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Per molti è ormai chiaro da tempo, ma vale comunque la pena di ricordarlo: Homeland ha la rara capacità nel creare suspense e curiosità nello spettatore senza mai stancarlo, anzi lo incolla allo schermo fino all’ultimo minuto, producendo in lui un’appagante sentimento di attesa.

 
 

In questo secondo episodio, vediamo come le vite di Carrie e Brody tornano a intrecciarsi, anche se a 6000 miglia di distanza. Carrie, seminato l’inseguitore, decide di incontrarsi da sola con Fatima, che le svela un’informazione fondamentale: l’indomani, suo marito Abbas Ali, un capo hezbollah, s’incontrerà con Abu Nazir in persona. Comunicata la notizia a Saul e a Estes, i due non sanno se fidarsi della fonte per organizzare un’operazione di cattura che potrebbe mettere a rischio la vita di soldati americani, per di più in un luogo dove non dovrebbero nemmeno trovarsi. Anche Carrie ha molti dubbi su se stessa e i suoi conflitti interiori sfogano in un attacco di panico, ma confidandosi con Saul decide di fidarsi della vecchia Carrie, quella che reclutò Fatima, e convince la CIA ad intervenire.

Intanto, il Vice Presidente chiede a Brody di incontrarsi con il Segretario della Difesa e di convincerlo, sfruttando la carta “sono stato anch’io un marine”, a fornire armi più potenti agli israeliani per distruggere così l’ultimo impianto nucleare sul suolo iraniano. Diretto al Pentagono, per l’incontro con il Segretario, Brody viene fermato da Mike che gli svela i suoi dubbi a proposito della morte di Walker e del suo fallito attentato al Vice Presidente; messo alle corde l’ex-marine promette di indagare. Arrivato al Pentagono, Brody è condotto inaspettatamente dal VP Walden in una piccola stanza, dove l’intero Stato Maggiore Congiunto è pronto ad assistere alla cattura del più ricercato terrorista di al-Qaeda: Abu Nazir.

È da questo momento, che le vicende di Brody e Carrie, tornano ad avvicinarsi. Un calcolato montaggio, sempre più serrato verso la fine della sequenza, mostra i due protagonisti molto agitati per quello che può succedere (ovviamente per due motivi opposti), gli agenti della CIA e il rappresentante delle Forze Speciali, che stanno dirigendo l’operazione da Langley, e Abu Nazir con i suoi seguaci, circondati da soldati americani ben nascosti, a Beirut. Ecco di nuovo la suspense, Brody prende il cellulare per avvisare Nazir: ce la farà? Verrà scoperto?

Al termine dell’operazione, prima di tornare negli Stati Uniti, Carrie dà a Saul dei documenti rubati nello studio di Abbas Ali, ma non saranno questi a creare l’attesa citata all’inizio, bensì una micro SD nascosta nella borsa dei documenti. La reazione di Saul al suo contenuto non ci è mostrata e questo è lo stimolo che ci aspettavamo.

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