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Il nono episodio di The Bridge, The Beetle, si apre ancora con un flashback, questa volta drammatico e dalla funzione esplicativa. David Tate (Eric Lange), che abbiamo da poco scoperto essere il ricercato assassino del Ponte, giunge al confine sul luogo dell’incedente stradale che ha causato la morte della moglie e del figlio. Girato in rallenty, con molti fuori fuoco e in totale assenza di musica, gli unici suoni che udiamo sono gli echi lontani del soccorso stradale e le strazianti urla dell’agente FBI nel momento in cui comprende che anche il figlio non c’è più. La sequenza, intensa e fortemente empatica, ci ricorda e ci avvisa sulla portata della vendetta di David Tate.

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Dopo la sigla, l’episodio riprende da dove eravamo rimasti. Ruiz (Demiàn Bichir) e Cross (Diane Kruger) sono alla Biblioteca del Sol dove Tate ha appena ucciso Santi Jr., il pirata della strada che gli portò via la sua famiglia. Grazie alla sua estrema lucidità, Sonya capisce che la vendetta di Tate non si è conclusa e che se non ha ucciso Marco quando ne ha avuto la possibilità è solo perché ha in mente qualcosa di preciso. Il primo pensiero di Ruiz corre ad Alma (Catalina Sandino Moreno) e ai suoi figli, che infatti si trovano tutti con Tate, eccetto Gus. Dopo essersene accorto, riceve una chiamata dall’ex-agente che gli conferma i suoi sospetti, dando inizio alla sua vendetta. Alma, che ancora non sa la vera identità del suo collega/amante, passa la giornata con le sue figlie insieme a lui. Quando la donna comincia a sospettare qualcosa è troppo tardi e si ritrova ben presto chiusa a chiave con le sue figlie in un vecchio casolare e con una granada innescata tra le mani. Grazie al volere di Tate, Ruiz e il tenente Wade (Ted Levine) trovano il casolare, riuscendo a salvare moglie e figlie, ma proprio quando tutto sembra essersi risolto, il mondo di Marco crolla di nuovo.

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Parallelamente continuano a svolgersi le storie di Charlotte Millwright (Annabeth Gish) e Steven Linder (Thomas M. Wright),  che sono molto interessanti ma che sembrano non volersi più incrociare con quella principale, lasciandoci un po’ spaesati quando analizziamo l’episodio per intero. Infatti, se non fosse per questo motivo, The Beetle sarebbe perfetto. Le menti dietro la serie, Margareth Stiehm ed Elwood Reid (sceneggiatore della puntata) ormai sanno come giocare con il pubblico (circa 1.7 milioni di spettatori a episodio), tenendolo col fiato sospeso e a volte togliendolo proprio. Spesso ci illudiamo di aver capito, spesso abbassiamo la guardia e riceviamo un bel diretto in faccia. Come il killer con i nostri due detective, anche gli sceneggiatori con il pubblico seminano indizi per confonderlo, per portarlo dove essi vogliono. Indubbiamente, ci saranno spettatori più attenti come la nostra protagonista, che riescono ogni tanto a leggere tra le righe, ma forse non abbastanza velocemente: il killer e le penne degli sceneggiatori hanno già fatto la loro mossa. La regia di Keith Gordon (Dexter) si concentra molto sui primi piani e sui dettagli e le inquadrature spesso rivelano un carattere emotivo o mentale. La bellissima fotografia di Attila Szalay (che finora ha firmato tutti gli episodi, eccetto il pilot), così satura e vivida, non fa che aumentare il coinvolgimento del pubblico. La ciliegina sulla torta sono gli attori, sempre in parte, sempre bravissimi dai piccoli sguardi ai dialoghi più complicati.

Quale sarà la prossima mossa di David Tate? Per scoprirlo dobbiamo aspettare l’episodio Old Friends, che andrà in onda Mercoledì 11 Settembre su FX.

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