True Blood 5
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Solita kermesse di personaggi e situazioni astruse, ma questa volta con un valore aggiunto ritrovato! Finalmente nel quarto episodio, True Blood sembra stia riacquistando la sapidità e l’imprinting delle passate stagioni, scegliendo di mettere al centro la portata di certe emozioni e l’importanza dei rapporti fraterni. E così vediamo i nostri affezionati vampiri piangere sangue e provare le stesse passioni e turbamenti degli esseri umani. Anche se la maggior parte del tempo si dilettano ad azzannare, ipnotizzare e fare sesso, essi ci mostrano come in fondo siano amabili creature, le cui zanne affilate non hanno di certo sradicato le emozioni che provavano da vivi.

 
 

A tal proposito, un plauso alla scena sicuramente più bella dell’episodio, l’intenso e coinvolgente incontro tra Eric e Pam che, non solo ha dato un po’ di gloria ad una serie che sembrava aver smarrito il giusto equilibrio, ma è riuscito a convogliare – grazie al suo retrogusto malinconico – tutta la nostra attenzione e perché no, commozione. Un etereo e triste addio. Eric rinuncia ad ogni diritto sulla sua Pam, la lascia andare per salvarle la vita. In assoluto, il momento più emozionante e pregevole per la sua delicatezza emotiva. Per il resto, tutto scorre alla normalità, un concetto che ovviamente a Bon Temps è assolutamente reinterpretato.

Ma andiamo con ordine.

Il bromance tra Eric e Bill continua a destare interesse; i due, inizialmente feroci rivali, si ritrovano a combattere la stessa battaglia che lascerà emergere, al di là delle evidenti differenze, anche tanti punti in comune. In We’ll Mett Again Eric e Bill ritornano a Bon Temps – cosa che ci risolleva decisamente gli animi – consapevoli della disfatta della loro missione (l’uccisione di Russel Edgington per conto dell’Authority) e della loro imminente fine.

E intanto Sookie, in preda ad un crescente senso di colpa, perde il senso della ragione (lo avrà mai avuto?!) e ripiomba in un eccesso di stupidità che la porta e sentire i pensieri della gente che la reputano un mostro per quello che ha fatto a Tara, a lanciarsi da un auto in corsa (sabotata da un demoniaco Lafayette), ad ubriacarsi e dulcis in fundo a buttarsi tra le braccia del poderoso e docile lupomannaro Alcide che si lascia sedurre dalla biondina assassina della sua ex fidanzata. Alcide aveva coperto le spalle a Sookie, mentendo ai genitori di Debbie circa la morte della loro unica figlia.

Che dire di Tara? Dopo aver finalmente abbandonato l’inutile tentativo di fuga, durato tre lunghi espisodi, si lascia addomesticare dalla sua creatrice Pam a nutrirsi di umani, senza ucciderli.

L’episodio pullula di intrecci e personaggi mutevoli; gli abitanti di Bon Temps continuano a muoversi freneticamente in un universo caotico e spaesante.

Una storyline completamente avulsa dal soprannaturale che però non riesce a incuriosire, è quella di Terry e Patrick, sulle tracce di uno psicopatico ex commilitone che li prenderà in ostaggio nel suo bunker. Ancor meno empatica la vicenda che vede Sam alle prese con l’omicidio di due amici mutaforma, in un episodio un po’ confusionario, che tira in ballo troppe storie, lasciando in panchina solo il tema dei mannari intesi come branco.

L’Authority resta ancora uno dei fulcri dell’episodio. Roman e Salomè costringono Nora a vuotare il sacco e a rivelare il nome della talpa legata al movimento dei Sanguinisti; il traditore è il cancelliere vampiro più piccolo del gruppo. In una fulminea scena splatter vediamo l’ombroso e affascinante Roman non perdere il suo aplomb neanche di fronte ai fiotti di sangue dell’esile corpo del baby-vampiro, che pugnala implacabilmente.

E infine Jason e lo sceriffo Andy vengono trascinati nell’inebriante e sognante mondo delle fate, dove ritroviamo la cugina degli Stackhouse che si lascia sfuggire un segreto di famiglia: i genitori di Sookie e Jason non sono morti tragicamente in un alluvione, ma sono stati assassinati dai vampiri.

Lo stupore di Jason lascia il posto ai titoli di coda.

Storyline a profusione, una folla di personaggi che corre avanti e indietro, tante idee sfilacciate in cantiere,  che arrischiano a disperdersi nel disorientante magma narrativo della serie. Bisognerà trovare una soluzione che le intrecci e incanali in modo più metodico e naturale.

Ciò nonostante, l’episodio ha tutte le carte in regola per sancire la ripresa di una serie partita un po’ in sordina, ma che ha il suo punto di forza proprio nella capacità di trasporre in modo realistico e nitido le relazioni interpersonali che legano i protagonisti.

E’ questo il sapore – impreziosito da quel gusto trash che non ci dispiace – che dobbiamo difendere e preservare, in nome della frenesia e della sete di intrecci, passioni e colpi di scena, che sin dalla prima stagione di True Blood ci ha tenuti incollati al televisore.

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