Daredevil 3 Charlie Cox
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In occasione della Milan Games Week e dell’arrivo su Netflix della terza stagione di Marvel’s Daredevil, Matt Murdock in persona, Charlie Cox, ha partecipato a un incontro durante il quale ha raccontato cosa aspettarci dal terzo ciclo di episodi che la piattaforma streaming, con Marvel Television, ha dedicato al Diavolo di Hell’s Kitchen.

 
 

All’inizio della terza stagione Matt è un uomo spaccato a metà, distrutto sia nel fisico che nello spirito dagli eventi che ci hanno portato fin qui – ha dichiarato Cox, con chiaro riferimento al finale di The Defenders, dove Matt dà la vita (o così pare) per salvare la città – Gli è crollato il mondo addosso. È confuso e sta perdendo la fede. Si chiede come mai Dio, nel caso in cui davvero esista, possa permettere tanta cattiveria nel mondo. Ha perso fede persino nel suo scopo, non sa più per quale ideale combatte e certamente è molto, molto arrabbiato. Quella che dovrà fronteggiare è senz’altro la sua sfida più grande.

Un eroe al bivio, dunque, ma invece come si sente Charlie Cox a essere Daredevil per i fan del piccolo schermo? “Mi sento molto fortunato a poter interpretare questo ruolo, ha tante sfaccettature. I supereroi sono protagonisti di infinite storie da decenni, Daredevil esiste nei fumetti dal 1964 ed per me è come se l’avessi preso momentaneamente in prestito, per cui ho cercato di documentarmi il più possibile per interpretare al meglio il personaggio, sia nella sua versione con il costume sia in quella con il completo.”

Cosa hai aggiunto al personaggio dei fumetti di tuo? “Chi legge i fumetti di Daredevil da tanto tempo sa bene come il personaggio cambi in modo radicale a seconda di chi ne scrive e di chi ne disegna le storie, e quando abbiamo cominciato a lavorare alla serie abbiamo discusso a lungo su che tipo di personaggio mettere in scena, scegliendo infine il Matt Murdock influenzato dal lavoro di Frank Miller, Brian Michael Bendis, Joe Quaesada e Kevin Smith. Quello che ho approfondito di più del personaggio, per una mia scelta artistica, è stato il suo lato moralmente ambiguo. Ci sono momenti in cui Matt, pur essendo un eroe che agisce in nome del bene, si lascia sopraffare da sentimenti opposti, dall’egoismo e dalla violenza, e questo ci ricorda di quanto lui sia umano.”

Nel momento storico in cui si trovano cinema e tv, ottenere un ruolo da supereroe è una garanzia di successo, soprattutto in seno alla Marvel, così ci si viene da chiedere se tutti questi interpreti fossero già fan dei fumetti oppure no. Ecco la risposta di Charlie Cox: “In realtà prima di questa avventura non ero un grande lettore di fumetti, ora lo sono diventato anche grazie al free account Marvel! Credo che uno stesso personaggio nei fumetti cambi molto in base a chi lo scrive e disegna; mi sono documentato parecchio negli ultimi anni e preferisco le storie di Miller e Bendis, ma in generale quando leggo alcuni passaggi di Daredevil che mi colpiscono particolarmente provo a interiorizzarli e renderli nella mia interpretazione.”

Daredevil 3

Cosa c’è di te in Matt Murdock? “Ci sono elementi con cui ti identifichi subito in un ruolo, come altri in cui non ti riconosci affatto, il mio lavoro mi richiede di fare miei anche questi aspetti. Matt Murdock è molto testardo, quindi è molto più chiuso mentalmente di quello che vorremmo credere. Se ha una convinzione ferma va fino in fondo senza voltarsi mai, e in questo mi riconosco anch’io. Un altro aspetto che amo di questo personaggio è che non gli importa di ciò che la gente pensa di lui, e non ha peli sulla lingua. Io al contrario sono molto, forse troppo, legato a ciò che gli altri pensano di me, e in questo vorrei essere più come Matt Murdock.”

E quale costume preferisce Charlie Cox, il nero da ninja di strada oppure il classico rosso? “Quello nero è più comodo da indossare, ma mentirei se dicessi che non mi dispiace non poter utilizzare il rosso in questi episodi. Dall’inizio di quest’avventura sono diventato un grande fan di Daredevil e adoro il costume rosso, per cui per quanto tornare indietro sia stato comodo, è anche un po’ deludente.”

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