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La puntata di Almost Human inizia con un accattivante flashforward: Rudy (Mackenzie Crook), il geniale costruttore di androidi sempre pronto ad aiutare la coppia di protagonisti, per una volta sembra essersi allontanato dal suo amato laboratorio. Inseguito da uomini intenzionati ad ucciderlo, viene colpito a un braccio e inizia a sanguinare copiosamente.

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Ventiquattro ore prima: un incontro d’affari nel mondo della droga si conclude malamente. Due uomini vengono uccisi dal più potente spacciatore di Los Angeles, un uomo che si fa chiamare l’Alfiere. John (Karl Urban) e Dorian (Michael Ealy) vengono chiamati a investigare sulla scena del crimine e una delle vittime risulta essere il detective Cooper della narcotici, un vecchio amico di John dai tempi dell’accademia. A prima vista sembrerebbe un altro perfetto esempio di poliziotto corrotto rimasto ucciso durante traffici illeciti, ma John non ha dubbi sulla sua innocenza.
Sfruttando il traffico dell’ultima droga in commercio (i Bends, mortali e assuefacenti fialette), Cooper era riuscito ad arrivare ai vertici del sistema e a incontrare l’Alfiere, alla ricerca disperata di un “cuoco” in grado di aiutarlo a produrre quantitativi sempre maggiori da introdurre sul mercato. Riusciranno i due poliziotti a non sprecare le preziose informazioni fornite da un amico a costo della vita? Ma sopratutto, riusciranno a trovare un cuoco in grado di ingannare l’Alfiere e di farlo cadere in trappola?

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La parte più convincente della storia è senz’altro quella legata al fattore umano. La scelta di dare più spazio a Mackenzie Crook si rivela vincente per aggiungere ironia e tensione alla trama, mentre la figura del vecchio amico scomparso permette di conoscere meglio il personaggio di Karl Urban, che sembra finalmente più sciolto e espressivo. Per il resto la trama avvince, ma avrebbe potuto offrire di più: la questione della droga nel futuro non è certo un argomento privo di spunti, o sul quale la fantasia non possa scatenarsi un po’. Scegliere di non approfondire suona come un’occasione sprecata.

Sul versante citazionista il primo siparietto comico tra i due colleghi fa sorgere un sospetto, ma le scene di combattimento nella seconda parte della puntata lo rafforzano parecchio: dopo tante sparatorie, le dimostrazioni di arti marziali tra androidi e gli spacciatori fermati a suon di sprangate sono piacevoli novità che non passano inosservate. Se poi ci si aggiunge il motivo sotteso della vendetta, sorge spontanea una domanda. Non è che gli autori sono andati a rivedersi un bellissimo e violento film coreano, di cui uscirà presto un remake hollywoodiano? Non si discute sul buon gusto delle fonti, ma provare un’idea originale sembra tanto spaventoso?

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