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Alla guida della Delorean era padrone del tempo. Sul palco della scuola di Hill Valley, lanciato in un’anacronistica Johnny be good, era buffo e allo stesso tempo terribilmente “cool”. È stata accolta nel migliore dei modi da parte di tutti i network americani, la notizia che Michael J. Fox ha comunicato pochi giorni fa. “Torno a recitare, nonostante la malattia”. Sarà un cocktail di farmaci a indebolire il tremore e a permettergli di mostrare il suo talento.

 
 

Torna in pista così Marty McFly. In barba a quel morbo di Parkinson che lo infastidisce da troppi anni, e che negli ultimi 10 non gli ha permesso di lavorare come avrebbe voluto. E sarà proprio una serie tv sul suo male, che andrà in onda dal 2013 sulla Nbc, a battezzare il ritorno sugli schermi del ragazzo che sembra non invecchiare mai, malgrado tutto. Forse perché le icone non invecchiano. O perché, nonostante per le generazioni più giovani il suo sia un nome come un altro, non lo è per chi ha sempre desiderato di poter essere nei suoi panni e avere un amico come Doc, lo scienziato pazzo che poteva portarti nel Vecchio West o negli anni 50, a farti conoscere i tuoi genitori quando erano tuoi coetanei. Negli anni 80 Michael J. Fox era il ragazzo più invidiato dai bambini di mezzo mondo. E quegli stessi bambini, oggi diventati grandi, ancora sbagliano e confondono il suo nome con quello di Marty McFly di Ritorno al futuro.

Ma Michael era stato bravo, e furbo. Non era rimasto incastrato nel ruolo, non si era bruciato, né aveva vissuto di rendita. Aveva continuato a recitare per il cinema e per la tv riscuotendo sempre consensi soprattutto nella sitcom Casa Keaton, in film come Il segreto del mio successo e perfino nel drammatico Vittime di guerra di Brian De Palma.

Poi l’arresto. Nel 1991, a soli 30 anni, gli viene diagnosticato il morbo di Parkinson. «Nel novembre del 1990» dichiara lui stesso «mi svegliai e trovai il messaggio nella mia mano sinistra. Non era un fax, un telegramma o un promemoria, la mia mano non conteneva nulla: il tremore era il messaggio». Fox renderà pubblica la notizia solo sei anni dopo. Altri tre ne trascorreranno prima che decida di abbandonare le scene a causa del progressivo aggravarsi delle sue condizioni. Dopo lo stop, vari cammei e partecipazioni come guest star in episodi di Scrubs e The good wife ma soprattutto un impegno costante, tramite la sua fondazione, per finanziare la ricerca sulla sua malattia.

Oggi il ritorno. Rischioso, sicuramente, ma di certo non privo di sorprese.  Del resto era proprio lui quello che si voltava verso Beef, il “cattivo” grosso e imbecille di Ritorno al Futuro, dicendogli: “Nessuno… può chiamarmi fifone!”.

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