American Horror Story: Asylum 2×06 – recensione

Il sesto episodio della seconda stagione di American Horror Story gioca in opposizione con il precedente portando in scena la supremazia de genere maschile su quello femminile, destinato a soccombere. In Origin of Monstrosity vengono indagate le cause di questa supremazia schiacciante che, nei casi riportati, è sfociata in mostruosità. Non sempre però questo procedimento di indagine a ritroso e l’eccessiva spiegazione di questioni irrisolte è un buon escamotage narrativo.

Il Dottor Arden e il Dottor Therdson sono i grandi protagonisti di questa puntata, affiancati dall’indemoniata Sister Mary Eunice. Colpevole dell’origine del male è la società tiranna in cui umiliazione e isolamento sono in grado di piantare all’interno degli individui più deboli/sensibili i germogli del male. Il paradosso a cui Asylum cerca di rispondere è proprio quello che vede la società colpevole cercare un modo per arginare e condannare i mostri da essa stessa creati.

Mia mamma mi ha abbandonato e, quindi, divento un serial killer di sole donne sulla trentina.” La sintesi dell’intricata psiche del Dottor Therdson/Bloodyface, a cui viene riservato lo scivolone più grande. Affetto da un evidente complesso di Edipo che lo spinge a cercare donne simili a sua madre per sopperire alla mancanza d’amore che non ha mai ricevuto durante l’infanzia, Therdson opta per lo scorticamento di giovani donne al fine di sentire il loro calore sulla sua pelle. Il “disagio” dell’abbandono lo ha accompagnato sin da piccolo, configurandolo come un bambino diverso dagli altri che si è avvicinato alla psichiatria solo per poter capire al meglio la sua mente contorta. Con Lana però le cose sembrano andare diversamente, forse perché la ragazza, pur di sopravvivere, ha capito che deve fingersi quella figura materna perfetta che il serial killer va cercando. Forse.

La situazione di Lana e Therdson offre lo spunto per fare un saltino nell’altrimenti (e altrettanto) noioso storyline del presente in cui la povera Teresa si trova nella stessa situazione della giornalista, con un Bloodyface che non si sa bene chi sia (sebbene sembri avere la stessa voce del Dottor Therdson).

Detto ciò, torniamo nel 1962 quando il Monsignor Timothy O’Hara (20 anni o 50 e la differenza non si nota) incontra per la prima volta il Dottor Arden. Anche in questo caso, la ricerca spasmodica di compiacere e piacere, la fame di potere e il desiderio di rendere orgoglioso qualcuno del proprio operato (Hitler?) muta le indagini di Arden in studi morbosi verso la creazione di una nuova razza. La morbosità e la dedizione con cui Arden si dedica ai suoi esperimenti riesce a far piegare anche il Monsignore che, aprendo il Briarcliff e riempendolo di scarti umani, permetterà di completare gli studi del Dottore direttamente sugli essere umani. Fedele alla causa, il Monsignore si trova “costretto” a uccidere la povera Shelley (strozzandola con un rosario) abbandonata nella scorsa puntata dalla giocosa Sister Mary Eunice in mezzo a un’allegra comitiva di studenti, ridotta oramai a una specie di mutante.

Ed è proprio Sister Eunice a essere l’ultimo esempio di “male” preso in esame. Non tanto perché dentro di lei ci sia il Diavolo, no, quanto più perché data la sua predisposizione d’animo gentile, condiscendente e sensibile, la poverina in gioventù era sempre oggetto di scherno da parte di tutti. Così, a causa della sua eccessiva bontà, decide di prendere i voti. Che sia la vera personificazione del male o che in questo modo riesca a esprimere tutte le sue frustrazioni, lo scopriremo nei prossimi episodi.

La domanda a cui l’episodio mette di fronte lo spettatore è: potrebbero i tre soggetti esaminati considerarsi dei mostri se non fosse intervenuta la società a renderli così mostruosi?

Nel calderone indistinto in cui convivono alieni e nazisti, possessioni demoniache e serial killer col vezzo della pelle (ve lo ricordate Ed Gein?), Ryan Murphy si è reso conto che l’eccesiva voglia di dare spiegazioni che non lasciano spazio alcuno a inquietudini e supposizioni va a scapito di una narrazione horror già banalizzata e appiattita di molto dai soliti mommy issues?

E infine, possibile che nessuno in tutto il Briarcliff si chieda che fine abbia fatto Lana?