“Ma in un mondo dominato dai mostri è meglio vivere o morire? In realtà non ci sono alternative, ti adatti o muori”
Prigione di sicurezza, prime luci dell’alba. Rick Grimes (Andrew Lincoln), come è solito fare da trenta giorni a questa parte, si sta dirigendo verso il giardino armato di pala e del suo amato mp3, ascoltando un pezzo country degno dei miglior Stanley Brothers. Senza fare una piega, comincia a scavare alla ricerca di qualcosa: una mazza, forse una pistola. Qualche arma in più insomma. Scava, scava ancora. Spossato dalla fatica, alza la testa. Nulla di strano, tutto nella norma. Quelli, i “vaganti”, li conosce bene, da tempo ormai. Ce ne sono tanti? Pazienza, ci sarà più lavoro per tutti, oggi. Come assolto nei suoi pensieri, si rimette a scavare, consapevole di aver quasi terminato. Non è utopia, non è immaginazione. È tutto vero: The Walking Dead è tornato.
Calma apparente, il primo episodio della quarta attesissima stagione, porta con sé un’infinità di novità all’interno del mondo ideato da Robert Kirkman (autore del fumetto e produttore esecutivo dello show). E non si può di certo negare il fatto che Darabont abbia compiuto un vero e proprio miracolo, dando alla luce un capolavoro d’altri tempi.
Innanzitutto la prigione si è trasformata in un comune presidiato dal gran consiglio formato da Rick, Daryl (Norman Reedus), Glenn (Steven Yeun), Hershel (Scott Wilson), Maggie (Lauren Cohan) e Carol (Melissa McBride) all’interno del quale tutti collaborano in qualche modo: c’è chi insegna ai più piccoli, chi coltiva, chi prepara da mangiare a pranzo e cena e così via. Insomma, una situazione completamente diversa da quella a cui eravamo abituati. Sarà semplice, quindi, immaginare la presenza di numerosi nuovi personaggi, tra cui persino ragazzi/e coetanei di Carl. I morti viventi, o Zombie, o ancora “Vaganti” (così vengono definiti da Rick) sono impressionanti, mostruosi, figli di una cura maniacale dei dettagli. E sono numerosi, come già era stato annunciato dal regista durante le riprese.
Possiamo suddividere l’episodio in due storie separate: da una parte la ricognizione guidata da Deryll alla ricerca di provviste (con la perdita di Zack il nuovo ragazzo di Beth/Emily Kinney), e dall’altra l’abbordaggio al di là delle recinzioni della prigione nei confronti di Rick da parte di una povera donna (che tenterà invano di ucciderlo disperata dalla fame, finendo per suicidarsi). Tutto nella norma, insomma, se non fosse per alcuni piccoli dettagli che Darabont ha voluto mostrarci per preannunciare quella che sarà la linea di questa nuova epica stagione: ad esempio, il fatto che Carol, invece che leggere le fiabe ai più giovani, in contrasto con il gran consiglio (e soprattutto in segreto), cerchi di insegnare loro l’uso del coltello. Ma, evento decisamente più catastrofico è il finale. Notte fonda, interno della prigione: uno dei nuovi cittadini del comune sembra stare decisamente male, tanto da avere un malore. Si risveglia, poco dopo, ma non è più lui. Ora è affamato di carne.
Ben tornato, Walking Dead.