Anthony Hopkins

Con certi mostri sacri ci vorrebbe un bel bignami, tipo: Philip Anthony Hopkins, ‘Sir’ dal ‘93, nasce in Galles nel 1937 da genitori panettieri e da piccolo mostra i segni di una leggera dislessia, ma compensa con una discreta padronanza del pianoforte. Nel 2000 ottiene la cittadinanza americana (con sommo disappunto dei suoi connazionali), e da qualche anno vive stabilmente a Los Angeles. 3  mogli e una figlia all’attivo, di mestiere fa l’attore famoso. Famosissimo.

 

Ma come si fa a rinchiudere in un paragrafetto la biografia di uno che dopo gli studi alla Royal Academy of Dramatic Arts e la gavetta di rito, nel 1965 entra al celeberrimo National Theatre diretto niente meno che da Sir Laurence Olivier? Che poi, quando il grande istrione sarà colpito da un attacco di appendicite acuta, è proprio Anthony che lo sostituisce in Danza di morte di Strindberg. Come si dice, non tutti mali vengono per nuocere. O era ‘mors tua vita mea’? Vabbè, comunque, dopo tanto teatro, il debutto cinematografico arriva nel ‘67 con Il leone d’inverno, al fianco di Peter O’Toole e Katharine Hepburn. L’enorme successo del film non può che giovare all’attore in ascesa, che d’ora in poi si dedicherà sia al piccolo che al grande schermo, senza però mai abbandonare il palcoscenico.

Tanto che lo chiamano anche a Broadway e, dalla seconda metà degli anni Settanta, Anthony comincerà a divedersi tra la madre patria e gli U.S.A., tra Attenborough (Quell’ultimo ponte) e Lynch (The Elephant Man). Proprio in una produzione americana ottiene il ruolo della vita, prestando il volto (e la mandibola) allo psichiatra cannibale Hannibal Lecter ne Il silenzio degli innocenti (1991). Niente male per un vegetariano dichiarato: si merita senz’altro l’Oscar come miglior protagonista. Se il riconoscimento non desta certo sorpresa, è comunque un record per l’Academy aver premiato l’interpretazione di Hopkins che – per quanto assolutamente incisiva –  occupa poco più di 16 minuti di pellicola, pari a un 14% scarso dell’intero film.  Peccato che le successive apparizioni di Hannibal the Cannibal/Hopkins (Hannibal e Red Dragon) non siano all’altezza dell’exploit, ma Sir Anthony ha altro a cui pensare. I progetti a venire sono – manco a dirlo – numerosi ed eterogenei, anche se, scorrendo i titoli del suo curriculum, si nota una certa predisposizione per gli adattamenti letterari/le saghe familiari (vedi Casa Howard, Quel che resta del giorno, Vento di passioni, Vi presento Joe Black), con una predilezione per registi come Ivory (4 film insieme) e per il compagno di cavalleria Sir Attenborough (5 collaborazioni).

Non mancano nemmeno i drammi storici come Amistad, Titus e Alexander, né le incursioni nel fantastico che, a partire da Dracula di Bram Stoker nel ’92, si ripropongono di quando in quando nella sua filmografia (La leggenda di Beowulf, Wolfman, i due Thor). E sebbene Hopkins faccia capolino anche in pellicole meramente commerciali come Spice Girls: Il film e La maschera di Zorro, la sua reputazione certo non ne risente, visto che è lui il prescelto per interpretare l’icona nazionale Hitchcok nell’omonimo biopic del 2012. Ora, mentre lo aspettiamo nel biblico Noah di Aronofsky, diamo inizio ai festeggiamenti. Forse lui preferirebbe un bel piatto di fave e un buon Chianti, ma noi siamo tradizionalisti e restiamo fedeli alla torta e allo spumante. HAPPY BIRTHDAY SIR HOPKINS!

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Giuditta Martelli
Giovane, carina e disoccupata (sta a voi trovare l'intruso). E' la prova vivente che conoscere a memoria Dirty Dancing non esclude conoscere a memoria Kill Bill, tutti e due i Volumi. Tanto che sulla vendetta di Tarantino ci ha scritto la tesi (110 e lode). Alla laurea in Scienze della Comunicazione seguono due master in traduzione per il cinema. Lettrice appassionata e spettatrice incallita: toglietele tutto ma non il cinematografo. E le serie tv. Fra le esperienze lavorative, 6 anni da assistente alla regia in fiction e serie per la televisione (avete presente la Guzzantina in Boris?). Sul set ha imparato che seguire gli attori è come fare la babysitter. Ma se le capita fra le mani Ryan Gosling...