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Ci siamo, a distanza di ben sette anni da quando, per la prima volta, uno dei personaggi destinati a diventare un’icona della serialità televisiva, quell’Hank Moody interpretato da un ottimo David Duchovny, esordì sul piccolo schermo nel pilot della neonata Californication, si è giunti al momento del commiato.

 
 

Non è facile dire addio a personaggi che, volenti o nolenti, hanno fatto parte della propria vita, seppure per poco più di venti minuti la settimana, ed a questa regola non fa eccezione Californication, serie che, a discapito di critiche o poco lusinghieri risultati di ascolto che hanno contraddistinto le ultime stagioni, si è dimostrata incredibilmente longeva, gettandosi alle spalle ben 7 primavere.

Californication: L’ultima stagione per Hank Moody

CalifornicationMa, per cominciare il nostro percorso verso i saluti finali alla California, agli individui che la abitano ed ai vizi che abbiamo imparato a conoscere, è necessario fare un passo indietro, a quell’estate del 2007 in cui le televisioni americane si tramutarono in una finestra sulla Los Angeles lasciva e promiscua dalle atmosfere rock e pseudoculturali. Era il 13 agosto quando la serie ideata da Tom Kapinos vide la luce sul Network Showtime, portando sullo schermo la vita disastrata, e a volte dissennata, dello scrittore Hank Moody e della sua complicata famiglia: l’ex compagna Karen (Natasha McElhone), la figlia Becca (Madeleine Martin), l’agente ed amico di sempre Charlie Runkle (Evan Handler) e la rispettiva moglie Marcy (Pamela Adlon). Sarà questo gruppo di cinque persone che, sin dal principio, formerà lo zoccolo duro della serie, nucleo attorno al quale si avvicenderà un continuo susseguirsi di guest stars (tra cui Rick Springfield, Zakk Wylde, Tommy Lee, Sebastian Bach, Marylin Manson) ed un’innumerevole quantità di personaggi ricorrenti.

Leitmotiv della serie, ancor prima della storia d’amore tanto tormentata quanto romantica che lega Hank all’eterna musa Karen, è quella cultura pop all’interno della quale lo scrittore porta avanti la propria vita, faticando a tenerne insieme i pezzi. Non a caso la figura di Hank richiama fortemente una delle più grandi icone della letteratura moderna, quel Charles Bukowski con cui l’uomo condivide nomignolo e vizi. Entrambi, infatti, vivono la vita come fosse una spirale discendente ed autodistruttiva, soggetti all’alcool, alle droghe, schiavi del sesso ed amanti delle belle donne. Da ciò ne deriva che il filo conduttore che attraversa le sette stagioni della serie è quel continuo senso di precarietà che costringe il protagonista ad oscillare fra l’autodistruzione ed uno stare a galla affannoso. È un pessimismo cosmico quello che guida le scelte di Hank, autore dell’ormai noto God Hates Us All (mai titolo fu più emblematico), opera a cui l’uomo deve la propria notorietà e che gli ha spalancato le porte dell’odiata Hollywood, palcoscenico delle disavventure del nostro uomo, nonché cuore pulsante della serie.

CalifornicationÈ la società che Hank vive, The Great Wild Californication West, come titolava il Time nel 1972, a non lasciar spazio alla comune serenità personale e familiare. La California secondo Tom Kapinos è un serpente, il villain che ti distrugge attraverso le sue tentazioni, non a caso Hank cercherà più volte di sottrarvisi, in un costante desiderio di ritorno verso la metropolitana New York (tematica, questa, apparsa più volte nella “mitologia” della musica rock). È un luogo che non ti concede l’happy ending. Se infatti al termine della prima stagione eravamo saltati insieme a Becca e Karen nella Porsche di Hank, sfrecciando verso il tramonto come nel più classico coronamento hollywoodiano d’una storia d’amore, dalle stagioni successive, invece, ci siamo ritrovati al fianco del protagonista impegnato a lottare contro i propri fantasmi, impossibilitato ad accettare la semplicità della felicità perché abbagliato dal sole californiano.

Ma con questa settima stagione, si presume, che Hank sia pronto a scendere dalla giostra e voltare pagina, d’altronde quello descrittoci negli ultimi due anni è un Hank Moody decisamente sottotono, i cui vizi ed eccessi sono andati drasticamente calando. Lo scorso anno, infatti, lo avevamo lasciato al termine di un percorso di presa di coscienza, pronto ad abbandonare il circo del rock n’ roll, lasciandosi alle spalle la sensuale Faith (Maggie Grace) ed il tour dello stralunato Atticus Fetch (Tim Minchin), per tornare ancora una volta a bussare alla porta della sua Karen, perché, a discapito di paure immature e stupide scuse, è l’amore per quella donna l’unico punto fermo della sua vita. Un ritorno questo che, tuttavia, sa di minestra riscaldata e sembra non gettare basi solide per l’ultima stagione che si appresta ad iniziare, poiché, in fondo, il finale della quarta stagione, con le strade di Hank e Karen costrette a separarsi, era quello che meglio chiudeva il cerchio perché You can’t always get what you want.

CalifornicationCosa aspettarci, dunque, da questa last season di Californication ci è suggerito dalla sinossi ufficiale offertaci da Showtime:
“Nella Stagione Finale ritroveremo Hank nuovamente al lavoro su Santa Monica Cop, film mai pubblicato ed ora riadattato ad omonima serie televisiva. Hank sarà frequentemente irritato dal proprio capo, il produttore esecutivo old-school Rick Rath (Michael Imperioli), e dal team di scrittori con cui sarà costretto a lavorare, quali Goldie (Mary Lynn Rajskyb) ed Alonzo (Alonzo Bodden). Inoltre sarà stravolto dall’arrivo di una vecchia amica, Julia (Heather Graham), il cui arrivo porterà il caos nella già precaria vita di Hank e nel suo rapporto rocambolesco con Karen (Natasha McElhone). Nel frattempo Charlie (Evan Handler) e Marcy (Pamela Adlon) saranno alle prese con la loro ritrovata unione coniugale ed un offerta allettante da parte di Stu Beggs (Stephen Tobolowsky) ex marito della donna.”

Dunque nessuna novità all’orizzonte per una serie che negli ultimi due anni non è stata capace di reinventarsi, ma che, tuttavia, val la pena di seguire per un’ultima volta se non per interesse almeno per affetto verso quei personaggi tanto problematici quanto carismatici che non potranno fare altro di restare a lungo nell’immaginario collettivo.
In chiusura, nel darvi appuntamento al 13 aprile, data in cui Californication sarà nuovamente on air, vogliamo lasciarvi con le parole di David Nevins, President of Entertainment di Showtime, che ha così congedato una delle serie storiche del Network:

“Con il suo mix unico di lirismo ed eccessi Californication è stata una delle nostre serie dalla firma innovativa. Saremo sempre in debito verso Tom Kapinos e la sua carica creativa profusa in questa memorabile commedia, e verso David Duchovny per aver contribuito alla caratterizzazione di un edonista qual è Hank Moody. Tom ha pianificato attentamente il capitolo finale delle avventure di Hank portandole ad una conclusione bellissima e soddisfacente sia per i fan di vecchia data che per i nuovi.”

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