We’ve seen some troubles you and I; Nothing worse than this.”
Sin dalla seconda stagione, il quinto episodio è un momento atteso e temuto per gli spettatori di Downton Abbey, quando giunti a un punto cruciale della narrazione Julian Fellowes ha l’abitudine di stravolgere gran parte degli equilibri faticosamente raggiunti senza timore di incontrare il disappunto del pubblico: purtroppo, anche in questa terza stagione la tradizione non è venuta meno e l’emotività degli spettatori è stata messa a dura prova da un colpo di scena che nel piccolo universo di Downton ha la portata e le dimensioni della catastrofe.
Costretta a restare in Inghilterra insieme al marito, Sybil (Jessica Brown- Finlay) si prepara a far nascere il suo bambino nella casa dei genitori con grande disappunto di Tom (Allen Leech), separato da quella patria per cui aveva appena iniziato a lottare e bloccato in un luogo che è il simbolo di tutto ciò in cui non ha mai creduto: il futuro di Sybil e del bambino è però più importante di qualsiasi cosa e Tom accetta infine a malincuore di rimanere a Downton, mentre la moglie viene seguita con attenzione dalle cure del Dottor Clarkson. Poco fiducioso nelle sue capacità dopo i trascorsi con Matthew (Dan Stevens) e Lavinia (Zoe Boyle), Robert Crawley (Hugh Bonneville) decide allora di ricorrere all’illustre parere di Sir Philip (Tim Pigott-Smith), nobile dall’ottima e titolata reputazione non particolarmente felice di doversi consultare con un comunissimo medico provinciale come Clarkson.
Quando lo storico medico di Downton inizia a vedere in Sybil i sintomi della preeclampia, una pericolosissima e spesso fatale patologia della gravidanza, Sir Philip dissente con decisione sostenendo che tutto è come dovrebbe essere e rifiutando il parto cesareo consigliato da Clarkson perché in grado di uccidere Sybil all’istante, se non per le difficoltà dell’intervento in sé allora per le infezioni portate da una struttura ospedaliera pubblica.
Sicuro che il titolo di Sir Philip sia sinonimo di prestigio e competenza, Robert non ascolta gli ammonimenti di Clarkson ed impone senza appello di lasciare che la natura faccia il suo corso, rinnegando il diritto di Tom ad essere l’unico a poter decidere e affermando che l’opinione del Padrone della Tenuta conta più di ogni altra.
La nascita di una bambina e l’apparente buona salute di Sybil sembrano dar ragione all’esperienza e soprattutto al ceto sociale di Sir Philip, ma non passa molto tempo prima che la tragedia prevista da Clarkson trovi la sua triste realizzazione: sotto gli occhi sconvolti della famiglia e degli spettatori, Sybil esce clamorosamente di scena fra immani sofferenze, stroncata da un violento attacco di eclampsia contro il quale nemmeno l’illustre Sir Philip è in grado di offrire un rimedio.
Mentre molti fan tentano di elaborare il lutto e altri giurano di voler abbandonare per sempre la visione della serie, è inevitabile domandarsi il motivo per cui Julian Fellowes abbia deciso di eliminare dallo show uno dei suoi personaggi più amati e soprattutto di angosciarci con un addio tanto doloroso: pronta a tagliarsi i lunghi capelli alla prima occasione e a mostrare serenamente le caviglie, Sybil aveva abbandonato Downton per vivere senza convenzioni ed etichette, amare un uomo privo di qualsiasi fortuna e seguirlo in un mondo difficile e ostile, ma assai più vivo e vibrante di quanto non fosse la gabbia dorata in cui era cresciuta; chiudere questa storia con una morte improvvisa e devastante, apparentemente senza scopo rispetto ad altre dipartite storiche del passato( quella di Lavinia, per sbloccare l’eterno will they/won’t they di Matthew e Mary e quella del cameriere William, tristemente necessaria a portare la tragedia bellica fin dentro le mura di Downton), sembra quasi un modo ingiusto di punire il suo spirito anticonformista, condannato a vedere solo l’alba di quegli anni ruggenti e moderni che l’avrebbero accolta senza difficoltà.
In realtà forse il destino del personaggio di Sybil era scritto sin dall’inizio, capace con la sua dolcezza e generosità di illuminare tutti quelli che la circondavano e lasciare con la sua scomparsa un vuoto incolmabile, unico membro di Casa Crawley a non avere lati oscuri e soprattutto la sola in grado di mantenere in pacifico equilibrio i delicati rapporti fra Mary(Michelle Dockery) e Edith(Laura Carmichael), rimaste da sole a fare i conti con una vita di incomprensioni: solo nel precedente episodio sembrava che per la sorella di mezzo le cose iniziassero finalmente a funzionare, ma proprio quando arriva l’opportunità di un’offerta di lavoro da parte di un giornale locale( puntualmente demolita dal padre)il destino vuole che con la morte di Sybil un altro grande evento nella vita di Edith venga nuovamente “oscurato” da una delle sue sorelle. Dal canto suo, Mary non sembra particolarmente disposta a cambiare la propria condotta e a acconsentire a un riavvicinamento, ma la scena che vede le due abbracciarsi da sorelle di fronte a Sybil con la certezza che nulla sarà più come prima risulta inevitabilmente commovente, oltre a farci sperare che un futuro per le due sia un giorno ancora possibile.
A meritare maggiore biasimo nel corso della puntata è senza dubbio Robert, ansioso di dimostrare di aver ancora un posto nel mondo come Signore della Tenuta ma cieco di fronte agli schiaffi ricevuti dal destino: sempre dannatamente troppo sicuro, sempre fastidiosamente incapace di cambiare.
Anche Thomas(Rob James Collier) finisce in lacrime per la scomparsa della figlia minore dei Crawley, l’unica che aveva avuto modo di conoscere da vicino durante la Guerra fuori dai vincoli upstairs e che gli aveva dimostrato un po’ di gentilezza senza chiedere nulla in cambio: vedere Thomas scoprire le proprie emozioni a tal punto e per di più con Anna(Joanne Froggatt), personaggio col quale non aveva mia avuto alcuna affinità è stato un bellissimo imprevisto, ma i problemi creati dall’attrazione per il nuovo cameriere Jimmy(Ed Speleers) potrebbe presto avere devastanti conseguenze: una svolta alla Oscar Wilde non è da escludere, ma di certo non vorremmo mai che Thomas venisse allontanato da Downton per fare la fine di Mr Bates(Brendan Coyle), la cui rivelata innocenza( grazie a un indizio prezioso scovato da Anna) finisce per essere un dettaglio davvero superfluo e poco interessante(come sempre nel caso di questo personaggio) nel turbine di emozioni suscitato dagli eventi.
Nella figura di Lady Violet(Maggie Smith), che attraversa a fatica il salone andando incontro al giorno più difficile che Downton abbia mai visto, si esemplifica l’importanza e il valore di questo quinto episodio: forse non eravamo pronti per evento tanto devastante e visivamente brutale come la morte di Sybil (“the sweetest spirit under this roof is gone”), ma come già accaduto in passato Downton saprà rialzarsi, trovare la forza di reagire e forse anche di essere migliore: gli spettatori, quelli veri, di certo non abbandoneranno la nave.