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Rai Fiction e Ciao Ragazzi hanno presentato alla stampa Mai per amore, collana di 4 film d’autore prossimamente in onda su Rai 1. Alla conferenza stampa erano presenti i registi Liliana Cavani, Margarethe Von Trotta e Marco Pontecorvo, la produttrice Claudia Mori, il direttore di Rai Fiction Fabrizio del Noce, Andrea Purgatori (sceneggiatore degli episodi 2, 3 e 4), e le protagoniste femminili del cast: Atonia Liskova, Carolina Crescentini, Francesca Inaudi, Stefania Rocca e Barbora Bobulova.

 
 

Un film molto forte il suo. Pensa che il messaggio finale della storia riesca ad arrivare attraverso un film?

LILIANA CAVANI: Penso che arrivi soprattutto attraverso un film. Facendo le nostre ricerche per realizzarlo, abbiamo scoperto che solo il 20% dei reati sono denunciati. Molte delle donne che subiscono queste violenze si colpevolizzano, pensano che dipenda da loro, non si rendono conto che non è amore quello che hanno di fronte. Oggi c’è ancora una visione patriarcale della donna, come qualcosa che si possiede, come una macchina. Comunque, un film è sempre narrativa, e la narrativa ha reso popolari e conosciute tante cose…quindi ritengo che sia un dovere raccontare queste tematiche.

Ragazze in web prende in considerazione un aspetto diciamo nuovo dello stalking…

MARCO PONTECORVO: Con Liliana ci siamo stupiti subito della vastità del problema, i numeri sono davvero impressionanti. La storia è quella di una ragazza che, per scelta, cerca di fare soldi “facili” vendendosi sul web, per poi arrivare a fare la escort. In “Helena e Glory” c’è una donna che arriva in Italia sperando di trovare un lavoro e finisce in un giro di prostituzione. Il film si apre con lei che viene buttata giù dalla finestra.

I tipi di violenza sono tanti, com’è avvenuta la scelta di queste storie in particolare?

CLAUDIA MORI: Dovendo fare delle scelte, qualcosa purtroppo rimane sempre fuori. Ma non c’è stata un’attività censoria, sono stati presi i casi più emblematici – ossia lo stalking e la prostituzione.

ANDREA PURGATORI: Credo che ci siamo avvicinati a questa problematica con concretezza. Nel film di Von Trotta è affrontato il tema della violenza psicologica tra le mura domestiche, che è più sottile e meno conosciuta, ma non per questo meno terribile.

Qualcuno si è per caso posto il problema della collocazione in prima serata, dato il tema che viene trattato (parliamo di film che erano stati presentati al Festival di Roma a novembre e vanno in onda solo adesso)? Ci sono stati dei tagli?

DEL NOCE: Credo che sia normale qualche problema di programmazione dato che si tratta di una collana di 4 film, e quindi bisognava trovare la collocazione più favorevole. Per quanto riguarda i tagli, no assolutamente, non ci sono stati.

CLAUDIA MORI: Per me chiedersi se film di questo genere siano “giusti” per andare in una prima serata su Rai 1 non ha senso. Ma qual è il pubblico di Rai 1…? Lo ritengo un problema fuori contesto e fuori storia.

Ma non dovevano esserci altri 2 film nella collana?

CLAUDIA MORI: Sì (sulla pedofilia e la tratta delle prostitute nigeriane, ndr), effettivamente quelli Mazza ha pensato che non fossero adatti per una prima serata. Ad essere sincera, sul tema della pedofilia non me la sono sentita io di lavorarci e presentarlo.

Cosa hanno provato le protagoniste nell’interpretare ruoli simili? Li avete accettati di buon grado?

ANTONIA LISKOVA: Col mio personaggio ho sentito di rappresentare tutte le donne, e che il messaggio importante è quello di far vedere ad una donna la sua situazione da fuori, da un punto di vista esterno: è diverso trovarsi dentro una situazione.

CAROLINA CRESCENTINI: Io ho lavorato sul mio personaggio iniziando col non giudicarlo. Mi sono poi resa conto che questo problema è quanto mai attuale, la storia di ragazze che anziché guadagnarsi da vivere facendo magari le bariste, espongono il proprio corpo in rete. E bisognerebbe capire perché il senso del pudore qui è così basculante.

FRANCESCA INAUDI: Qui il problema è che una donna quando lo fa sul web pensa di non prostituirsi realmente, di non perdere la propria dignità. S’illude che sia diverso, ma in realtà il confine è solo virtuale.

STEFANIA ROCCA: Per quanto riguarda il mio personaggio, la violenza psicologica subita da una donna nella famiglia è la più difficile da decifrare, sia per la donna che per l’uomo. Volevo aggiungere che questi film sono anche per gli uomini, che a volte non si rendono conto di alcuni loro comportamenti.

BARBARA BOBULOVA: L’elemento che mi è piaciuto del nostro progetto è che non si parla di una ragazzina di 18 anni, ma di una madre adulta con un figlio. E mi sono chiesta, ma è possibile che una donna così cada in un giro del genere? È stato molto bello affrontare questo tema, e lavorare con Marco Pontecorvo.

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Ilaria Tabet
Laureata alla specialistica Dams di RomaTre in "Studi storici, critici e teorici sul cinema e gli audiovisivi", ho frequentato il Master di giornalismo della Fondazione Internazionale Lelio Basso. Successivamente, ho svolto uno stage presso la redazione del quotidiano "Il Riformista" (con il quale collaboro saltuariamente), nel settore cultura e spettacolo. Scrivere è la mia passione, oltre al cinema, mi interesso soprattutto di letteratura, teatro e musica, di cui scrivo anche attraverso il mio blog:  www.proveculturali.wordpress.com. Alcuni dei miei film preferiti: "Hollywood party", "Schindler's list", "Non ci resta che piangere", "Il Postino", "Cyrano de Bergerac", "Amadeus"...ma l'elenco potrebbe andare avanti ancora per molto!