Dopo l’uscita di scena improvvisa e inaspettata di Salvatore Conte, Ciro (Marco D’Amore) è chiamato a scendere a patti con i Savastano, e vuole farlo con Genny (Salvatore Esposito), colui che ha seguito come un fratello prima e che poi ha lasciato in fin di vita sul pavimento di una scuola. Il mondo di Gomorra – La Serie si conferma un universo infame (ci azzardiamo), una realtà (vera) che non lascia testimoni e che rappresenta senza dubbio uno spaccato di umanità tanto più feroce perché disperata.
Il primo episodio di questa nuova tornata è tutto giocato sulla tensione che culmina nell’incontro/scontro tra Ciro e Gennaro. La puntata è una lunga preparazione a questo brevissimo incontro ufficiale che ha dei retroscena molto tesi, interessanti soprattutto per lo sviluppo della dinamiche successive. Nel secondo episodio invece veniamo a contatto con le conseguenze di quello che è stato l’incontro trai due, assistiamo a un confronto, verbalmente violento e ancora carico di tensione, tra padre e figlio, Genny e Don Pietro (Fortunato Cerlino), che si affrontano senza trovare un punto di incontro. Veniamo anche messi a parte dell’anarchia che si genera quando il vuoto di potere, in queste comunità, si prolunga.
Riuscirà Genny a farsi prendere sul serio, a ottenere la fiducia del padre? E sarà in grado Ciro, dopo aver tolto dalla circolazione il suo più forte “alleato”, a mantenere il controllo delle piazze che si è conquistato con sangue e fatica?
Claudio Cupellini dirige questi due nuovi episodi di Gomorra – La serie. Una discesa irrefrenabile verso l’Inferno che, nonostante sia scongiurato da tutti, sembra sempre più vicino e inevitabile. Se il primo episodio ha una struttura bipartita molto solida e funzionante, con i due protagonisti che vengono ritratti, per la prima volta, con un approccio eroico e tragico (soprattutto il personaggio di Marco D’Amore), il secondo ha un impianto più farraginoso e caotico, sia negli eventi narrati che nella struttura vera e propria.
La serie si conferma però un ottimo prodotto, con una struttura drammaturgica dinamica, che procede senza tergiversare su situazioni stagnanti e incalza con ritmo. A metà stagione siamo già di fronte a un nuovo ordine delle cose, pur sapendo che il meglio (o il peggio?) deve ancora venire.