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Nella sesta puntata di House of Cards la coppia presidenziale si reca in visita a Mosca, e mentre Frank discute di politica estera e risoluzioni ONU con Petrov, Claire cerca di convincere Corrigan a tornare in patria rinnegando i suoi ideali.

 
 

House of Cards 3x06-2Chapter 32 è caratterizzata da una sceneggiatura concentrata in un lasso temporale contrito e teso in cui vengono esplorate due ideologie al confronto, quelle degli interessi e quelli dei valori, che nel susseguirsi degli eventi si incontrano e si scontrano portando i personaggi ad emergere lasciando un cruciale colpo di scena nella storyline di questa stagione. Melissa James Gibson analizza così due cornici-spazi nella parentesi politica, che si sviluppa nella formalità del Cremlino, assistiamo ad una vera e propria contrattazione d’affari in cui attraverso la sottile arte dei compromessi e degli interessi messi in scena da Frank (Kevin Spacey) e Petrov (Lars Mikkelsen) vengono elencati i meccanismi che fanno “girare il mondo”. Mentre nella parentesi carceraria si discute di temi più aulici e affini all’essere umano, nel buio delle catene Corrigan (Christian Camargo) fa emergere domande che riflettono sulle libertà negate dalla società contemporanea e come queste vengano stroncate in diversi livelli di “punizione”.

House of Cards 3x06La bellezza dello script risiede nel contestualizzare il tutto nel panorama fittizio di Frank, portando la storia ad un livello alto senza mai cedere nello stereotipo dell’ideologia, ed ecco quindi che i personaggi pian piano vengono coinvolti in prima persona. Chi viene turbata maggiormente è Claire (Robin Wright) che nelle ore di “reclusione” accarezza il ricordo della fuga a New York da Adam, verso una vita che adesso sarebbe impossibile rivalutare dato che “i suoi piani ne risentirebbero”. In seguito troviamo Frank mosso dalla rabbia e ossessionato dall’imponente figura della sua presidenza e dal poco tempo che ha disposizione per lasciare il segno tanto auspicato.
Ma la regia di James Foley oltre al racconto da spazio alla riflessione ed ecco che negli ultimi dieci minuti si ha lo slancio finale, punteggiato da camere statiche poste in basso o caratterizzati da campi a due (o a tre, a fuoco o in controcampo) come per ribadire anche il passo simbolico che si è compiuto al di sopra di ogni contrattazione. Ed ecco quindi che la parentesi che coinvolge la Dunbar (Elizabeth Marvel), Doug (Michael Kelly) e Gavin (Jimmi Simpson) risulta solo una didascalia che non intacca la gelida cartolina che arriva dalla Russia.

La sesta puntata di House of Cards conferma, sottolinea e valorizza la indiscussa qualità artistica dello show della Netflix, dove riusciamo a trovare una narrazione intelligente poiché sa intrecciare realtà e finzione, avvalorato da un percorso ben preciso e che raramente si vede nella serialità americana.

Voto: 5/5 stelle

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