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Ad Alessandro Gassman piace parlare di sé. Ma gli piace farlo con ironia, senza prendersi troppo sul serio. Così è riuscito a contagiare il pubblico che ieri è accorso numeroso al Teatro Studio dell’Auditorium, in occasione dell’incontro organizzato al Roma Fiction Fest.
Per 40 minuti l’attore scherza amabilmente con il Direttore Artistico Steve Della Casa, perfettamente a suo agio nel raccontare episodi di vita e carriera.

una_grande_famiglia_alessandro_gassmanSi parte dai successi del presente: in primis Una grande famiglia, fortunata serie tv diretta da Riccardo Milani sulle misteriose vicende dei Rengoni, una ricca famiglia allargata del Nord. Per la gioia dei fan, Gassman annuncia che le riprese della seconda stagione (in onda su Rai Uno dal 4 novembre) finiranno proprio oggi, e che è già alle prese con la produzione di un film con Marco Giallini, mentre lunedì sarà sul set de I nostri ragazzi, interpreti Luigi Lo Cascio e Barbora Bobulova. Un film “molto attuale” afferma “incentrato sul tema del perdono”.

Poi un flashback sugli inizi della carriera, l’ingresso nella famosa Bottega Teatrale di Firenze diretta dal padre Vittorio, che Gassman racconta con irresistibile verve comica “Feci il provino per entrare alla Bottega diretta da mio padre con un’altra persona, mi sembra Alvaro Piccardi, il quale gli disse ‘guarda non è niente di eccezionale, ma può andare’. Per fortuna poi qualcosa di buono uscì sul set! Ma ad essere sincero, in quel periodo non pensavo neanche di fare l’attore, ero troppo indisciplinato e facevo sempre tardi la sera…”.
Gli accenni alla figura paterna, con il quale il 48enne attore romano vanta una notevole somiglianza fisica, sono inevitabili. Della Casa gli chiede se Vittorio gli facesse spesso vedere i propri film:

alessandro-vittorio_gassman_No, non amava volto rivedersi. I suoi film preferiti del resto erano pochi, ad esempio ‘Il Sorpasso’, ‘Profumo di donna’ (entrambi di Dino Risi, n.d.r) o ‘La grande guerra’ di Monicelli. Però ricordo che c’erano anche film suoi che reputava i peggiori della storia, come ‘Rapsody’, dove era un violinista ungherese a fianco di Elizabeth Taylor. Praticamente mio padre dava solo l’espressione facciale, era semi-immobile – il vero violinista era interpretato da altri due professionisti”. Mentre racconta si diverte a mimare le posizioni che Gassman padre doveva assumere per l’occasione. E in sala si ride di gusto.

L’attenzione ritorna velocemente ad Alessandro, a quando capì di volersi dedicare alla recitazione in maniera definitiva: “Mi capitò di fare a teatro ‘Quando eravamo repressi’‘” racconta, “Per la prima volta mi fu data la possibilità di far ridere. Era un progetto che nasceva autonomamente, lontano dall’ala di mio padre”.

Una passione che diede il via ad una carriera prolifica, a giudicare dal numero di film (circa quaranta) cui l’attore ha preso parte, senza contare le esperienze teatrali di A qualcuno piace caldo del 2001 (trasposizione del celebre film di Wilder), e del più recente La parola ai giurati. “Trova molta differenza tra cinema e teatro?” gli chiede Della Casa, “No” risponde, “Scelgo per l’uno e l’altro ciò che è scritto meglio – se una cosa è scritta male al cinema la rifiuto. Il teatro poi è un luogo in cui mi muovo da 30 anni, lo definirei il luogo della libertà totale, senza compromessi”. Non stupisce, dunque, che sia diventato direttore del Teatro Stabile del Veneto, per il quale ci tiene a ringraziare “La grande collaborazione dei giovani e dell’Università”.

razzabastarda-alessandro-gassmanGassman torna poi a parlare di Una grande famiglia, esaltandone “L’abile sceneggiatura di Cotroneo, ma anche la regia, il cast di attori con cui ho trovato un grande affiatamento”. E insiste sull’importanza del lavoro sulla lingua, fondamentale “perché permette a un attore di porsi sempre nuove sfide, e un vero attore non si deve mai dare dei limiti”. Il riferimento qui va anche alla sua prima regia, quel Razza Bastarda uscito nei cinema lo scorso aprile che gli valse la Nomination come Miglior Regista Esordiente ai David di Donatello e Nastri d’Argento 2013. “Ho voluto studiare i romeni in maniera approfondita” ricorda, “per risultare credibile anche ai loro occhi”.

E prima di concludersi con un’anticipazione sul prossimo progetto, un film in cui si racconta la deportazione degli omosessuali durante il fascismo (con l’appoggio di Amnesty International), l’incontro esplode nel comico quando parla delle riprese di Caos Calmo di Moretti, uscito subito dopo che Gassman aveva posato nudo per un calendario. “Il primo giorno dovevamo girare una scena drammatica, davanti alla Bocca della Verità. Una signora si avvicinò e mi chiese un autografo, e non lo chiese a Nanni. Dopo un po’ la folla cresceva, ma chiedeva autografi soprattutto a me. A quel punto Nanni mi dice ‘ma sei molto famoso!’, e io risposi ‘in questo Paese se fai un calendario ti notano molto più che se fai tante altre cose più interessanti’. E Nanni disse ‘hai fatto un calendario??’. Ecco, da lì mi sono fottuto le riprese, mi prese in giro per tutto il tempo”.

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Ilaria Tabet
Laureata alla specialistica Dams di RomaTre in "Studi storici, critici e teorici sul cinema e gli audiovisivi", ho frequentato il Master di giornalismo della Fondazione Internazionale Lelio Basso. Successivamente, ho svolto uno stage presso la redazione del quotidiano "Il Riformista" (con il quale collaboro saltuariamente), nel settore cultura e spettacolo. Scrivere è la mia passione, oltre al cinema, mi interesso soprattutto di letteratura, teatro e musica, di cui scrivo anche attraverso il mio blog:  www.proveculturali.wordpress.com. Alcuni dei miei film preferiti: "Hollywood party", "Schindler's list", "Non ci resta che piangere", "Il Postino", "Cyrano de Bergerac", "Amadeus"...ma l'elenco potrebbe andare avanti ancora per molto!