Game of Thrones 8×04, recensione dell’episodio con Emilia Clarke

Game of Thrones 8x04

Dopo la grande battaglia di Grande Inverno, è arrivato il momento per il cordoglio e per la commemorazione di chi si è sacrificato per tutti: Game of Thrones 8×04 comincia proprio così, con pire funerarie che bruciano alte, riportando alla cenere gli uomini e le donne degli eserciti che, seppure differenti, hanno combattuto fianco a fianco per la luce e la vita, contro il Re della Notte.

 

Tuttavia, considerando quello che si sta profilando ora all’orizzonte, sembra che ci sia molto più da temere dai vivi che dai morti dagli occhi blu. La puntata infatti mostra, nella scena subito successiva ai funerali dei caduti, il banchetto di celebrazione, in cui ogni personaggio che ha un minimo di connessione emotiva con il pubblico si espone e mette in piazza la propria fede, il proprio schieramento. Perché una volta sconfitto il nemico comune, è inevitabile che le tensioni già accennate in apertura di stagione, tornino a farsi sentire, acute e apparentemente inconciliabili.

La situazione ci si profila in Game of Thrones 8×04, nel grande disegno politico e strategico per il futuro di Westeros, è la seguente: Daenerys è ufficialmente colei che vanta la presa sul trono più forte, se non fosse per la rivelazione sui veri genitori di Jon (Kit Harington), che ne fa in automatico il legittimo erede al trono di spade; dall’altro lato ci sono Sansa (Sophie Turner), Bran e Arya (Maisie Williams), Gli ultimi Stark, così come recita il titolo dell’episodio, che chiedono a Jon di non dimenticare il loro legame. Sansa in particolare sembra essere in feroce attrito con la Regina dei Draghi (Emilia Clarke), e sembra che questo disappunto vada al di là della frivola invidia tra donne, anzi, Lady Stark sembra essere al corrente di ciò che Dany può diventare, se solo spinta nella direzione sbagliata dai suoi impulsi, e legge questa possibilità nella paura che prova Tyrion (Peter Dinklage). Per la prima volta, dalla stagione 4, il nano Lannister teme la sua regina, perché si sta accorgendo che potrebbe effettivamente rendere onore alla tradizione di famiglia e lasciare andare la follia sanguinaria che cova dentro.

Game of Thrones 8x04 recensione episodioTra i timori di Sansa per il Nord e la fretta di Daenerys per andare a conquistare il Sud, si erge Jon, perennemente attanagliato dal dubbio, dall’onore, dilaniato tra ciò che è giusto, ciò che gli impone il dovere, ciò che vorrebbe il suo cuore. Il legittimo erede al trono di spade però fa più di un passo falso, da una parte non può fare a meno di essere leale con la sua famiglia, che accoglierà con esiti pericolosissimi la verità sulla sua nascita, dall’altra rimarrà fedele al suo giuramento e al suo cuore, continuando a indicare Dany come legittima erede. Il mezzo Stark e mezzo Targaryen abbandona tutto, persino l’amato Spettro, sopravvissuto alla battaglia, per la sua Regina.

Tuttavia l’incertezza di Dany persiste. Ed è fondamentale capire il suo nodo psicologico in questo passaggio dello show: dall’essere al comando del più grande esercito che il mondo abbia mai visto, con tre draghi e una ferrea rivendicazione del trono, al perdere tutto, dai draghi (solo Drogon è rimasto in vita a seguito dell’imboscata di Euron), all’esercito (durante la battaglia a Grande Inverno), fino alla pretesa al trono, per i motivi che ben sappiamo.

Alla destrutturazione della regina dei draghi, corrisponde la costruzione e la rinascita di un’altra regina, l’essere spregevole rinchiusosi nella fortezza rossa, in attesa che i suoi nemici bussino alla sua porta: Cersei. La leonessa cerca il confronto, il contatto, vuole sentire il polso dell’avversario e il suo battito che accelera per la paura di trovarsi di fronte l’ultima Lannister a ruggire. E questa spregevole cattiveria raggiunge il Nord, e Jaime, che nonostante la piega gratuita della sua vicenda personale, non riesce a tagliare il legame con la sorella/amante, e ancora una volta corre verso di lei, questa volta, forse, con intenzioni ostili.

Game of Thrones 8×04 offre tanti spunti di riflessione, visto che dopo la mischia dell’episodio precedente, ora sono i personaggi e le loro emozioni a parlare e da Brienne di Tarth, a Gendry Waters (o meglio Baratheon!) ognuno comincia ad avviarsi verso la conclusione della sua parabola. Come per i bruti, che non scenderanno più a sud di Grande Inverno, e torneranno nel vero nord, dopotutto la loro alleanza era con Jon, non con Dany e a loro poco importa chi siede sul trono di spade.

L’attenzione ora si sposta nel sud, tutti sono diretti ad Approdo del Re. Non solo gli eserciti di Daenerys e di Jon, ma anche Arya e il Mastino, di nuovo fianco a fianco lungo la Strada del Re, e Jaime, che cercherà di raggiungere la sorella. Rimane a Grande Inverno Sansa, con il suo bagaglio di timori e perplessità, e il desiderio di un Nord forte e indipendente.

Quello che sembra si stia profilando come un plausibile sviluppo, vedrà Daenerys alle prese, una volta per tutte, con la sua sanità mentale, mentre l’ultima incitazione della sua amica e consigliera, Missandei, rimbomba nelle orecchie degli spettatori: fuoco e sangue.

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