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Il processo di Leonardo Da Vinci (Tom Riley) si rivela essere una mera manovra politica di Roma per conto del Papa Sisto IV (James Faulkner) e la famiglia Pazzi, in maniera tale di portare in disgrazia sia la famiglia dei Medici che lo stesso Leonardo. Quest’ultimo, si renderà conto di che cosa voglia dire essere privati della libertà e lasciati soli, il che lo porterà a ricorrere a opere ingegnose per essere assolto. Nel frattempo, Lorenzo (Elliot Cowan) cerca di corteggiare il Re e la Regina di Spagna ad utilizzare la Banca dei Medici, poiché è in crisi per un vecchio credito con lo Stato Pontificio.

La quinta puntata di Da vinci’s Demons riprende esattamente lì dove il finale inatteso della quarta puntata ci aveva lasciato. Leonardo incarcerato e di seguito isolato, è in attesa di giudizio per l’accusa di sodomia, che più tardi si scoprirà essere un piano organizzato dalla spia delle repubblica, la Signora Dontati (Laura Haddock), per espresso ordine del Conte Riario, lo scopo è sempre quello di avere Leonardo nelle schiere del Pontefice e sempre meno al servizio del Magnifico.
Inoltre, la puntata mette in luce molti aspetti storici; il primo è la vita privata di Leonardo, il suo essere bisessuale, secondo le fonti più attendibili, e come era legiferata la preferenza sessuale in alcuni stati italiani anziché in altri. L’altro aspetto è la vita pubblica e popolare nella repubblica fiorentina del XV secolo e il loro ruolo che i Medici si sono ricavati al loro interno, sottolineando il motivo per cui senza “sangue nobile” siano entrati nella Storia del rinascimento.
La scrittura della puntata si divide su due piani narrativi, da una parte abbiamo la tensione riguardo alle sorti di Leonardo, in cui emergono le prime vere paure di una macchia nella sua vita o di una sentenza di morte. Un Leonardo nella sua ora più buia e in cui i sogni sono tormentati da ansie e sentimenti mai provati, tutto interpretato con eccessivi tic nervosi e espressioni distanti.
Sull’altro piano, la tensione è a livello politico, i Medici devono conquistare con il fascino della bellezza e del progresso i due regnati, Isabella I di Castiglia e Ferdinando II d’Aragona famosi per essere ferventi cattolici e perciò distanti dalla vita della repubblica, il tutto sarà orchestrato dall’ostentazione dei tesori artistico-finazionari e di una rappresentazione del Decameron di Boccaccio.

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La puntata dal titolo The Tower sembra ancora vacillare, la sceneggiatura nonostante i richiami storici ha ripreso nuovamente una natura “teatrale” ed è incostante nel seguire il plot principale, il finale ad effetto predilige la natura fantasiosa a quella del mistero.

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Stefania Buccinnà
Sono un appassionata di Cinema e Serie televisive americane, motivo per cui mi sono iscritta all'università e mi sono laureata in Saperi e Tecniche dello Spettacolo Digitale presso l'università La Sapienza in Roma dove ho conseguito anche un Master di Primo Livello in Montaggio Video e Audio. Amo costruire strutture per immagini e scrivo per piacere, pensando che le due cose sono molto simili ma con grammatiche diverse. In fondo per me, scrivere una frase è come mettere insieme una scena.