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Same Exactly conclude la prima stagione di Ray Donovan, il finale di stagione non ha portato nessun cliffhanger a livello narrativo, difatti si è svolta con lo stesso registro della precedente puntata, le uniche storie che sono state chiuse sono quelle introdotte successivamente. Mentre della storyline principale, il rapporto conflittuale tra Ray (Liev Schreiber) e Mickey (Jon Voight), non ha trovato un punto di risoluzione, anzi è rimasto invariato dalla prima puntata. Perciò quello in cui pecca questo show è la discontinuità che viene attribuita ai personaggi facendo mancare così la logica del “sistema” criminale in cui vivono.

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I primi dubbi sono rivolti alle storie di Van Miller (Frank Whaley) e Sully (James Woods), improntate in un determinato modo e di conseguenza stravolte per dare una forzatura alle dinamiche familiari dei Donovan che non hanno bisogno di agenti esterni dato che la peculiarità di tutti i personaggi sono i “mostri” dell’infanzia e i contesti in cui si sono creati, generando così un ampia gamma di violenze reciproche. Difatti la verticalità narrativa attribuisce a ogni personaggio la componente vincente per la serie; una profondità di pensiero e azione del personaggio estremamente interessante. Ray è un protagonista difficile da contestualizzare nel panorama degli antieroi, si è sempre mosso con fini propositivi ma con metodi del tutto discutibili e anche quando ha la possibilità di ricominciare gettandosi il passato alle spalle, lui preferisce rimanere sulla soglia. Più discontinuo è il personaggio di Mickey, improntato come un antagonista metodico, ma il confronto con il figlio ha mostrato l’instabilità del personaggio facendogli perdere credibilità nelle azioni anche se i suoi scopi sono sempre stati dichiarati. Un po’ lente e macchinose sono le storie di Bunchy (Dash Mihok) e Terry (Eddie Marsan), che però sono riusciti a mostrate in maniera opposta due vite spezzate da questo sistema e se il primo sembra che possa cominciare una nuova vita, per il secondo i recenti eventi potrebbero averlo turbarlo ulteriormente.
Con questi presupposti i personaggi hanno dato vita ad interessanti relazioni tra di loro, quelle migliori sono tra Ray e Mickey, in cui l’uno mostra i difetti e le somiglianze dell’altro. Ma anche tra Ray ed Abby, (Paula Malcomson) un matrimonio caratterizzato da un amore malato e ossessivo che rende la loro storia affascinante e in costante esplorazione.

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In definitiva, Ray Donovan si conferma una buona serie di personaggi, ma nonostante le numerose deviazioni non si è distrutto il potenziale della storia. Gli auspici per la prossima stagione sono di chiarire che tipo di linea narrativa si vuole raccontare e il tono che gli si vuole conferire.

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Stefania Buccinnà
Sono un appassionata di Cinema e Serie televisive americane, motivo per cui mi sono iscritta all'università e mi sono laureata in Saperi e Tecniche dello Spettacolo Digitale presso l'università La Sapienza in Roma dove ho conseguito anche un Master di Primo Livello in Montaggio Video e Audio. Amo costruire strutture per immagini e scrivo per piacere, pensando che le due cose sono molto simili ma con grammatiche diverse. In fondo per me, scrivere una frase è come mettere insieme una scena.