La Sirenetta: recensione del film di Ron Clements e John Musker

La Sirenetta (The Little Mermaid) di Ron Clements, John Musker, 1989 – Con Jodi Benson: Ariel – Christopher Daniel Barnes: Eric – Pat Carrol: Ursula

 

Trama: Ariel è la figlia del re del mare, una sirena che però invece di amare gli abissi sogna il giorno in cui potrà vivere sulla terra ferma e conoscere tutto dello straordinario e curioso mondo degli umani. Innamoratasi a prima vista  del principe Eric Ariel sarà disposta a tutto, persino a rinunciare alla sua magnifica voce pur di potergli stare accanto e con l’aiuto dei suoi amici il pesce Flounder, il granchio Sebastian e il gabbiano Scuttle, cercherà di fare innamorare Eric entro soli tre giorni. Intanto Ursula, la strega del mare alla quale Ariel ha ceduto la voce in cambio delle gambe, trama nell’ombra per impossessarsi del potere negli abissi e conquistare il principe…

La Sirenetta, il film

La Sirenetta (The Little Mermaid) non è solo il ventottesimo classico Disney secondo il canone ufficiale, ma soprattutto il lungometraggio che ha segnato l’inizio di un decennio, fortunato e proficuo, per la Casa di Topolino; dopo i disastrosi incassi del sottovalutato La bella addormentata nel bosco che nel lontano 1959 avevano quasi portato lo Zio Walt e la sua azienda sull’orlo della bancarotta, nonostante siano sempre stati prodotti nuovi lavori senza interruzione fu unanime la decisione di mettere da parte a data da destinarsi il mondo delle fiabe, tradizionalmente inteso, per puntare su  progetti alternativi meno sofisticati ma comunque incantevoli e pregevolissimi.

Quando nel 1989 dopo anni e anni di rinvii la Disney decise di rimettersi in gioco adattando la nota e tragica fiaba della Sirenetta di Hans Christian Andersen, le premesse erano quanto mai azzardate: per la prima volta si era raggiunta la consapevolezza che quel pubblico che sia apprestava a salutare gli anni 80′ era cambiato, cresciuto e maturato e chiedeva nuovi modi di raccontare storie, capaci di adattarsi al gusto dei tempi attraverso forme di intrattenimento di grande impatto audiovisivo; ecco quindi la nascita della sedicenne sirena Ariel (modellata sulle fattezze dell’allora giovanissima Alyssa Milano), principessa del popolo del mare vivace e curiosa, adolescente ribelle in perenne contrasto con un padre che la vorrebbe ubbidiente e pacata, sorella ideale di ogni giovane ragazza alla ricerca di un posto del mondo, in lotta contro la famiglia per affermare la propria identità e indipendenza: non dunque la solita damigella in pericolo che attende nel castello che le cose cambino ma una ragazza testarda e volitiva che, pur rispettando la regola tipica disneyana di innamorarsi a prima vista del principe Eric, è disposta a sacrificare tutto pur di poter realizzare il suo sogno di vivere sulla terra ferma insieme al suo grande amore.

La sirenettaSe il character design cambia per sempre per avvicinarsi di più a quello dei cartoni giapponesi a mezzo di linee più spigolose rispetto ai disegni morbidi e “umani” della vecchia guardia, la pellicola prende il largo e trionfa grazie a un universo subacqueo colorato e luminoso, ricco di personaggi immortali e unici (dal mitico granchio Sebastian alla strega Ursula, terribilmente moderna nella sua cattiveria di fingere di dare alle persone l’aspetto che più desiderano e che non può non richiamare alla nostra memoria la “terribile” televenditrice Vanna Marchi) e vive di trovate geniali e assolutamente riuscite (memorabile il duello tra Sebastian e il cuoco).

Tuttavia, a farci fare davvero il salto nel blu è il dono prezioso, quello a cui Ariel è disposta a rinunciare ben volentieri, che si rivela più che mai funzionale per realizzare i nuovi orizzonti della Walt Disney Pictures: una voce incantevole, il canto della sirena che rimane nella mente del principe e nello spettatore, che accompagna il kolossal d’animazione nello straordinario mondo dei musical e trova nel compositore Alan Menken e nel paroliere Howard Ashman, novelli autori di Broadway freschi del successo della Piccola bottega degli orrori,  i suoi menestrelli; un viaggio, vibrante ed emozionale, attraverso storiche melodie (la vincitrice del premio Oscar Under the sea su tutte ma anche la commovente Part of my world e la tenera Kiss the girl), per un film che proprio nella voce celestiale della sirenetta trova il centro della narrazione per raccontarsi col cuore a grandi e piccini.

Mentre Menken avrebbe lavorato ancora lungo con la Disney, Howard Ashman ci ha lasciato troppo presto a causa dell’Aids nel 1991, dopo aver terminato il lavoro per La bella e la bestia(che gli fruttò un altro Oscar postumo per la miglior canzone) che chiude i suoi titoli di coda con una commovente dedica :”Al nostro amico Howard, che diede ad una sirena la sua voce e ad una bestia la sua anima, ti saremo sempre grati.“. Grazie davvero Howard, per questo piccolo capolavoro della storia dell’animazione con il quale tutti noi siamo cresciuti e che non dovrebbe essere dimenticato dalle nuove generazioni.

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Alessia Carmicino
Nata a Palermo nel 1986 , a 13 anni scrive la sua prima recensione per il cineforum di classe su "tempi moderni": da quel giorno è sempre stata affetta da cinefilia inguaribile . Divora soprattutto film in costume e period drama ma può amare incondizionatamente una pellicola qualunque sia il genere . Studentessa di giurisprudenza , sogna una tesi su “ il verdetto “ di Sidney Lumet e si divide quotidianamente fra il mondo giuridico e quello cinematografico , al quale dedica pensieri e parole nel suo blog personale (http://firstimpressions86.blogspot.com/); dopo alcune collaborazioni e una pubblicazione su “ciak” con una recensione sul mitico “inception” , inizia la sua collaborazione con Cinefilos e guarda con fiducia a un futuro tutto da scrivere .