La puntata di Game of Thrones 8×04, dal titolo Gli Ultimi Stark, ci ha messo di fronte a una realtà che gli spettatori più acuti potevano aver già intuito da quando abbiamo saputo, alla fine della settima stagione, che Jon Snow è in realtà l’erede al trono di spade con la pretesa più legittima, essendo figlio del principe ereditario.
Ma nel mondo del Continente Occidentale nulla è semplice, e se è già complicato mettere d’accordo i propri fratelli su chi sia il leader da seguire in battaglia, è ancora più difficile avere a che fare con una donna, Daenerys, che per tutta la vita si è aggrappata a una convinzione, nel momento in cui proprio quella convinzione comincia a vacillare.
Dal giorno della sua nascita, Daenerys ha sempre creduto e saputo di essere destinata al trono di spade, nonostante la presenza abusiva del fratello, per breve tempo del marito, di chi l’ha venduta, fatta schiava, imprigionata, ingannata e tentato di ucciderla. Il suo percorso attraverso mille disavventure l’ha portata a conoscersi, a conoscere la sua storia, a desiderare fortemente di compiere il proprio destino, a circondarsi di persone fidate che sarebbero stati in grado di mitigare i suoi istinti più violenti e sanguinari.
Missandei, Tyrion, soprattutto Jorah, sono sono stati i suoi cuscinetti contro il mondo, la sua fonte di ragionevolezza, uniti alla sua naturale inclinazione all’impegno di voler essere migliore di chi l’ha preceduta, del fratello Viserys, ma anche e soprattutto del padre, Aerys il folle.
Nel corso del suo lungo viaggio fino a Westeron, l’ultima Targaryen è diventata Madre dei Draghi, Khaleesi del grande mare d’erba, la Non Bruciata, la Distruttrice di Catene. Fa sorridere tutti il lungo elenco di titoli di cui si fregia questa ragazza dai capelli d’argento, eppure sono tutti attestati di quanto sia stata brava, nel corso degli anni, a costruire la sua figura, la sua immagine: non un’usurpatrice ma un erede, non una tiranna ma una sovrana benevola, non una vendicatrice ma una regina che ispira fiducia e fedeltà.
La sua fede nei suoi stessi mezzi l’ha portata a far rinascere i draghi, a conquistare il cuore degli Immacolati, gli arak dei Dotrhaki, la fedeltà dei Tyrell, dei Martell e dei Greyjoy. Ha riunito sotto la sua guida la più grande alleanza multiculturale e multietnica che il mondo abbia mai conosciuto. Tutto grazie a quell’unica, inattaccabile, forte convinzione: essere predestinata al trono di spade. Pezzo per pezzo, Daenerys si è costruita e ora, pezzo per pezzo, vediamo che gli avvenimenti che la stanno travolgendo la stanno decostruendo, staccandole di dosso, pezzo per pezzo, la sua corazza inattaccabile.
Prima di tutto i suoi alleati vengono spazzati via con un colpo di spugna dall’altra Regina, Cersei, che con l’aiuto di Jaime via terra e di Euron via mare, distrugge l’alleanza con Alto Giardino e con Dorne, poi è il turno di questo misterioso Re del Nord, uomo affascinante e volitivo, onesto e onorevole, che ruba il suo cuore e la spinge a combattere una battaglia che non aveva previsto, su, oltre la Barriera. Qui arriva la prima perdita per Daenerys, la morte di Viserion, uno dei suoi figli, ucciso dal Re della Notte. Da questo momento in poi, gli eventi precipitano e il suo castello si sgretola: i Dotrhaki, spazzati via dall’esercito dei Morti, gli Immacolati decimati per difendere Grande Inverno, Jorah sacrificato per salvare la sua vita, Rhaegal abbattuto da Occhio di Corvo, Missandei decapitata sotto ai suoi oggi per ordine di Cersei.
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A tutto questo, si aggiunge il colpo di grazia: il nucleo intorno al quale lei stessa aveva costruito la sua leggenda esplode. Non è lei l’erede, ma l’uomo che ama e da subito il dualismo tra ambizione e amore pende con decisione verso la prima. Daenerys non cederà a nessuno il suo sogno, nemmeno all’uomo che ama e che vanta una pretesa più legittima della sua, oltretutto l’ipotesi di regnare fianco a fianco non le passa neanche per la testa. Non solo, chiede all’amato, un uomo d’onore e di parola, di mentire per lei a tutto il mondo e alla sua famiglia, senza farsi bastare il completo disinteresse di Jon per quella sedia di ferro a cui lei tanto ambisce.
La sua decostruzione è completa, la sua corazza crepata, e l’istinto dei Targaryen, la follia che le scorre nelle vene potrebbe emergere con prepotenza e distruggere tutto e tutti. La testa di Missandei che cade ai piedi della Porta del Fango, sulla soglia di Approdo del Re è l’ultima goccia. Abbiamo lasciato Daenerys furiosa, mentre si avvia a salire in groppa a Drogon e incenerire tutte le forse di Cersei, non sappiamo se Jon arriverà intempo per dissuaderla, sappiamo che Tyrion non ci è riuscito e che soprattutto è diventato ormai chiaro che la giovane Targaryen non è la sovrana che tutti potevano desiderare, esiste qualcuno di più degno, e in quanto tale, riluttante, a assumere il comando.
Daenerys ne è consapevole e Jon ne è consapevole. Soprattutto lo sa bene Varys, che, rimasto nell’ombra per tutti questi anni, ha servito sempre e soltanto il popolo, quello a cui nessuno sembra badare, quello che Cersei usa come scudo e che Daenerys sembra voler bruciare pur di arrivare sul trono. Varys sarà il prossimo pezzo degli scacchi che si muoverà e che forse morirà nel tentativo di arginare “fuoco e sangue”.