Rice. «Sono iperattiva,
non riesco a stare ferma. Mi pare di non avere abbastanza tempo per
realizzare tutto quel che ho in mente. Vacanze? Mi annoiano, al
massimo riesco a prendermi un giorno solo, tutto per me, per fare
shopping, comprarmi delle scarpe». La bella Shoshanna sembra
inarrestabile: provate a fermarla.
“Joe è un uomo che vive il sogno
americano. Ha una bella casa con lo steccato bianco, dei bambini e
una moglie fantastica, delle belle auto. Dio e il diavolo si
incontrano ogni 1000 anni per scommettere sulla vita di un uomo, e
il destino del mondo è a rischio. Quello che ci capita nel corso di
una vita intera, a quest’uomo capita in una settimana. E’ un
dramedy, cioè, di base è una commedia, ma con un nucleo molto
drammatico”.
Finalmente Quentin Tarantino si è
deciso ad uscire allo scoperto. Il suo prossimo progetto sarà uno
spaghetti western, genere di film che da tempo sogna di fare e che
a forza ha inserito in tutti i suoi film precedenti, da Le Iene ai
Bastardi senza Gloria.
Col film che s’intitola Pietro, il
regista Daniele Gaglianone ha gareggiato al Festival del Cinema di
Locarno 2010. L’ambientazione è a Torino, nei “grigi” quartieri in
periferia. Il protagonista Pietro sta superando l’età della
giovinezza, ma dei problemi psicologici ne frenano il
raggiungimento della maturità. Più che la goffaggine nei movimenti,
in lui conta la continua “sudditanza” ai comandi del fratello
Francesco, tossicodipendente. I due giovani vivono insieme, in un
appartamento fatiscente.
Considerato uno fra i registi più
“interessanti” del panorama europeo, nel suo nuovo film Ozon ha
scelto di alleggerire i toni, rinunciando sia alla sceneggiatura
“gotica” sia al simbolismo. Qui Potiche sta per una parola francese
che traduciamo come soprammobile. La protagonista del film è
Suzanne, moglie dell’industriale Robert Pujol (la cui fabbrica
produce ombrelli). Una vera e propria bella statuina per il marito,
che da sempre la confina al ruolo di casalinga, più che altro per
accudire i figli della coppia. Suzanne un po’ alla volta prende
coscienza di sé, arrivando persino a spodestare Robert dalla
presidenza industriale. Dunque la bella statuina comincerà ad
“attivarsi” continuamente.
Tim Burton, che si
sta godendo i due Oscar indirettamente ottenuti grazie ai costumi e
alle scenografie del suo Alice in Wonderland, se ne approfitta
anche per sfruttare a suo vantaggio l’enorme successo commerciale
di questo film.