Black Sails si pone come prequel della celeberrima vicenda narrata da Robert Louis Stevenson ne L’Isola del Tesoro. L’autore e produttore Jonathan E. Steinberg racconta la sofferenza sociale e l’emarginazione civile di una categoria di persone passata alla storia col marchio infamante di “nemici di tutta l’umanità”.
Di pronta risposta i pirati dichiarano la loro personale e solenne guerra contro il resto del mondo. In questo senso lo show sposta il focus narrativo dalla componente più propriamente d’avventura (segreto del suo successo, tra l’altro) alla penombra dei risvolti politici ed economici e del contesto storico, evidenziando lo scontro tra la romantica anarchia dei pirati e l’ordine costituito. Il ritratto principale è riservato all’isola di New Providence, storico quartier generale della pirateria occidentale anch’essa costruita su un sistema di regole d’onore, forza, commercio e vita di mare. La scena iniziale dell’arrembaggio della Walrus (finalmente ricostruita nel dettaglio) ci mostra delle vere e proprie maschere assassine, sanguinarie, assetate di morte. Si salva solo chi ha la loro stessa ambizione. Come il giovane John, interpretato in stile ‘glam’ tra lo charme alla Jack Sparrow e l’imprudenza dei Pirati di Polanski da un convincente Luke Arnold. Il Capitano Flint, ben interpretato da Toby Stephens, perde la fiducia del suo equipaggio per aver assaltato negli ultimi mesi navi che hanno fruttato uno striminzito bottino. Un po’ Achab un po’ Harlock, Flint emerge per la determinazione di perseguire il suo obiettivo a ogni costo e il contrasto interiore tra la meditazione riflessiva e la predisposizione più piratesca di ottenere tutto e subito, anche (e soprattutto) con la violenza. Mark Ryan nei panni del leale quartiermastro di bordo, di Tom Hopper/Billy Bones e di Zach McGowan/Capitano Vane, poi, si rivelano efficienti nello stuzzicare la curiosità del pubblico sul prosieguo della storia. Intriganti anche le prove femminili di Hannah New nella parte della ricca Eleonore Guthrie e di Jessica Parker Kennedy in quella dell’astuta prostituta Max.
C’è tutto ciò che un fan del genere piratesco possa desiderare: pirati crudeli e fedeli, trame oscure e imbrogli loschi, commercianti senza scrupoli e battaglie navali. Il tutto innaffiato da rum e prostitute quanto basta, cioè in eccesso ed in pieno stile Starz. E non poteva mancare, ovviamente, l’elemento centrale e propulsore di ogni avventura di pirati che si rispetti: la caccia al tesoro. Il tesoro sarebbe l’Urca de Lima, immenso galeone spagnolo passato alla storia (o alla leggenda, se preferite) come il carico più ricco che abbia solcato i mari d’America.
Un pilot, insomma, di pirati, sangue e scene bollenti. E non solo. Della serie: chi ben comincia…