Sex Education 4: recensione della stagione conclusiva della serie Netflix

Dal 21 settembre, su Netflix, è disponibile l'ultima stagione della serie che racconta le avventure, sessuali e non, di Otis, Maeve e Eric...

SEX EDUCATION SEASON 4 Sex Education 4 recensione
SEX EDUCATION SEASON 4

Dopo una terza stagione che aveva annacquato fin troppo il divertente e pruriginoso concept iniziale, con un’ansia di rappresentazione che sovrastava il bene del racconto, Sex Education torna con un quarto e ultimo ciclo, disponibile su piattaforma dal 21 settembre. Lo fa con un addio lungo otto episodi, una manciata di personaggi nuovi, qualche dramma più o meno serio e tutte le sfumature della sessualità che riescono ad entrare in otto ore di serie tv targata Netflix.

Sex Education 4, la trama

Avevamo lasciato i protagonisti del liceo di Moordale alle prese con la chiusura della loro scuola. Una location simbolica nello show, che era stata teatro di disagio adolescenziale, controversie e incomprensioni, epidemie di clamidia, capre maltrattate e situazioni al limite dell’inverosimile. Ora i giovani uomini, donne e non etichettabili hanno compiuto il passo verso un territorio sconosciuto, il Cavendish Sixth Form College, un campus con una rinomata reputazione di progressismo, autogestito dagli studenti in un’atmosfera irreale e variopinta in cui sembra esserci spazio per chiunque. Ed è in effetti quello che Otis, Eric e gli altri si trovano davanti: una scuola accogliente, attenta alle esigenze di tutt*, senza barriere architettoniche, in cui la comunità queer è non solo integrata, ma è il vero centro della vita scolastica, che promuove la gentilezza come approccio alla vita. Un balzo in avanti davvero notevole, ma allo stesso tempo destabilizzante, dal momento che il Moordale, invece, era tutto ciò che poteva esistere di grigio, gretto e chiuso. E mentre Maeve è partita per gli Stati Uniti alla volta della prestigiosa Wallace University, inseguendo il suo sogno di diventare scrittrice, a Moordale Otis sembra non cavarsela altrettanto bene, con una vera e propria rivoluzione in famiglia, l’arrivo della piccola Joy, e una nuova realtà in cui trova occupato quello che pensava potesse essere il suo posto.

Sex Education Season 4. (L to R) Edward Bluemel as Sean, Emma Mackey as Maeve in Sex Education Season 4. Cr. Samuel Taylor/Netflix © 2023.

Educazione sentimentale

Sex Education 4 porta ancora con sé i segni di quella che era la prima brillante stagione ideata da Laurie Nunn, ma da molto tempo gli spettatori hanno potuto vedere come quella che era partita come un’educazione sessuale si è poi trasformata in una educazione sentimentale, sempre teneramente piccante, ma più incentrata sulle relazioni e la loro gestione, che sulla natura sessuale dei rapporti.

Fatta la pace con tale assunto, questo ultimo ciclo decide di sconfinare sul piano dell’assurdo, non solo mettendo in scena sogni premonitori e visioni divine ma anche offrendo delle risoluzioni quasi sempre conciliatorie e rassicuranti a molti dei suoi personaggi. Tutto il parterre di rappresentazione che ha sfilato in maniera meccanica nella terza stagione, viene adesso ulteriormente arricchito ed esplorato con un risultato senza dubbio più credibile e interessante. A raccogliere i maggiori benefici di questo lavoro di scrittura è forse Eric (Ncuti Gatwa), il personaggio con l’arco narrativo più completo.

Un’utopia in mezzo al mondo reale

La serie propone uno spazio utopico, sicuro, in cui l’esigenza di ascolto e l’effettivo essere ascoltati vanno di pari passo e la diversità viene effettivamente vista come una ricchezza da valorizzare. È un mondo immaginario e difficilmente rintracciabile nella quotidianità, tuttavia questo non deve essere per forza un limite: la serie offre un punto di vista, un vero e proprio mondo immaginario che non risparmia sofferenza e drammi ma che mantiene una sua coerenza e una sua tendenza alla risoluzione dei conflitti, promuovendo il culto della gentilezza. Un’isola felice in un mondo, quello reale, dove la tolleranza sembra appartenere ancora e troppo a nicchie circoscritte.

Tuttavia, per quanto sia alta e nobile questa intenzione, Laurie Nunn si conferma più attenta alle dichiarazioni di intenti che al suo stesso racconto. Il processo di svilimento del personaggio di Otis ne è l’esempio migliore. Da adolescente complessato ma saggio e propositivo, con una cotta per la misteriosa Maeve, diventa un maschietto che si sente minacciato nella sua “professione”, che prova a tarpare le ali alla sua compagna, che sfrutta chi ha un debole per lui, che trascura gli amici. Il povero Otis non sembra avere più una collocazione, è l’unico personaggio che non fa nessun passo avanti e il cui arco narrativo non ha nessuna spinta verso una conclusione.

Sex Education Season 4. Ncuti Gatwa as Eric Effiong in Sex Education Season 4. Cr. Samuel Taylor/Netflix © 2022 – SexEd4_Day19_Ep403_ST-164.arw

Otis rimane indietro

A differenza di quanto invece succede a Maeve, a Ruby, e soprattutto al citato Eric. Sembra che arrivati alla quarta stagione, gli showrunner non sapessero esattamente cosa farsene di dell’unico etero normale della storia (forse perché non rappresentante di una minoranza che va valorizzata?), schiacciato tra le personalità del suo interesse amoroso che ormai è una donna ambiziosa, con i suoi dolori e i suoi sogni, una ex bulletta in cerca di redenzione e l’”amico gay” che finalmente trova il coraggio di risolvere dentro di sé un conflitto profondissimo che lo ha sempre definito come personaggio, ovvero far conciliare il suo essere fieramente gay con il suo essere devotamente cristiano, vivendo allo scoperto in una comunità che mal sopporta i queer.

Quest’incapacità di servire il racconto rispetto alla necessità di mettere in scena situazioni che possano essere una rappresentazione della molteplicità degli spettatori stessi è il principale problema di Sex Education 4, che, rispetto alla stagione 3 ha l’aggravante di trapiantare i personaggi in un luogo che è tutt’altro che ostile al loro percorso. E succede che in nome dell’inclusione e della rappresentazione, entrambe sacrosante, si rinuncia a raccontare la storia, il conflitto, che dovrebbe essere invece il motore degli avvenimenti. Forse la naturale conclusione dello show era quella di costruire un mondo dove la “sex education” non serve più, perché utopisticamente sono tutti consapevoli, esperti, accettati  e felici di essere come sono. Alleluja! Purtroppo chi paga le conseguenze di questa “felicità” è proprio il gusto per la narrazione, che evita ogni curva e si fa percorso dritto, obbligato.

SEX EDUCATION SEASON 4

Cosa resta di Sex Education

Nel corso degli anni, Sex Education ha attraversato tante fasi, mostrandosi di volta in volta come una commedia irriverente che prometteva di rispondere a domande e curiosità sul sesso, un teen drama dal sapore anni ’80, una riflessione sul diventare adulti e fare delle scelte, una vetrina per la rappresentazione della varietà umana intesa come ricchezza e bellezza, con la conseguente e comprensibile difficoltà di stare al mondo che l’essere queer comporta, una dramedy che non risparmia sofferenze grandi e piccole ai suoi protagonisti.

Si chiude eliminando ogni forma di conflitto, ogni ostacolo, offrendo ai suoi protagonisti una strada spianata da percorrere, una realtà in cui le difficoltà sono tutte superabili, i mondi tutti accessibili, insomma, uno spirito estremamente contemporaneo in cui molti spettatori, soprattutto i più giovani, si troveranno a proprio agio, capiti e accolti. E se da una parte appare questa la direzione che le nuove generazioni vogliono per un mondo nuovo, dall’altra l’arte del racconto è la principale vittima di un mondo in cui il conflitto non ha più nessun valore narrativo.

Sex Education Season 4. (L to R) Mimi Keene as Ruby, Asa Butterfield as Otis in Sex Education Season 4. Cr. Samuel Taylor/Netflix © 2023.
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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
sex-education-4-netflixSex Education 4 elimina ogni forma di conflitto, offrendo ai suoi protagonisti una strada spianata da percorrere, una realtà in cui le difficoltà sono tutte superabili. E se da una parte è questa la direzione che sta prendendo il mondo, dall'altra l'arte del racconto è la principale vittima di un mondo in cui il conflitto non ha più nessun valore narrativo.