Viaggio nella Luna è il film culto del 1902 di Georges Méliès con Georges Méliès, Henri Delannoy, Victor André e Bleuette Bernon
- Anno: 1902
- Regia: Georges Méliès
- Cast: Georges Méliès, Henri Delannoy, Victor André, Bleuette Bernon
Trama: Un gruppo di scienziati si riunisce per discutere del progetto di mandare un’astronave sulla Luna; dopo aver dato il via libera (quasi) all’unanimità, l’impresa prende il via. Una volta costruita la navicella, e dopo averla letteralmente sparata in orbita con un cannone, l’equipaggio atterra sul satellite e si addentra nelle sue profondità, solo per scontrarsi coi suoi abitanti, i Seleniti, venendone catturato, ma riuscendo prontamente a fuggire, dopo averne eliminato il re. L’equipaggio riesce a tornare sano e salvo sulla Terra, assieme a un selenita che si era aggrappato alla navicella, venendo portato in trionfo, e l’impresa celebrata con la realizzazione di una statua a futura memoria.
Viaggio nella Luna
Analisi: Quindici minuti circa (dipende dalle versione, alcune delle quali prive delle scene finali) per fondare un genere e lasciare un’impronta indelebile nella storia del cinema: nel 1902 agli albori o quasi della storia della settima arte, Georges Méliès è il primo a imprimere sulla pellicola il sogno che per millenni è stato solo narrato a voce o sulla carta, da La storia vera di Luciano di Samosata a Dalla Terra alla Luna di Verne, cui il Viaggio è liberamente ispirato. Un quarto d’ora, muto e in bianco e nero (anche se ne esiste una copia a colori – ovviamente colorata a mano – oggetto di un minuzioso durato oltre un decennio e portato a termine solo nel 2011), nel corso del quale vengono ‘fissati’, a livello embrionale, tanti ‘luoghi comuni’ del cinema di fantascienza: dal gruppo di scienziati che si riunisce per un’impresa apparentemente impossibile, all’incontro con le razze aliene, fino al trionfale ritorno a casa.
Come il suo predecessore Verne, anche Méliès riesce in una qualche misura a precorrere i tempi: la navicella spaziale assomiglia in effetti alla capsula di salvataggio con la quale i Armstrong e soci ammararono al ritorno della prima, vera missione lunare, mentre la sfilata trionfale lunare lascia presagire quella realmente avvenuta sessantasette anni dopo.
Articolato in diciassette ‘quadri’, ossia in scene a sè stante, autoconclusive, girate con inquadratura ‘fissa’ usando una cinepresa Lumière priva di mirino, e quindi cercando di ‘centrare’ la ripresa grazie usando solo l’esperienza e un pò affidandosi al caso, Viaggio nella Luna è anche il primo esempio di uso massiccio di effetti speciali, per l’epoca all’avanguardia.
Visto oggi, certo l’impatto iniziale è di assistere quasi con tenerezza alla artigianalità degli effetti speciali e alla ingenuità di certe situazioni (una Luna sulla quale ad esempio si cammina e si respira come se fossimo sulla Terra), frutto anche della ancora scarsa conoscenza dello spazio, ma prima della fine del film non si può non farvisi affascinare, consapevoli di trovarsi davanti a un pezzo di storia, specie davanti ad alcune sequenze che in oltre un secolo di arte cinematografica sono ormai assurte a uno status quasi mitologico, a cominciare da quella, ultracelebre, del ‘faccione’ della Luna sfigurato dall’arrivo della navicella spaziale.
Viaggio nella Luna è d’altra parte entrato nel nostro immaginario, al punto da essere ciclicamente citato non solo nel cinema (buon ultimo Martin Scorsese nel suo Hugo Cabret ha raccontato proprio la genesi di quel film e dalle nostre parti, seppur in una situazione volta in farsa, non si può non pensare che nel suo Fascisti su Marte, Corrado Guzzanti non abbia pensato almeno una volta all’illustre capostipite), ma anche nella musica: da ricordare come gli Smashing Pumpkins abbiano omaggiato il film nel video della loro Tonight Tonight e la colonna sonora che i francesi Air hanno composto ex novo in occasione della presentazione della versione restaurata al Festival di Cannes del 2011.
Per finire, Viaggio nella Luna rappresenta uno dei primi, se non il primo, caso di ‘violazione del copyright’ nel mondo del cinema: fu infatti Thomas Edison a trarne una copia illegale, distribuendolo poi negli Stati Uniti: insomma, dai tempi di Méliès a quelli del filesharing le cose sono in fondo cambiate meno di quanto si pensi…